Jihād: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Riga 38:
In epoca coloniale le popolazioni musulmane insorsero contro le autorità coloniali sotto la bandiera del ''jihād'' (gli esempi includono il [[Daghestan]], la [[Cecenia]], la [[rivolta indiana]] contro la [[Gran Bretagna]] (''Mutiny'' o ''guerra d'indipendenza indiana'') e la [[guerra d'indipendenza algerina]] contro la [[Francia]]). In questo senso, il ''jihād'' difensivo non è diverso dal diritto di resistenza armata contro l'occupazione, che è riconosciuto dall'[[ONU]] e dal [[diritto internazionale]].
 
La tradizione islamica ritiene che quando i musulmani vengono attaccati diventi obbligatorio per tutti i musulmani difendersi dall'attacco, partecipare al ''jihād''. Quando l'[[Unione Sovietica]] invase l'[[Afghanistan]] nel [[1979]], l'eminente militante islamico [[Abd Allah al-Azzam|‘Abd Allāh Yūsuf al-‘Azzām]] (che influenzò in modo determinante [[Ayman al-Zawahiri|Ayman al-Zawāhirī]] e [[Usama bin Laden|Usāma bin Lāden]]) emise una ''[[fatwa]]'' chiamata, ''Difesa delle terre islamiche, il primo dovere secondo la Legge'' [http://www.religioscope.com/info/doc/jihad/azzam_defence_1_table.htm], dichiarando che tanto la lotta afghana quanto quella palestinese erano ''jihād'' nelle quali l'azione militare contro i ''[[kuffar|kuffār]]'' (miscredenti) sarebbe stata ''[[fard ayn|fard ‘ayn]]'' (obbligo personale) per tutti i musulmani. L'editto fu appoggiato dal Gran [[Mufti]] dell'Arabia Saudita, [[Abd al-Aziz Bin Bazz|‘Abd al-‘Azīz Bin Bazz]]. Nella ''[[fatwa]]'', ‘Azzām spiegò:
 
:''... gli ''[[Ulema|‘Ulamā’]]'' [studiosi religiosi] dei quattro ''[[Madhhab|madhahib]]'' [le scuole di giurisprudenza religiosa] (malikiti, hanafiti, sciafeiti e hanbaliti), i ''Muhaddithin'' (studiosi dei ''hadīth'' e i commentatori del [[Corano]] (''Mufassirūn'', da ''[[Tafsir|Tafsīr]]'', "esegesi") concordano che in tutte le epoche islamiche il ''jihād'' in queste condizioni diventa ''fard ‘ayn'' (obbligo individuale) per i musulmani del luogo in cui gli infedeli hanno attaccato e per i musulmani più prossimi, per cui i fanciulli agiranno senza il permesso dei genitori, la moglie senza il permesso del marito e il debitore senza il permesso del creditore. E se i musulmani di questo luogo non sono in grado di espellere gli infedeli per mancanza di forze, perché sono distratti, perché sono indolenti o semplicemente non agiscono, allora il ''fard ‘ayn'' si diffonde radialmente dai più vicini ai più prossimi. Se anch'essi si distraggono o, ancora, gli uomini scarseggiano, allora spetta marciare al popolo loro accanto, e al popolo successivo a quest'ultimo. Il processo continua finché diventi ''fard ‘ayn'' per il mondo intero''.
 
Benché tali editti di eruditi contemporanei possano influenzare alcune comunità di credenti, il miliardo e duecento milioni di musulmani odierni è così diversificato che l'azione unificata riguardo ad istruzioni come questa è, in pratica, impossibile da conseguire.
Riga 48:
===''Jihād'' offensivo===
 
