Cecchina: differenze tra le versioni

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{{quote|E misure e l’ordegnil'ordegni mó sbrilluccicheno. / O sumaro vabbè, o maiale cresce, / o mulo s’ariperticas'aripertica. Mó svino: / sugo de ''Cancelliera'', de ''Nocchiente'', / de ''Ginestreto''<ref>Zone appartenenti alla circoscrizione di Cecchina di Albano Laziale ed a Cecchina di Ariccia</ref>, tutto a petturina: / curéte a beve, Feliciano svina!|Aldo Onorati poeta contemporaneo albanense. '''A nomenclatura d' 'o tinello''.}}
 
'''Cecchina''' ([[Alfabeto fonetico internazionale|IPA]]: {{IPA|tʃek'kina}}<ref>{{cita web|url=http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=69337&r=134437|titolo=Dizionario di ortografia e pronunzia - Cecchina|accesso=16-01-2009}}</ref>) è un [[paese (geografia)|paese]] di circa 12.000 abitanti<ref>{{cita web|url=http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/bd_edit_info.edit_parret?id_p=3010020&cod_reg=&cod_dioc=|titolo=Dati dell'Istituto sostentamento per il clero|accesso=16-01-2009}}</ref> diviso tra i comuni di [[Albano Laziale]] - con lo ''status'' di [[circoscrizione]] -, [[Ariccia]] ed [[Ardea]] - con il semplice ''status'' di [[Frazione geografica|frazione]] -, nella [[provincia di Roma]] in [[Lazio]].
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[[File:Stazione Cecchina particolare.JPG|thumb|right|90px|'''Cecchina stazione''' (Cecchina di Albano).]]
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Le prime linee ferroviarie dello [[Stato Pontificio]], costruite a partire dalla prima metà dell’Ottocentodell'Ottocento, ebbero proprio a ''Cecchina'' un vero ed efficiente nodo di scambio, punto di sosta obbligato per quanti erano diretti non solo a [[Velletri]], ma anche ad [[Anzio]] e persino ad [[Albano Laziale|Albano]]. Lo stesso [[Gabriele d'Annunzio]], ad esempio, ebbe modo di ricordare nelle sue memorie come per raggiungere un albergo di Albano, ove trascorrere una delle sue celeberrime notti d’amored'amore, fu costretto ad una breve sosta presso la stazione de "La Cecchina". Quanta importanza abbia avuto la strada ferrata per questo territorio lo dimostrano inoltre le vecchie foto storiche che testimoniano di come persino le prime aule della ''locale scuola elementare'' fossero installate in un vagone ferroviario. Ancora oggi, poi, persino l’indirizzariol'indirizzario ufficiale delle [[Poste Italiane]] continua ad annoverare questa località non già con il suo nome proprio, ma con la denominazione di ''Cecchina Stazione''.
L'importanza avuta dalla stazione di ''Cecchina''<ref>All'epoca denominata ''Stazione di Cecchina-Genzano'' (da: ''Cecchina nella storia'', appunti di Antonio Loretelli, Editrice Vela, [[Ariccia]]).</ref> fu notevole, soprattutto per quanto concerne le bonifiche degli anni '30trenta delle vicine zone dell'[[agro pontino]] e per le due [[Guerra mondiale|guerre mondiali]] del [[1915]]-[[1918]] e del [[1939]]-[[1945]]. In Cecchina poterono affluire beni di ogni sorta e per ogni necessità, da utilizzare di volta in volta che i lavoratori impegnati nelle operazioni di bonifica strappavano nuovi territori alla insalubre palude; i prodotti delle grandi tenute cecchinesi, adibite in maggioranza a ''vigneti'', ''uliveti'' ed al ''pascolo brado'' delle famose ''Vaccine''<ref>le vaccine sono un simbolo per la [[memoria collettiva]] di Cecchina</ref>''cecchinesi'' dalle corna lunghe guidate dai butteri, sfruttando le strade carrozzabili del paese, convenivano in massa nella ferrovia e da lì venivano smistati in ogni direzione. L'impianto ferroviario della stazione era munito di una piattaforma girevole per le manovre delle locomotive e di un grande serbatoio per il loro rifornimento idrico. Durante la prima guerra mondiale, ad esempio, parte dell'esercito italiano si rifornì continuamente proprio dalla stazione di Cecchina di grano, avena e foraggio, mediante appalti ricevuti dal Governo dell'epoca; centinaia di bovini e cavalli partivano per il fronte, i primi per la macellazione, gli altri destinati alle zone delle operazioni.
