Piana degli Albanesi: differenze tra le versioni

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La fondazione di Piana degli Albanesi (Hora e Arbëreshëvet) risale alla seconda metà del [[XV secolo]], quando un consistente gruppo di esuli [[arbëreshë|greco-albanesi]], provenienti dalle regioni dell'[[Epiro]] e dalla [[Morea]], cercarono rifugio in Italia, a causa dell'imminente avanzata turco ottomana di fede musulmana che minacciava la cristianità nei territori della penisola balcanica. L'esodo ebbe inizio in seguito alla disfatta dell'[[Impero Bizantino]] e alla morte di [[Giorgio Castriota Skanderbeg]], che vittoriosamente combatté per la libertà del proprio popolo per più di un ventennio.
 
Negli anni tra il [[1482]]-[[1485]] numerosi arbëreshë, dopo aver unanimatamente difeso la propria terra, trovarono rifugio nelle vicine coste dell'Italia meridionale, lasciando con rimpianto la madrepatria. Grazie all'appoggio della [[Repubblica di Venezia]], che favoriva le migrazioni per ripopolare centri disabitati o colpiti da carestie, esuli della [[Himara|Chimara]], tra cui consanguinei di Castriota e nobili della più elevata aristocrazia albanese, come risulta dai diplomi reali di quella epoca, riuscirono ad inoltrarsi sino a raggiungere la Sicilia. Sbarcati sul litorale, secondo la tradizione nei pressi di [[Solunto]], e costretti a dirigersi verso l'interno per timore di eventuali rappresaglie da parte dei turchi, i profughi cercarono in diverse parti della Sicilia il luogo dove insediarsi e dopo alcuni tentativi, durati diversi anni, si fermarono negli ampi territori amministrati dalla Mensa [[Arcidiocesi di Monreale|Arcivescovile di Monreale]]. Negli anni [[1486]]-[[1487]] fu chiesto al cardinale [[Juan Borgia (cardinale 1492)|Juan Borgia]] il diritto di soggiorno sulle terre di ''Mercu'' e ''Aydingli'', situate nell'entroterra montuoso presso la pianura della ''Fusha''. L'ambiente si presentava non lontano dai principali poli cittadini, ma alquanto riparato, fertile e ricco d'acqua. Stipulati i ''Capitoli'' di fondazione, in latino e in albanese<ref name=annuario/>, approvate in seguito anche da un [[breve apostolico|Breve]] di [[Papa Sisto IV]]<ref name=annuario/><ref>{{Cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteinfo.asp?idPag=26&idSez5|titolo=Storia e cultura > Cenni storici della Comunità|editore=www.eparchiapiana.it|accesso=21 aprile 2006}}</ref>, la concessione ufficiale fu sancita per il [[30 agosto]] dell'anno [[1488]]<ref name=studialb/><ref>I capitoli furono firmati dai seguenti nomi, rappresentanti della colonia albanese: Giovanni Barbato, Pietro Bua, Giorgio Golemi, Giovanni Schirò, Giovanni Macaluso, Tomaso Tani, Antonino Roscia, Matteo Mazza, Teodoro Dragotta, Giorgio Burlesci, Giovanni Parrino, Giorgio Lascari. Questi, a giusto titolo, possono essere considerati come i fondatori della cittadina.</ref>, cui seguì la costruzione del più grosso centro albanese dell'isola. Sorse da principio alle falde dell'erto [[monte Pizzuta]], ma i suoi fondatori, costretti dall'eccessiva rigidità del clima, si spostarono appena più a valle in prossimità della pianura sottostante. Il centro abitato si è quindi sviluppato su più quartieri, (alcuni fra i primi ''Qaca e vjetër'', ''Shën Gjergji'' e ''Sheshi''), ognuno dei quali suddivisi in aree che generalmente prendono il nome dalle chiese in primis edificate, dai toponimi albanesi o dalle famiglie di Piana degli Albanesi, seguendo la morfologia montuosa del territorio. L'omogeneità sociale, culturale ed etnica degli albanesi si manifestò immediatamente con la rapida costruzione delle chiese di rito greco-bizantino e delle prime infrastrutture.
 
=== Età moderna ===