CCPL: differenze tra le versioni
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Il capoluogo lombardo diventa un laboratorio nel quale il Consorzio si irrobustisce assieme alle cooperative che affrontano la sfida della crescita<ref>Prospero Rinaldi, giovanissimo geometra, si fa le ossa proprio sui cantieri della metropoli lombarda, che ricorda come una scuola di vita per sé come per i lavoratori in trasferta delle cooperative reggiane: “La nostra piazza principale era Milano. Quando sono andato a Milano ero un ragazzino, perché a 21, 22 anni. Ricordo un tecnico delle case popolari di Milano che, al primo impatto, mi disse: ‘Io con i ragazzini non ci parlo, io voglio parlare con un tecnico!’. – ‘Guardi ingegnere che io sono il tecnico preposto!’. Poi, man mano che i rapporti sono continuati, si è ricreduto, e siamo diventati amici… Partivamo al lunedì mattina, gli operai con il pullman, e si rientrava il sabato sera,perché si lavorava fino al sabato a mezzogiorno. Alcune volte addirittura si rientrava dopo 15 giorni, direi anzi che i primi mesi era un’abitudine rientrare dopo 15 giorni. Dopo si era raggiunta l’intesa di rientrare per il sabato. E ricordo che noi a Milano destavamo una certa curiosità nelle altre imprese. Perché mentre noi vivevamo in cantiere,e mettevamo la mensa,e gli operai dormivano in cantiere, agli altri non succedeva, non montavano il classico impianto di cantiere. E ci invidiavano,perché vedevano in questi una formazione di operai compatti che sicuramente aveva risultati economici decisamente diversi. Perché non avendo l’esigenza di spostarsi; di non avere l’esigenza di una trattoria per andare a mangiare; sei in mezzo a degli amici, hai la tranquillità; hai chi pensa a tutto quello che è il mondo esterno per farti trovare un ambiente decente; beh, sul lavoro hai una resa completamente diversa. Se hai da finire un getto di calcestruzzo, o una muratura particolare, se tu lavorassi fino alle 6 o fino alle 10 di sera non era un problema per nessuno. Quindi ci invidiavano questo modo di lavorare. Ma c’era questo: si partiva insieme, si restava insieme. Noi siamo stati scuola dei tecnici delle cooperative che poi sono cresciute. Mentre prima le cooperative erano nulle,se sono cresciute il merito è di CCPL, al di là di quello che dicono per il merito di aver saputo fare. La verità è che la guida eravamo noi. A Milano con me, con altri miei colleghi, eravamo là a mangiare la polvere insieme sul cantiere. E non dormivano in albergo, non c’erano i soldi; e a mangiare mezzogiorno e sera con gli operai, in mensa. È una cosa bellissima: quando si è lontani da casa, i problemi della famiglia escono […] e diversi operai mi venivano a raccontare, come superare alcuni problemi della famiglia. Ma se quell’operaio che a me veniva a chiedere queste cose, il giorno dopo c’era da risolvere una urgenza, beh, stai sicuro che la si risolveva. Ricordo un giorno che veniva giù un’acqua della malora, vado dal capocantiere a dirgli: ‘Ma non si può far lavorare la gente sotto un’acqua del genere!’. – ‘Glielo vada a dire lei […]. Che cosa gli ha detto lei, ieri sera, che bisogna finire il lavoro assolutamente […]. E loro lo finiscono!’. Questo, mentre il muratore classico appena sente una goccia abbandona gli strumenti. Vivere insieme è sapere, quando si lavora, che cosa si può ottenere; rendere partecipi chi lavora; tu fai questo per questo e questo motivo. È così che bisogna parlare con le persone”. Cfr. Antonio Canovi, Cento anni CCPL, cit. pp.226-7.</ref>.
I cantieri di [[Milano]] consentono alla cooperazione di valutare i modelli operativi dell’impresa capitalistica e confrontarli con i propri: la realtà di CCPL è meno dura rispetto a quella della metropoli nella
Nel 1956 viene inaugurata la nuova sede costruita sull’area di [[palazzo Vallisneri Vicedomini]] (ex-casa Guatteri), tra Corso Garibaldi e via S. Zenone 2. Il complesso polivalente (uffici, negozi, residenze) ospita la sede del Consorzio, successivamente vi viene inaugurato Coop1, il primo supermercato cooperativo<ref> “La Cooperativa di consumo: tieni conto che il primo supermercato di Reggio l’ho costruito io! Il Coop 1 di via Garibaldi era di proprietà del CCPL. Era adibito a garage, solo che l’anno prima aprì la Standa a Reggio, in mezzo a un grande scandalo perché il comune si prestò ad aprire un supermercato a Reggio, la provincia cooperativa e quant’altro! Gira e rigira, il giorno in cui Gagarin fu lanciato nello spazio – me lo ricordo perfettamente – si decise che nel garage del consorzio, che non era ancora finito, si facesse il Coop 1 […]. Cominciammo così. La gestione fu data in mano al presidente della Federcoop, Catelli mi pare. Era un dirigente politico, e cominciammo male. Perché allora praticamente nessuno aveva il senso dell’economia. Ti cito solo un caso: vennero comprate quarantacinquemila biro di riserva – in Coop 1 si vendevano anche le biro – il che vuol dire che aveva l’intenzione di inchiostrare tutta la provincia di Reggio Emilia! Dopo sei mesi, il Coop 1 andava male, e nella relazione del consiglio – si può andare a vedere – che una delle cause principali indicate per le quali la gestione non era economica era l’alto costo dell’affitto. Che non pagavano al CCPL! Ma non l’avevano mai pagato!! Ecco, vedi che costruire una classe dirigente alternativa non è una cosa facile”. Cfr. Livio Spaggiari in Antonio Canovi, Cento anni CCPL, cit. pp. 252-3.</ref>.
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