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La prassi ingegneristica consolidata fu messa in dubbio nei primi decenni del XX secolo da discordanze osservate sperimentalmente e, soprattutto, da una serie di crolli di [[silos]] cilindrici progettati secondo il metodo dell'equilibrio indifferente. La dicotomia tra teoria ed esperienza fu ricondotta in un quadro unitario dalla '''''teoria della stabilità elastica''''' presentata da [[Warner T. Koiter|Koiter]] nella sua celebre tesi di dottorato <ref> [[Warner T. Koiter|Koiter, W.T.]], 1945.</ref>. Scritta in olandese durante gli anni della seconda guerra mondiale, il lavoro di Koiter rimase semisconosciuto fino alla fine degli [[anni '60]], quando fu riscoperto e tradotto in inglese. Il lavoro di Koiter, benchè ben attento agli aspetti matematici della teoria della stabilità dell'equilibrio di Liapunov, conserva il carattere ingegneristico di cogliere l'essenza dei fenomeni fisici osservati. <ref> Elishakoff, I., 2000. </ref> Tale teoria mise per la prima volta l'accento sull'influenza del comportamento ''post-critico'' ai fini della valutazione della capacità portante della struttura, sottolineando come nel caso di comportamento post-critico instabile (il caso dei cilindri caricati lungo la loro direttrice), la struttura potesse diventare fortemente ''sensibile a piccole imperfezioni iniziali'' (della geometria o della modalità di applicazione del carico), con una riduzione notevole della capacità portante rispetto al carico critico. Nel caso dei cilindri tale riduzione arrivava a produrre un carico massimo circa 10 volte inferiore al carico critico con imperfezioni di forma geometrica dell'ordine solo di un decimo dello spessore: ciò spiegava il perchè dei crolli osservati nei silos, essendo questi progettati stimando la capacità portante sulla base del solo carico critico.
 
La teoria di Koiter fu negli anni successivi universalmente accettata<ref> Un parere non concorde sul ruolo di Koiter è espresso in: Villaggio, P., 2001.</ref> come la pietra miliare per lo studio dei fenomeni di instabilità delle strutture elastiche. La teoria tuttavia, ricca di risultati dal punto di vista qualitativo, era ritenuta povera da un punto di vista quantitativo nel caso di strutture in scala reale, troppo complesse da poter essere rappresentate mediante approcci manuali-analitici. Tale limite fu dimostrato falso a partire dagli [[anni '80]] mediante una serie di lavori <ref>si veda p.e.: (Pignataro et a.,1982) e (Casciaro R. et al., 1991,1992). </ref> che collocarono, con sufficiente accuratezza, la teoria di Koiter in un contesto di analisi numerica ad [[elementi finiti]], e pertanto estendendola potenzialmente a qualsiasi tipologia strutturale.
 
== La teoria della stabilità di Koiter ==