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Al quartier generale del Gruppo d'armate del Don e dell'OKH il generale Paulus invece manifestò tutto il suo pessimismo ed in una comunicazione del 20 gennaio riferì del decadimento delle capacità combattive delle sue truppe, della penosa situazione dei feriti, dei segni di disgregazione, chiedendo inoltre libertà di azione per poter decidere autonomamente. Un rapporto scritto dettagliato nello stesso senso venne inviato al quartier generale di Hitler il [[22 gennaio]] tramite il maggiore von Zitzewitz, ufficiale di collegamento dell'OKH, uscito in aereo dalla sacca; negli stessi giorni i generali von Seydlitz-Kurzbach e Pfeffer avevano proposto al comandante della 6ª Armata di cessare i combattimenti ed anche il generale Schmidt e il colonnello Adam erano favorevoli ad una resa, mentre i generali Heitz, Strecker e Hube e il colonnello Elchlepp si opposero ancora a interrompere la resistenza senza ordini superiori.
Il [[20 gennaio]] l'Armata Rossa aveva dato inizio al nuovo attacco generale contro la sacca della 6ª Armata ormai ridotta a meno della metà delle sue dimensioni iniziali; la 65ª Armata del generale Batov avanzò in direzione dell'aeroporto di Gumrak e la notte occupò la cittadina di Gončara; nella serata
Prima della caduta di Gumrak il generale Paulus aveva abbandonato il suo posto di comando situato nella base e si era trasferito con lo stato maggiore prima al quartier generale della 71ª Divisione fanteria e quindi, il pomeriggio del [[23 gennaio]], in un bunker nella parte meridionale di Stalingrado vicino al fiume Tsaritsa. Il rifornimento aereo e l'evacuazione dei feriti praticamente cessarono il [[24 gennaio]]: dopo la caduta di Gumrak, il piccolo aeroporto di Stalingradskij si rivelò inutililizzabile e da quel momento l'armata venne rifornita solo con aviolanci di contenitori.
==== Ultima resistenza ====
Nell'ultima fase della battaglia tra gli ufficiali e le truppe tedesche si diffussero sempre più numerosi fenomeni di apatia, depressione, disperazione e paura per il proprio destino e per l'eventuale prigionia in mano nemica. La maggior parte dei soldati si rassegnarono alla fine e furono catturati dai sovietici, numerosi si batterono fino all'ultimo e preferirono morire in battaglia, alcuni intrapresero disperati tentativi di uscire individualmente o in piccoli gruppi dalla sacca ma furono uccisi o si dispersero nella steppa flaggellata dal clima invernale. Nessun soldato delle truppe accerchiate nella ''Festung Stalingrad'' riuscì a raggiungere in salvo le linee tedesche sempre più lontane a ovest.
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