Jihād: differenze tra le versioni

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===Jihadisti contemporanei===
 
Sia per i musulmani che per i non musulmani gli attacchi dei militanti sotto l'egida del ''jihadjihād'' possono essere percepiti come atti di [[terrorismo]]. Due gruppi islamisti si chiamano "''JihadJihād'' islamico": l'[[Egyptian Islamic Jihad]] e il [[Palestinian Islamic Jihad]]. I fiancheggiatori di questi gruppi percepiscono una giustificazione religiosa forte per una interpretazione militante del termine ''jihadjihād'' quale risposta adeguata all'occupazione israeliana della [[Cisgiordania]] (o "West Bank", all'inglese) e della [[Striscia di Gaza]]
 
I musulmani credono che un posto in Paradiso ([[JannahJanna]]) sia assicurato a colui che muore come parte in lotta contro l'oppressione in qualità di [[shahid]] ([[martire]], cioè testimone). Descrizioni del Paradiso, nell'Islam come nel Cristianesimo, sono intrinsecamente problematiche. Considerazioni negli [[hadith]] e nel Corano circa le ricompense spettanti allo ''shahidshahīd'' — i settantadue "puri spiriti" conosciuti come [[Huri]], i fiumi che scorrono, l'abbondanza di freschi frutti — possono, a seconda delle prospettive, essere considerati realtà letterali o metafore per un'esperienza trascendente l'umana espressione.
 
Anche qualora la morte di un martire in una operazione militare sia sicura, gli islamisti militanti considerano l'atto un martirio anziché un [[suicidio]]. Qualora musulmani non combattenti periscano in tali operazioni militari, i militanti considerano queste persone ''shahidshahīd'', anch'essi con un posto assicurato in paradiso. Stando a questa concezione, solo il nemico ''[[kafir]]'', o i miscredenti, ricevono danno dalle operazioni di martirio. La maggioranza degli eruditi islamici rigetta questa interpretazione. Il suicidio è un peccato nell'Islam. La dottrina maggioritaria degli studiosi discorda dall'approccio militante islamista in materia, e ritiene che le operazioni di martirio siano equivalenti al peccato di suicidio, che uccidere civili sia un peccato e che la [[Sunna]] (il costume, la Retta Via) non permetta né l'uno né l'altro. Per questi studiosi, e per la vasta maggioranza dei musulmani, né le missioni suicide né gli attacchi ai civili sono considerati legittime conseguenze del ''jihadjihād''.
 
Praticamente tutti i musulmani, tuttavia, ritengono che la legittima difesa dell'Islam comporti ricompense nell'Altra Vita. La base dello ''shahidshahīd'' può essere rintracciata nelle parole di Muhammad prima della battaglia di [[Badr]], quando disse:
 
:"''Giuro in Colui che tiene tra le mani l'anima di Muhammad che [[Allah]] farà entrare in Paradiso chiunque oggi li [i nemici] combatterà e sarà ucciso soffrendo nella dura prova e ricercando il piacimento di Allah, avanzando e non indietreggiando''.
 
Ci sono alcuni chierici musulmani che autorizzano operazioni di martirio come forma valida di ''jihadjihād'', specialmente contro [[Israele]], i suoi alleati e i suoi sostenitori, in quanto credono che questi attacchi siano risposte legittime all'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza [http://www.memri.org/bin/articles.cgi?Page=subjects&Area=jihad&ID=SP54203].
 
Eppure l'impermissibilità di operazioni di bombe-suicide è suggerita dal seguente ''hadith'':
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Le organizzazioni militanti islamiste non costituiscono uno Stato autonomo o una autorità di fatto; nondimeno esse considerano i bersagli economici come obiettivi militari, citando come prova le numerose incursioni carovaniere (vedi la [[Battaglia di Badr]] per una descrizione di tale incursione, e della guerra cui condusse). Resta il fatto, comunque, che la tradizione islamica più antica proibisce espressamente di attaccare donne, bambini, anziani ed edifici civili nel corso di una campagna militare. Il Corano, l'indiscutibile fonte di autorità nell'Islam, denuncia con veemenza l'uccisione di innocenti:
 
"Chiunque uccida una persona - a meno che essa non stia per uccidere una persona o per creare disordine sulla terra - sarà come se uccidesse l'intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come se avrà salvato la vita di tutta l'umanità.". (5:32)
 
Pertanto, in base a questo verso del Corano, se un essere umano non ha