Strage dei Valdesi di Calabria: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 63:
 
Con il divieto di riunione e dell'uso della loro lingua, e con l'obbligo del matrimonio misto la repressione religiosa si univa alla limitazione dei diritti civili, secondo una strategia di annientamento dell'identità della comunità nell'arco di qualche generazione. Gli «italiani» sposati alle donne ultramontane avrebbero popolato «queste terre de italiani, che non vi sia memoria né di heretici né di Ultramontani»,<ref>Fra Giovanni da Fiumefreddo al cardinal Ghislieri, 28 giugno 1561, ACDF, ''incartamento Cosenza'', in P. Scaramella, cit., p. 213.</ref> e «in breve tempo si dimenticheranno questa falsa dottrina nella quale sono nati».<ref>Fra Giovanni da Fiumefreddo al cardinal Ghislieri, 4 luglio 1561, ACDF, ''incartamento Cosenza'', in P. Scaramella, cit., p. 214.</ref>
 
I Valdesi reagirono agli ultimi provvedimenti in parte con la resistenza passiva, in parte con la fuga. Come scrisse Malvicino al cardinale Ghislieri il [[3 marzo]], essi «per sola forza vanno alla comunione, et alcuni vi sono iti senza confessarsi, et altri detto di volersi communicare ogni dì, anzi tante volte quante si vuole», che equivaleva a dare «il Sacramento ai cani». Altri, «non huomini, ma orsi» si erano dati alla macchia nelle campagne e nelle montagne vicine.<ref>ACDF, ''incartamento Cosenza'', in P. Scaramella, cit., p. 207-208.</ref>
 
== Note ==