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Ad inizio [[2008]], un giovane ricercatore e studente di archeologia, [[Christian Mauri]], ha localizzato con esattezza in ''Cecchina di [[Albano Laziale]]'' il sito dell'antica città di ''Lucus Ferentinae'' (''Ferentina'')<ref>{{cita web|url=http://www.beniculturali.it/eventi/dettaglio.asp?nd=ec,ri&idevento=49711|titolo=MIBAC - Ministero per i Beni Ambientali e Culturali|accesso=16-01-2009}}</ref>, ovvero il ''luogo sacro'' ove si riuniva la [[Stato federale|federazione]] delle città della [[Lega Latina]].
Già lo storico [[Emanuele Lucidi]] riteneva che ''Cecchina'' sorgesse anche nei pressi dell'antica sede della città [[Volsci|volsca]] di [[Corioli]]<ref>Emanuele Lucidi, ''Memorie storiche'': "...l'antica città volsca-romana di [[Corioli]] tra le zone della ''Pagliarozza'' (Cecchina di [[Ariccia]]) e di ''Monte Giove'' ([[Genzano di Roma]])."</ref>, conquistata dall'eroe romano [[Gneo Marcio Coriolano]]; proprio all'opera dei [[Romani]] si deve la costruzione degli emissari del [[lago di Nemi]] e di [[Vallericcia]]<ref>Una delle antiche bocche del cratere del [[vulcano Laziale]], divenuto prima palude ed in seguito completamente prosciugatosi.</ref>, col fine di livellare le acque dei due specchi d'acqua che attraversavano l'area cecchinese scendendo a valle verso il [[mar Tirreno]]. L'analisi archeologica e topografica ha evidenziato infatti la presenza a Cecchina di un abitato a costante continuità di vita dall'[[età del Bronzo]] fino all'[[Storia di Roma|età repubblicana]], il cui confronto con le fonti letterarie ha permesso di identificare con l'antica Ferentina<ref>Christian Mauri, ''Il Lucus Ferentinae a Cecchina'', in Castelli Romani n.2, Marzo-Aprile 2008, pagg. 48-53</ref>. Questa cittadella sorgeva fin dall'epoca arcaica all'interno del territorio di Ariccia ed a non molta distanza dalla città volsca di Corioli (oggi [[Monte Giove]]). Tra gli importanti ritrovamenti archeologici effettuati a Cecchina nel corso del [[XX secolo|Novecento]] ricordiamo l'abitato dell'[[età del Ferro]] venuto alla luce negli [[anni 1970|anni settanta]] lungo Via Perlatura e la [[necropoli]] arcaica di Via Lazio, rimasta inedita per molti anni<ref name="Loret"/>. Questo in particolare fu il luogo dove venne ucciso Turno Erdonio per mano di [[Tarquinio il Superbo]], in occasione di una riunione della Lega Latina alla fine del [[VI secolo a.C.]], a causa della sua opposizione nei confronti del re di Roma. Le tombe a fossa restituirono circa 20 scheletri ammassati tra loro e privi dei crani, i quali vennero rinvenuti in una fossa circolare a parte, segno evidente di un'esecuzione capitale. A breve distanza si trova lo sbocco dell'emissario di [[Nemi]] a Cecchina, identificabile con il ''caput aquae Ferentinae'' riportato dagli storici e presso il quale venne ucciso Turno. Da segnalare infine il celebre tempio di Valle Ariccia, rinvenuto subito al di sotto del costone di tufo di Via Perlatura, nel lato verso Cecchina, il quale ha restituito le bellissime statue in terracotta di tre divinità femminili ([[Cerere]], [[Proserpina]] ed appunto Ferentina) oggi conservate nel [[Museo delle Terme]] a Roma.
Altra località di antica origine nel territorio di Cecchina è quella di Montagnano, che ha restituito numerosi reperti di età preistorica (conservati nel Museo Civico di Albano) ed una tomba a pozzo del IX secolo a.C. (oggi nel Museo di S. Scolastica a Subiaco). Il nome deriva dall’anticodall'antico Monte Giano, riportato da Virgilio nell’Eneidenell'Eneide (VII, 601-622) ai tempi dello sbarco di Enea nel Lazio<ref>Christian Mauri, Il Monte Giano, in Castelli Romani n.4, Luglio-Agosto 2009, pagg. 107-113</ref>. Nel Medioevo sorse sul luogo il Casale di Monte Giano (oggi Tor di Sbarra), non lontano dal quale verrà aggiunto nel Cinquecento il bel mulino di Montagnano, alimentato dalle acque del lago di Nemi.
 
