Angela Nikoletti: differenze tra le versioni

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A causa della situazione che si era andata a creare in Alto Adige, Angela non poté mai praticare la sua professione in maniera legale.
Nel 1923 infatti, con la riforma scolastica, cosiddetta [[Riforma Gentile]] dal nome del suo attuatore il ministro della pubblica istruzione [[Giovanni Gentile]], cominciò la vera e propria distruzione della scuola tedesca. L’articolo 17 del nuovo decreto ordinava che a partire dall’anno scolastico 1923/24 in tutte le prime classi venisse insegnato soltanto l’italiano e negli anni successivi si doveva agire allo stesso modo. Nel giro di cinque anni l’insegnamento del tedesco sarebbe così sparito da tutte le scuole elementari.
Il decreto ministeriale del 22 novembre 1925 impose inoltre l’eliminazione di tutte le ore di insegnamento aggiuntivo del tedesco e poiché restava ancora la possibilità di insegnare la lingua privatamente, il 27 novembre 1925 fu emanato un decreto urgente del prefetto il quale rendeva illegale e quindi punibile anche l'insegnamento nell'ambito privato. Si era scoperta difatti, la presenza di un numero consistente di “scuole clandestine” in lingua tedesca, le [[Katakombenschulen]], in particolare nella zona tra Bolzano e Salorno.<ref>[http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2011/02/27/news/le-scuole-clandestine-durante-il-fascismo-1.4208972 Le scuole clandestine durante il fascismo]</ref>
 
L’attaccamento di Angela alla popolazione locale e alla sua “[[Heimat]]”, la sua terra, la spinse a rendersi disponibile a tenere delle lezioni clandestine di tedesco, nonostante sapesse il rischio che correva. Per fedeltà verso i suoi ideali rinunciò anche ad un posto di lavoro sicuro che le era stato offerto da una famiglia di Bolzano. “Per amore e pietà dei bambini del paese, rinunciai a quel posto di lavoro. 30 bambini erano i bambini che venivano a casa mia e di mia zia. La cucina, la camera e il giardino erano le nostre aule. Le lezioni duravano quotidianamente fino alle 9 di sera” scriveva Angela in lingua tedesca nel suo diario. Talvolta i bambini erano costretti ad entrare e uscire anche dalle finestre per non destare sospetti.