Mina (cantante): differenze tra le versioni

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«Una voce può essere un'invenzione. Un'invenzione è qualcosa di diverso, che rompe, che scopre. Una voce può essere una scoperta, e una scoperta, una volta che c'è, non ha tempo. Penso, in questi anni, a Cathy Berberian nell'avanguardia [...]. E penso - lontana per genere ma davvero accostabile - a Maria Callas, per come ha cambiato l'idea di tanto melodramma. Penso allora anche a Mina. C'è stato qualcosa di comune nel loro modo di concepire la voce, anche come esperimento. [...] Luigi Nono trasformava la vocalità e, ricordo, ammirava Mina, voleva chiamarla per una sua opera. Ci vuole del resto una grande tecnica, padronanza, senso della novità per rendere incredibile la canzonetta, standole dentro. [...] Mina pratica un recitarcantando tutto suo, dentro il quale però si ascoltano [...] tanto le radici storiche e antropologicoculturali del cantastorie popolare della "seconda prattica" monteverdiana, quanto, e forse soprattutto, l'assimilazione, di certo altrettanto inconsapevole, ma evidente, della ricerca e pratica della vocalità moderna a cominciare perfino dallo ''Sprachgesang'' schoenberghiano degli inizi di secolo. Inteso, s'intende, come liberazione della voce che insieme canta e recita, dall'intonazione obbligata, precostituita»<ref>Luigi Pestalozza, Mina. Una forza incantatrice, Euresis,1998, pp. 43-44.</ref>
 
«Mina ha una predisposizione naturale per lo swing, per il sillabato ritmico (assolutamente evidente in un pezzo di indiscutibile virtuosismo quale ''Brava''), e sa cantare con le giuste cadenze della voce anche la bossanova, un terreno generalmente ostico per cantanti e strumentisti non brasiliani a causa delle sue molteplici sottigliezze ritmico-timbriche. [...] Per lei i paragoni non si devono fare con gli esponenti della canzonetta o anche della canzone italiana d'autore, ma con le voci che hanno fatto la storia canora del Novecento: le grandissime Maria Callas, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Sarah Vaughan, Cathy Berberian [...] fatte ovviamente le debite e doverose proporzioni»<ref>Maurizio Franco, Mina. Una forza incantatrice, Euresis, 1998, p. 158.</ref>
 
«una voce tutta di un timbro, dai bassi alle note centrali, agli acuti, un'intonazione da spaccare la nota in quattro, un'intelligenza musicale ed una musicalità spontanea tali da rendere belli e interessanti anche i pezzi più banali: Mina. La ascoltavo cantare e pensavo: 'Dio! Che talento! Dovrebbe fare la lirica, dovrebbe cantare i ''Lieder'', dovrebbe cantare il Seicento, con questa duttilità vocale dove il vibrato appare e scompare, si fa largo e stretto a comando [...] è stata Mina la prima cantante a farmi sentire il valore del colore unico della voce (unico nel senso di un'emissione sempre uguale dai bassi fino agli alti, con note centrali piene, risuonanti tutte, come una cantante solo dopo anni di studio riesce a ottenere). [... ] quel colore straordinario di una voce senza filature d'aria, piena, tutta piena di suono in ogni punto»<ref>Giovanna Marini, Mina. Una forza incantatrice, Euresis, Milano 1998, pp. 11-13.</ref>