Nel [[Medioevo]], in prossimità di ''Cecchina'' sorsero alcuni insediamenti fortificati: [[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]]<ref>[[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]], edificato attorno al [[X secolo]] dalla [[Savelli (famiglia)|famiglia Savelli]], a cui forse diede anche il nome, venne distrutto invece nel [[1436]] dalla truppe pontificie del cardinal [[Giovanni Maria Vitelleschi]]. Il suo definitivo abbandono si ebbe solo nel [[XVII secolo]], causa la scarsità d'acqua. ''(Vedi [[Castel Savello (Albano)]])''</ref>, ''Tor di Sbarra'' (''Montagnano'')<ref>Il ''castrum cum tenimentis Montagnanis'' ricorre spesso nella [[storia di Ariccia]], come confine tra [[Ariccia]] e [[Genzano di Roma|Genzano]], prima di divenire territorio di [[Albano Laziale]] e di [[Ardea]].</ref> e ''Tor Paluzzi''<ref>Ricordata nei documenti più antichi come ''turris Gandulphi'', da distinguere dal ''castrum Gandulphi'' che invece è l'attuale [[Castel Gandolfo]], probabilmente ebbe origine dalla stessa famiglia baronale genovese dei Gandolfi. In seguito fu una località di confine tra [[Ariccia]] ed [[Albano Laziale|Albano]], spesso menzionata in documenti e atti.</ref>, ''Torre Cancelliera''.
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{{vedi anche|I Castelli Romani durante la seconda guerra mondiale}}
[[File:Chiesina Sant'Antonio da Padova Cecchina.jpg|thumb|90px|right|Cecchina di Albano: particolare della vecchia chiesetta dedicata a [[Sant'Antonio di Padova]] del [[XVII secolo]].]]
Durante la [[seconda guerra mondiale]], dopo lo sbarco degli Alleati nel [[gennaio]] [[1944]] ad [[Anzio]], ''Cecchina'' si trovò quasi sulla prima linea dei combattimenti<ref>[[Genzano di Roma|Genzano]] venne bombardata la prima volta [[31 gennaio]] [[1944]], [[Ariccia]] ed [[Albano Laziale|Albano]] il [[1º febbraio]], Marino il [[2 febbraio]], [[Castel Gandolfo]] il [[10 febbraio]]. Ad [[Albano Laziale]] molti cittadini si rifugiarono nella pineta papale di [[Castel Gandolfo]], che confina esattamente su una delle piazze principali (l'antica p.zza Pia) della cittadina albanense, credendo così di sfuggire agli attacchi aerei, in quanto proprietà della [[Santa Sede]]. Purtroppo dai cieli fu impossibile identificare con precisione gli obiettivi esatti dei bersagli e molti cecchinesi, che si erano rifugiati nella villa pontificia credendo in tal modo di mettersi in salvo, perirono a causa delle incursioni aeree. Cecchina a sua volta, era sulla rotta dei velivoli alleati facenti capo ad [[Anzio]].</ref>. Immediatamente dopo la liberazione, avvenuta per i [[Castelli Romani|Castelli]] tra il [[2 giugno|2]] ed il [[3 giugno]] [[1944]], venne emanato il ''decreto Gullo'', a cui seguì una re-distribuzione delle terre appartenenti ai grandi latifondi, che interessava sempre la parte occidentale dei [[Colli Albani]], ''Cecchina'' inclusa.
Tra gli [[Anni 1950|anni cinquanta]] e [[anni 1960|sessanta]] ci fu un maggior incremento demografico ed un più sostenuto sviluppo urbanistico, mediante la creazione del rialzo della sede stradale della via Nettunense per oltrepassare la [[ferrovia Roma-Velletri]]<ref>Ciò deviò sensibilmente il percorso della strada statale e fu possibile eliminare il passaggio a livello nel centro.</ref>, la costruzione della ''Parrocchia'' di [[San Filippo Neri]], dell'asilo, delle scuole elementare e media. Seguiranno l'apertura dello stabilimento della ''Contir'' a ''Cecchina vecchia'', della ''Aros Sud'' in località ''Poggio Ameno'', della ''Metalchimica'' in via Lazio, della ''Mcquay'' ai ''Piani di S. Maria'' e di molteplici attività concernenti i più svariati settori della vita pubblica, processo che continua innarrestabile anche nel periodo attuale. Oggi ''Cecchina'', nonostante il notevole sviluppo industriale e commerciale degli ultimi decenni, è un paese ancorato alle proprie radici e tradizioni, pur se con lo sguardo proiettato al futuro.
 
