Dioniso: differenze tra le versioni

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=== I Misteri Dionisiaci ===
Elemento tipico del culto di Dioniso è la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie che si celebravano in svariate zone della Grecia: le baccanti (chiamante anche [[menadi]], lene, tiadi o bassaridi) ne invocavano e cantavano la presenza e, anche per mezzo di maschere (importanti nel culto di Dioniso, che si suppone legato alla nascita della [[tragedia greca]]), riproducevano ritualmente il mitico corteo dionisiaco di sileni, satiri e ninfe. Le baccanti si identificavano con il dio e ne acquisivano il "furore", inteso come stato d'invasamento divino: scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso; erano incoronate da frasche di alloro, tralci di vite e pampini, e cinte da pelli di animali selvatici, e reggevano il tirso, una verga appesantita a un'estremità da una pigna che ne rendeva instabili i movimenti; gli uomini erano invece camuffati da satiri (vi partecipavano anche gli schiavi). Ebbro di vino, il corteo, chiamato [[tiaso]], si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del [[ditirambo]], lirica corale e danza ritmica ossessiva ed estatica. Nei rituali dionisiaci venivano stravolte le strutture logiche, morali e sociali del mondo abituale. Il filosofo [[Friedrich Nietzsche]], ne [[La nascita della tragedia]], affermò che la potenza dionisiaca induceva in uno stato di estasi ed ebbrezza infrangendo il cosiddetto "principio di individuazione", ossia il rivestimento soggettivo di ciascun individuo, e riconciliava l'essere umano con la natura in uno stato superiore di armonia universale che abbatteva convenzioni e divisioni sociali stabilite arbitrariamente dall'uomo. Nietzsche sosteneva che la vita stessa, come principio che anima i viventi, è istinto, sensualità, caos e irrazionalità, e per questo non potè che vedere in Dioniso la perfetta metafora dell'esistenza: ciò che infonde vita nelle arterie del mondo è infatti una fonte primeva e misteriosa che fluttua caotica nel corpo e nello spirito, è la tempesta primigenia del cosmo in eterno mutamento.<ref>Friedrich Nietzsche, ''La nascita della tragedia''</ref> [[Hegel]], da parte sua, nella prefazione alla [[Fenomenologia dello spirito]], raffigurò in un'immagine dionisiaca la conoscenza del Vero, quando la paragonò al "vacillare della baccante, in cui non v'è membro che non sia ebbro".
 
Il culto di Dioniso, diffuso in tutta la Grecia, era particolarmente vivo in [[Beozia]] e in [[Attica]]. Ad [[Atene]] erano importanti le dionisie rustiche e quelle cittadine. Nelle prime, celebrate nei vari borghi dell'Attica, è elemento tipico la falloforia, o processione del fallo, che fa riferimento alle connotazioni agricole e di fecondità del dio; nelle dionisie urbane sono elemento centrale le rappresentezioni teatrali, presenti anche in un'altra festa dionisiaca ateniese, le [[lenee]]. Il ciclo delle celebrazioni ufficiali in onore del dio ad Atene era chiuso dai tre giorni delle [[antesterie]], all'inizio della primavera: vi si riscontra la relazione con la vegetazione e il legame col regno dei morti (il terzo giorno si pensava che i morti ritornassero fra i vivi per essere poi, al termine della festa, ritualmente allontanati). A [[Delfi]] i tre mesi invernali erano sacri a Dioniso, e l'immagine del dio e del suo corteo era raffigurata su una delle due facciate del tempio. Il culto di Dioniso venne introdotto in Italia dalle colonie greche e fu oggetto anche di provvedimenti repressivi, come il senatoconsulto del 186 a.C. che vietava i baccanali. Nella tarda antichità il culto di Dioniso assurse a religione cosmica e si espanse capillarmente in maniera del tutto spontanea: solo le vicende storiche posero fine alla sua influenza.<ref>Karl Kerényi, ''Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile''</ref>