Il ''jihād'' offensivo è l'intraprendere guerra di aggressione e conquista contro non-musulmani al fine di sottomettere questi e i loro territori al dominio islamico. Secondo la ''[[Encylopedia of the Orient]]'', "''il jihād offensivo, cioè l'aggressione, è pienamente permesso dall'islam sunnita''" [http://i-cias.com/e.o/]. Un teologo islamico considerato il padre del moderno movimento islamista, [[Abd Allah al-Azzam|‘Abd Allāh Yūsuf al-‘Azzām]], dichiarava nella ''fatwa'' "Difesa dei territori islamici: il primo obbligo secondo la fede":
:"''Il ''jihād'' contro gli infedeli è di due tipi: il ''jihād'' offensivo (dove il nemico è attaccato sul suo territorio) ... [e] il ''jihād'' difensivo. Questo consiste nell'espulsione degli infedeli dalla nostra terra, ed è ''fard ‘ayn'' [obbligo religioso personale per ciascun musulmano], un dovere assolutamente obbligatorio...''"
 
:"''Laddove gli infedeli non si uniscono per combattere i musulmani, combattere diventa ''fard kifāya'' [obbligo religioso per la società musulmana] col requisito minimo di arruolare fedeli a guardia delle frontiere, e di inviare un esercito almeno una volta all'anno a terrorizzare i nemici di Allah. È dovere dell'Imam radunare e inviare un'unità dell'esercito nella Casa della guerra (''[[Dar al-Harb]]'' [le terre non musulmane]) una o due volte all'anno. Inoltre, assisterlo è responsabilità della popolazione musulmana, e se egli non invia un esercito commette peccato. - E gli ''‘ulamā’'' hanno ricordato che questo tipo di ''jihād'' serve a mantenere il pagamento della Jizya [la tassa pro capite per i non musulmani]. Gli studiosi dei principi religiosi hanno detto inoltre: "Il ''jihād'' è ''da‘wa'' [chiamata all'Islam] con l'uso della forza, ed è obbligatorio prestarlo con ogni potenzialità disponibile, finché rimarranno soltanto musulmani o gente che si sottomette all'Islam''". [http://www.religioscope.com/info/doc/jihad/azzam_defence_3_chap1.htm].
 
I musulmani che non aderiscono a questa interpretazione militante del ''jihād'' mettono in dubbio la necessità e l'obbligazione del ''jihād'' offensivo in epoca contemporanea. Essi argomentano che la tradizionale "Casa della guerra" riportata nella ''fatwa'' didello ''[[Sceicco|Sheykh]] al-‘Azzām si riferisce ai regimi ostili e agli imperi che circondavano le prime comunità islamiche. Secondo questa interpretazione, il ''jihād'' offensivo era praticato solo al fine di preservare l'Islam dalla distruzione, ed è oggigiorno obsoleto.
 
A sostegno di questo punto di vista, coloro che rigettano l'[[Islam]]ismo militante tendono a opporsi all'affermazione secondo cui l'Islam nel suo complesso è oggetto di attacco ostile. Pur riconoscendo tanto le turbolenze politiche che le sofferenze, essi fanno notare che i pellegrini musulmani vanno e vengono a loro piacimento al pellegrinaggio annuale del ''[[Hajj]]'', che la libertà religiosa dei musulmani di praticare la loro fede esiste in moltissimi paesi e che numerose comunità islamiche sono emerse in paesi come gli [[USA|Stati Uniti]] e la [[Gran Bretagna]]. Essi propendono a porre in risalto, inoltre, tradizioni islamiche a sostegno della tolleranza per altri gruppi religiosi e sociali.
Riga 63:
=== Chi può autorizzare il jihād offensivo? ===
 
L'interpretazione militante del ''jihād'' dello ''[[Sceicco|Shaykh]]'' al-‘Azzām descrive il "''jihad'' offensivo" come una campagna che può essere dichiarata solo da un'autorità musulmana legittima e legale, tradizionalmente il [[Califfo]]. Secondo questa interpretazione, nessuna autorità è richiesta per intraprendere il "''jihād'' difensivo" — poiché, secondo questa opinione, quando i musulmani vengono attaccati, diventa automaticamente obbligatorio per tutti i maschi musulmani in età militare, entro un certo raggio dall'attacco, prendere le difese.
 
