Redondesco: differenze tra le versioni
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Un [[diploma]] [[impero|imperiale]] del [[982]] prova senza dubbi l’esistenza in quell’[[epoca]] del [[villaggio]] designato col nome di ''Radoldeschio'', e in un altro documento del [[1055]] esso è denominato ''Radaldisco''. <ref> BERTOLOTTI 1984, pag. X.
''Praeceptum'' del 982, [[16 marzo]], [[Taranto]]. L’[[imperatore]] [[Ottone II]] rinnova al [[vescovo]] di [[Cremona]] Ulderico tutte le concessioni fatte dai suoi predecessori alla [[chiesa]] cremonese. Tra l’altro gli conferma la parte del castello di Redondesco assieme ai [[terreno|terreni]] circostanti, che un certo [[Anselmo]] aveva lasciato per [[testamento]] ai canonici della [[cattedrale]], e la “Selva Bonella”, identificabile con la località Campi Bonelli, in [[comune]] di Redondesco: ''…preceptum confirmationis prenominate ecclesie fieri decrevimus et hac nostra auctoritate confirmavimus omnes res et proprietates suas de quibus usque ad tempus nostri imperii vestita fuisse cernitur; nominative de divisione castri quod vocatur Radaldisci, quam divisionem contulit et dedit Anselmus et inscriptione carte canonicis iamdicte ecclesie pro rimedio anime sue ac suorum parentum obtulit cum exterioribus territoriis, adiacentiis et pertinentiis parti prenominate divisioni castelli Radaldisci pertinentibus; de silva quoque que nominatur Bonella;…''. FALCONI 1979, n. 81, pagg. 212-214; ODORICI 1853-65, vol. IV, pag. 100 n. 45.</ref>
Nei documenti successivi figura spesse volte il nome ''Rotundiscus'', interpretato successivamente come “desco rotondo”, con riferimento alla forma rotonda del paese o del [[castello]]; da questa interpretazione deriva pure lo [[stemma]] della [[comunità]] – sebbene il Beffa-Negrini faccia derivare al contrario il nome dallo stemma -, che è uno [[scanno]] rotondo color [[legno]] su sfondo [[verde]] e [[azzurro]]. <ref>A. Beffa-Negrini, Cronichetta della Piubega, in RAGAZZI 1961, pag. 3.</ref>
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Sempre a detta di Guerrini e Ragazzi questo monastero, poi divenuto [[ospizio]], a seguito di saccheggi e devastazioni subiti nelle irruzioni degli [[esercito|eserciti]] transitanti per la Via Postumia, poco distante, decadde dalla sua antica rinomanza.
Gli [[abitante|abitanti]], trovandosi troppo esposti ed indifesi, si sarebbero ritirati verso quello che doveva rimanere il [[centro]] principale della zona, cioè l’odierna Redondesco: luogo più protetto dal fiume Oglio e più sicuro. Fu allora che avrebbe avuto inizio la [[vita]] del villaggio e della comunità religiosa di Redondesco, e al [[chierico]] che l’assisteva spiritualmente per incarico del monastero di S. Salvatore, sarebbe stato dato il titolo di ''praepositus'', di sicura origine monastica, rimasto al [[parroco]] di Redondesco fino ai giorni nostri. <ref>GUERRINI 1940, pag. 79; in nota lo stesso riporta ''Liber Potheris Brixie'', 199-208, 252-255, 233- 235 etc. Di S. Salvatore di Redondesco/Mosio parla anche il Faino in questi termini: “Sotto la Parrocchia di Redondesco l’Oratorio Campestre S. Salvatoris, che era l’antico Hospitale de Moso soggetto al monastero di Acquanegra, fu alienato dal Cardinale Sigismondo Gonzaga quando era Abbate Commendatario di Acquanegra, e passato quindi in proprietà privata di questi cittadini mantovani che a stento vi mantenevano un povero prete in funzione di Parroco, mentre essi vi detenevano i 700 piò di dotazione fondiaria di quella chiesa”. Faino, ''Oratorium Campestre S. Salvatoris'', pagg. 287-288, riportato da GUERRINI 1940, pag. 79; RAGAZZI 1961, pagg. 11-12; BERTOLOTTI 1984, pagg. 5-6.</ref>
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