== La concezione romantica della storia ==
{{vedi anche|Concezione romantica della storia}}
Nell'età del Romanticismo si ebbe un superamento della concezione illuminista della storia, a cui fu rimproverato di basarsi su un'idea della ragione astratta e livellatrice, che in nome dei suoi principi generici era giunta a produrre le stragi del Terrore della [[Rivoluzione Francese]]. A quella i romantici sostituirono una ragione ''storica'', che tenesse conto anche delle peculiarità e dello spirito dei diversi popoli, a volte assimilati a degli organismi viventi, con una loro anima e una loro storia.<ref>Cfr. Traniello, ''Storia Contemporanea'', Torino, Sei, 1989, p. 32.</ref>
{{Quote|S’identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall’essere operatore e costruttore di storia l’arbitrio individuale e il raziocino logico.|[[Adolfo Omodeo]], ''L’età del Risorgimento italiano'', Napoli, 1955}} ▼
Nell’età del Romanticismo e della [[Restaurazione]] si avanzava una nuova concezione della [[storia]] che smentiva quella degli [[Illuminismo|illuministi]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]].
«Nel complesso, la polemica contro l'ugualitarismo e il cosmopolitismo illuministi assunse aspetti e caratteri diversi a seconda dei contesti, aspetti che tuttavia restarono intrecciati e difficilmente separabili in maniera netta. Vi fu da un lato una tendenza restauratrice, rivolta però non tanto al ripristino anacronista dell'Ancien régime, quanto al recupero di quelle tradizioni, religiose in particolare, ritenute patrimonio della coscienza collettiva.<ref>Cfr. G. Verucci, ''La restaurazione'' in "Storia delle idee politiche", a cura di L. Firpo, Torino, UTET, 1973.</ref> Significativa fu l'opera di [[De Maistre]] e altri autori, per i quali «la storia umana è diretta da una provvidenza che supera gli accorgimenti politici e che drizza a ignote mete la nave dell’umanità.''»<ref>A. Omodeo, Introduzione a G. Mazzini ''Scritti scelti'', Milano, 1934</ref>
▲{{Quote|S’identificòIn generale «s’identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall’essere operatore e costruttore di storia l’arbitrio individuale e il raziocino logico ». |<ref>[[Adolfo Omodeo]], ''L’età del Risorgimento italiano'', Napoli, 1955 }}</ref>
Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il [[Napoleone|periodo napoleonico]] avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s’infrangono dinanzi alla realtà storica.
Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Regime del Terrore|Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica. Dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia.
Esiste una [[Provvidenza]] divina che s’incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini ingenuamente si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.
Da questa nuova concezione romantica della storia opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: la prima è una prospettiva [[reazionari]]a vede nell’intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un’[[apocalisse]] che metta fine alla sciagurata storia degli uomini.
Un’altra prospettiva, che nasce dalla stessa concezione della storia guidata dalla Provvidenza, è quella che potremo definire [[liberalismo|liberale]] che vede nell’azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia.
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