La questione di quale autorità musulmana, ammesso che ve ne sia, possa adempiere doveri come dichiarare il ''jihād'' è divenuta problematica da quando, il [[3 marzo]] [[1924]], [[Kemal Ataturk|Kemal Atatürk]] abolì il califfato, che i sultani [[Ottomani]] detenevano dal [[1517]]. In seguito alle strategie di ''divide et impera'' dell'ordine mondiale coloniale e postcoloniale, non esiste oggi un'unica autorità politica costituita che governi la maggioranza del mondo musulmano. A causa della mancanza di organizzazione ecclesiatica all'interno della vasta maggioranza dei musulmani, qualsiasi aderente può autoproclamarsi ''[[Ulema|‘ālim]]'' (esperto in materia di religione) e proclamare un ''jihād'' difensivo per mezzo di una ''[[fatwa]]''. Il riconoscimento è a discrezione di colui che riceve il messaggio.
 
In assenza di un Califfo, i soli ''leader'' politici islamici di fatto sembrerebbero essere i governi dei moderni stati-nazione musulmani emersi dagli sconvolgimenti della prima parte del XX secolo. Comunque, a causa dell'alleanza e della sudditanza degli Stati-nazione secolari e pseudo-democratici o monarchici del [[Vicino Oriente|Vicino]] e [[Medio Oriente]] alle superpotenze economiche e militari mondiali non islamiche, Stati Uniti, Europa e Russia, i militanti islamisti reputano che gli Stati-nazione moderni emersi a metà [[XX secolo]] siano non-islamici e non rappresentativi di società islamiche. Il [[secolarismo]] è ampiamente percepito dagli islamisti militanti come rappresentativo di interessi politici americani ed europei ostili all'Islam.
 
Di conseguenza, movimenti islamisti (come ''[[Al Qaida|al-Qā'ida]]'' e ''[[Hamas|Hamās]]'') si sono presi il compito di dichiarare ''jihād'', scavalcando l'autorità tanto degli Stati-nazione quanto degli esperti religiosi tradizionali. Analogamente, alcuni musulmani (specialmente i [[takfir]]isti) hanno dichiarato ''jihād'' contro specifici governi che percepiscono come corrotti, oppressivi e antiislamici.
 
===Jihadisti contemporanei===
Riga 83:
:"''Giuro in Colui che tiene tra le mani l'anima di Muhammad che [[Allah]] farà entrare in Paradiso chiunque oggi li [i nemici] combatterà e sarà ucciso soffrendo nella dura prova e ricercando il piacimento di Allah, avanzando e non indietreggiando''.
 
Ci sono alcuni chierici musulmani che autorizzano operazioni di martirio come forma valida di ''jihād'', specialmente contro [[Israele]], i suoi alleati e i suoi sostenitori, in quanto credono che questi attacchi siano risposte legittime all'occupazione israeliana della [[Cisgiordania]] e di [[Gaza]] [http://www.memri.org/bin/articles.cgi?Page=subjects&Area=jihad&ID=SP54203].
 
Eppure l'impermissibilità di operazioni di bombe-suicide è suggerita dal seguente ''hadith'':
 
:''"Chiunque deliberatamente si getti da una montagna uccidendosi, starà nel Fuoco (nell'[[Inferno|islamico|Inferno]]), eternamente cascandovi dentro e rimanendovi in perpetuo; e chiunque beva veleno per uccidersi lo porterà con sé e lo berrà nel Fuoco, dove rimarrà per sempre; e chiunque si uccida col ferro porterà con sé quell'arma e con essa si pugnalerà l'addome nel Fuoco dove rimarrà in eterno"'' (Bukhari 7:670).
(Bukhari 7:670)
 