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* [[Chiesa di San Filippo Neri (Cecchina)|Chiesa Parrocchiale di San Filippo Neri]]
 
La Parrocchia di ''Cecchina di Albano Laziale'', intitolata al [[Patrono]] ''San Filippo Neri'', risale all'anno [[1941]] del secolo scorso. L'unione tra il ''Santo'' e la ''comunità di Cecchina'' si perde ad ogni modo nella storia: la ''Marchesa Ferrajoli'', donando il terreno per la costruzione della chiesa parrocchiale, poneva la condizione che la nuova costruzione fosse dedicata alla memoria del defunto marito Filippo; così il Vescovo di Albano, il Cardinalecardinale ''Granito Pignatelli'' di Belmonte, eresse la chiesa parrocchiale del paese dedicandola a [[San Filippo Neri]].
Ancor oggi rappresenta un concreto luogo di aggregazione della comunità cecchinese, grazie alle tante iniziative pastorali ed alla presenza dell'[[oratorio (centro giovanile)|oratorio]] giovanile<ref name="Loret" />.
 
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* Casale ''Milita'' o ''Casalotto'': il fabbricato è il più antico dei casali di ''Cecchina'' ed è sito nel territorio di Albano Laziale. La sua ubicazione è adiacente l'emissario del [[lago di Nemi]]; già prima dell'anno [[1000]] venne adibito a convento di monache retto da una certa [[Badessa]] ''Boniza'' detta anche ''Dulchira'', figlia di un certo ''Coriolano''; successivamente divenne il convento di [[San Nicola]], direttamente dipendente da quello romano di ''San Ciriaco''. Una parte delle mura misura in spessore 1.80&nbsp;m Nel [[1662]] venne ad essere un frantoio ad opera della famiglia dei ''Paluzzo''. Fra i possessori del casale e della tenuta vanno citati gli ''Altieri''; all'interno di un muro fu trovata una meravigliosa ''chiave'' ben conservata, ma il motivo della sua esistenza e della provenienza non è mai stato chiarito. Oggi il casale è adibito alla ristorazione<ref name="Loret" />.
 
* Tenuta ''Tor Paluzzi'': questa tenuta apparteneva ai monaci di [[San Paolo]] di [[Albano Laziale]]. Nel [[1676]] il [[Papa]]papa [[Clemente X]], che era un ''Altieri'', la cedette al nobile ''Paluzzo'' (da cui il nome) facendolo adottare dai suoi familiari, onde evitare l'estinguersi della famiglia ''Altieri'', che non aveva eredi maschi<ref name="Loret" />.
[[File:Cecchina di A.L. - Ceppo miliare via Nettunense.JPG|thumb|right|90px|Cippo miliare in Cecchina di Albano, via Nettunense bivio per Genzano]]
 
* Tenuta e casale ''Villa Franca'' o ''Pascolaro de' preti'' (''casale Fabi'') e ''Polignano'': la tenuta di R.R. (Rubbio Romano) 61<ref>Il Rubbio Romano corrispondeva a circa 1,8484 ''ettari'' (ovvero 18.484 m².) e si componeva di 4 ''quarte'' (il quarto corrispondente a 4621 m²), il quarto di 4 ''scorzi'' (lo scorzo equivalente a 1155 m²), lo scorzo di 4 ''quartucci'' (il quartuccio pari a 289 m²), il quartuccio di 175 ''staioli''.</ref> adibita a vigne, apparteneva ai ''Savelli''; in seguito passò parte al ''Capitolo di Albano'' e parte al ''Capitolo di Ariccia''; vi è una villa a tre piani dall'architettura interessante, con scala elissoidale ed il portale in pietra di ''peperino'' tipico della zona. Vi si trova lo stemma deldi [[Papa]] [[Alessandro Farnese]], [[papa Onorio III]]. La sua ubicazione è sia in territorio albanense sia in territorio ariccino. ''Quarto Polignano'', tenuta confinante a ''Villa Franca'', di R.R. 14, fu data in enfiteusi nel [[1618]]<ref name="Loret" />.
 
* Casale ''Angelini'' e tenuta ''Quarto Negroni'': il casale sorge sull'antica proprietà del [[monastero]] di [[Sant'Alessio]] e [[San Bonifacio]], sotto il diretto dominio del ''capitolo di Ariccia''. Nel [[1619]] venne acquistato dal Monsignor ''Marcaurelio Moraldi da Cesena'', il quale vi edificò una chiesetta ancora ben visibile e poco lontano costruì un casale con annessa torretta e con una scala a chiocciola completamente in ''masso di peperino'' tipico della zona, fatta con tale maestria da poter essere ammirata come opera d'arte. In seguito il tutto fu ceduto ai ''Negroni'', per cui la località venne denominata ''Quarto Negroni''. Nell'anno [[1893]] entrò infine in possesso dell'ingegner ''Angelini'', la cui famiglia ne conserva tuttora la proprietà. Sul portale si può notare uno stemma raffigurante due gendarmi che sostengono tre lance incrociate. Oggi nel luogo sorge la grande zona industriale di ''Cancelliera - Quarto Negroni'', appartenente ai comuni di Ariccia ed Albano Laziale<ref name="Loret" />.