Paolo Valera: differenze tra le versioni
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Nacque in una famiglia proletaria (il padre era venditore di zolfanelli mentre la madre era cucitrice) e nel [[1866]], seppur minorenne, prese parte alla [[Terza guerra d'indipendenza]] italiana tra le fila dei [[Giuseppe Garibaldi|garibaldini]]. Di ideali estremamente progressisti, fondò il periodico ''[[La plebe]]'' e collaborò alle testate ''[[La farfalla]]'' e soprattutto ''[[La folla (rivista)|La folla]]'', da lui creato nel [[1901]].
Nel [[1879]] unì i vari reportages che aveva realizzate per le riviste sopra enunciate in un'unica grande opera dal titolo ''Milano sconosciuta'', che per la crudezza dei suo quadri gli attira un processo per [[diffamazione]].
Seguono poi romanzi di impianto naturalistico, in cui sono denunciate con violenza le ingiustizie sociali e le miserie del [[proletariato]] e del [[sottoproletariato]] urbano: ''Gli scamiciati'' ([[1881]]), ''Alla conquista del pane'' ([[1884]]), ''Amori bestiali'' (1884).
Nel [[1888]] rimase coinvolto nello scandalo di [[Emma Allis]], ex amante di [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]], e fu condannato a tre anni di carcere. Valera sfuggì all'arresto e visse fino al [[1898]] a [[Londra]], salvo poi recarsi a Milano per prendere ai parte ai moti popolari repressi dal generale [[Fiorenzo Bava-Beccaris]]. In questo periodo si iscrisse al [[Partito Socialista Italiano]] e scontò per questo alcuni mesi in carcere.
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Nel [[1924]] scrisse una biografia del [[duce]], intitolata appunto ''Mussolini'', che gli causò problemi su due fronti: il capo del [[fascismo]] venne dipinto come un voltagabbana (e per questo i gerarchi ordinarono la soppressione del libro) ma nonostante ciò egli auspicò il suo ritorno al [[socialismo]] (per tale causa Valera venne espulso dal PSI). Divenuto povero, nel [[1925]] diede alle stampe ''I miei dieci anni all'estero'', una sorta di [[diario]] autobiografico che non ebbe successo.
==Bibliografia==
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