Guido Albertelli: differenze tra le versioni

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Entrato in politica, fu tra i fondatori del [[Partito Socialista Italiano]] al congresso di [[Genova]] del [[1892]], e partecipò a tutti i successivi congressi fino al fascismo. Fu anche tra i fondatori della [[Camera del lavoro]] di Parma ([[1893]]) e svolse un'intensa attività di organizzazione dei lavoratori, specie tra i contadini della [[Bassa parmense]]. Di idee riformiste, respinse il massimalismo, pronunciandosi a favore di alleanze strategiche con gli altri partiti della sinistra.
[[File:Collaudo Ponte Albertelli.jpg|thumb|left|200px|Il collaudo del ''ponte Littorio'', poi ribattezzato nel [[Secondo dopoguerra italiano|dopo guerra]] in ''ponte Albertelli'' tra [[Colorno]] e [[Mezzani]]]]
Fu eletto al [[Parlamento]] del [[Regno d'Italia]] per il collegio di Parma nord nella [[XXI Legislatura del Regno d'Italia|XXI Legislatura]] (1900-1902) e nella [[XXIV Legislatura del Regno d'Italia|XXIV]] e [[XXV Legislatura del Regno d'Italia|XXV Legislatura]] (1913-1921).<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/deputato/guido-albertelli-18670124|titolo=storia.camera.it - "Guido Albertelli"|accesso=03-04-2012}}</ref>

Durante la [[prima guerra mondiale]] assunse posizioni neutraliste e tale atteggiamento gli costò qualche pubblica manifestazione ostile da parte anche di alcuni suoi elettori. In parlamento fu però molto ben considerato, contando tra i suoi estimatori [[Agostino Berenini]], [[Filippo Turati]], [[Claudio Treves]] e [[Camillo Prampolini]].
 
Fu eletto più volte consigliere comunale e provinciale di Parma. Nelle elezioni del 1921 fu sconfitto dal nuovo capo carismatico delle masse popolari parmigiane, [[Guido Picelli]]. Negli anni Venti sfuggì a stento ad un attentato tesogli dai fascisti, durante il quale la sua casa e lo studio di Borgo Tommasini furono distrutti, e fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Roma.