Commodo: differenze tra le versioni

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L'attentato venne messo in atto il [[31 dicembre]] [[192]], vigilia dell'insediamento dei nuovi [[console (storia romana)|consoli]], durante un [[banchetto]]. L'Imperatore, però, credendo di sentirsi appesantito dal lauto pasto chiese ai [[domestico|domestici]] di aiutarlo a [[vomito|vomitare]], salvandosi così inconsapevolmente. A quel punto, avendo mancato il bersaglio e temendo di poter essere presto scoperti, i congiurati si rivolsero al maestro dei gladiatori [[Narcisso]], istruttore personale dell'Imperatore, il quale, spinto dalla promessa di una ricca ricompensa, strangolò quella sera stessa Commodo nel bagno.
 
Il giorno successivo, [[1º gennaio]], i congiurati sparsero la voce dell'improvvisa e provvidenziale morte dell'Imperatore per un [[colpo apoplettico]] e di come quel fortuito evento avesse evitato appena in tempo il piano di Commodo per assassinare i [[console (storia romana)|consoli designati]], [[Quinto Pompeio Sosio FalcoFalcone]] e [[Gaio Giulio Erucio Claro Vibiano]], per poi recarsi in [[Senato (storia romana)|Senato]], accompagnato da un [[gladiatore]] e vestito egli stesso in abiti da [[arena (architettura)|arena]], per essere assieme a questi acclamato console per l'ottava volta.
Leto ed Eletto si recarono quindi dal ''[[Praefectus Urbi]]'' [[Publio Elvio Pertinace]], [[generale]] e [[Console (storia romana)|console]] in carica e collega dell'imperatore defunto, offrendogli la [[porpora|porpora imperiale]]. Questi, temendo dapprima per la propria vita, si convinse ad accettare solo quando, condotto al [[Palatino]], vide il corpo di Commodo privo di vita.
 
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|coreggentepre7 = [[Marco Valerio Bradua Maurico]]
|coreggente7 = [[Publio Elvio Pertinace]] II
|successivo7 = [[Quinto Pompeio Sosio FalcoFalcone]]
|coreggentesucc7 = [[Gaio Giulio Erucio Claro Vibiano]]
}}