Le organizzazioni militanti islamiste non costituiscono uno Stato autonomo o una autorità di fatto; nondimeno esse considerano i bersagli economici come obiettivi militari, citando come prova le numerose incursioni carovaniere (vedi la [[Battaglia di Badr]] per una descrizione di tale incursione, e della guerra cui condusse). Resta il fatto, comunque, che la tradizione islamica più antica proibisce espressamente di attaccare donne, bambini, anziani ed edifici civili nel corso di una campagna militare. Il Corano, l'indiscutibile fonte di autorità nell'Islam, denuncia con veemenza l'uccisione di innocenti:
Riga 105 ⟶ 104:
L'[[Seconda guerra del golfo|invasione militare dell'Iraq]] da parte degli [[USA]] nel [[2003]] ha suscitato una violenta rappresaglia da parte di partigiani musulmani, che hanno catturato e condannato a morte sospetti agenti nemici. La [[decapitazione]] di civili, anche di quelli che intrattenevano contatti con l'esercito statunitense, è stata unanimemente condannata perfino da gruppi militanti islamisti. Per esempio, nel mondo musulmano l'omicidio di [[Nick Berg]] è stato fortemente condannato. Studiosi dell'[[Università al-Azhar]] del [[Il Cairo|Cairo]] hanno emesso una dichiarazione di condanna [http://www.islam-online.net/English/News/2004-05/12/article08.shtml], e così hanno fatto numerosi gruppi musulmani in occidente, compreso il Consiglio delle relazioni americano-islamiche. Il partito islamista [[Sciismo|sciita]] [[Libano|libanese]] [[Hezbollah]] e il gruppo nazionalista palestinese [[Hamas]] hanno denunciato l'omicidio. Hezbollah ha emesso una dichiarazione in cui l'avvenimento è detto "atto orribile che fa un torto immenso all'Islam e ai musulmani da parte di un gruppo che finge falsamente di seguire i precetti della religione del perdono".
 
Anche capi religiosi conservatori e fondamentalisti iracheni hanno denunciato l'assassinio. Muthanna al-Dhārī, membro del Consiglio del "clero" musulmano, ha detto che l'atto "''rende un cattivo servizio alla nostra religione e alla nostra causa. Anche se si trattava di un militare, egli doveva essere trattato come un prigioniero che, in accordo con la [[Shari'a|Sharī‘a]] (la legge islamica), non deve essere ucciso''". Iyād‘Iyād Sāmarrā’ī del "Partito Islamico" ha commentato "''Questo è assolutamente sbagliato. L'Islam invero proibisce l'uccisione o il maltrattamento dei prigionieri''" [http://www.islam-online.net/English/News/2004-05/12/article03.shtml].
 
Come era pratica comune nel [[Medioevo]], l'Islam in effetti considera i prigionieri di guerra un bottino. Quando MaomettoMuhammad e i suoi eserciti risultavano vittoriosi in battaglia, i prigionieri di guerra maschi o venivano restituiti alle tribù dietro riscatto, o scambiati con prigionieri di guerra musulmani, oppure venduti come schiavi, com'era costume dell'epoca. Anche le donne e i bambini catturati e fatti prigionieri correvano il rischio di cadere in [[schiavitù]], benché la conversione all'Islam fosse una strada per ottenere la libertà.
 
Il trattamento di prigionieri di guerra ai tempi di MaomettoMuhammad in persona sembra fosse decisamente più umano di quello riservato dalle generazioni successive della dirigenza islamica. Dopo la Battaglia di Badr, alcuni prigionieri furono condannati a morte per i loro trascorsi delitti a Mecca, ma ai restanti furono date le seguenti opzioni: o di convertirsi all'Islam e guadagnare così la libertà; o di pagare il riscatto e guadagnare la libertà; o di insegnare a leggere e a scrivere a 10 musulmani e guadagnare così la libertà. Anche l'orientalista [[William Muir]], non propriamente amichevole verso l'Islam ha scritto di questo periodo:
 
:''"A seguito delle decisioni di Muhammad i cittadini di Medina e coloro tra i rifugiati che possedevano case ricevettero i prigionieri e li trattarono con molta considerazione. 'Siano benedetti gli uomini di Medina' disse uno dei prigionieri in epoca successiva, 'ci hanno fatto cavalcare mentre essi camminavano, ci hanno dato pane lievitato quando ce n'era poco, mentre loro si accontentavano di datteri"''.
 
===Brani dal Corano sulla guerra===