Chiesa di Santa Maria di Provenzano: differenze tra le versioni

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L'edificio ha pianta a [[croce latina]], unica [[navata]] con [[cupola]] ottagonale all'incrocio del [[transetto]] e [[facciata]] in [[marmo]] tripartita da [[lesene]], divisa in due piani da un [[cornicione]] e culminante in un [[timpano (architettura)|timpano]] centrale e due volute laterali. Al centro, il portale è sormontato da un timpano arcuato e da una finestra rettangolare, mentre ai lati si aprono quattro nicchie con le statue dei Santi Ansano, Vittore, Caterina e Bernardino. L'impianto architettonico risponde in tutto ai criteri del [[barocco]] romano immediatamente successivo al [[Concilio di Trento]], che aveva dettato precise norme in merito alla costruzione delle chiese e alla disposizione degli arredi sacri.
 
All'interno sono conservate numerose opere d'arte. Tre dei quattro altari laterali conservano dipinti di notevole valore: il primo di destra è la ''Messa di San [[Cerbone]]'' di [[Rutilio Manetti]], che riporta un'episodio celebre della vita del Santo Vescovo Patrono della Chiesa di [[Populonia]] (oggi [[Massa Marittima]]). Il Vescovo [[Cerbone]] era stato accusato di celebrare la Messa troppo presto al mattino, e per questo motivo era stato convocato a [[Roma]] da Papa [[Vigilio]]; il [[Pontefice]] volle assistere alla Messa celebrata dal Santo e potè contemplare i cori angelici che apparvero al momento della consacrazione del pane e del vino, tanto da scagionare [[Cerbone]] da ogni accusa. L'altare e la tela furono commissionati dal Vescovo di [[Massa Marittima]] Fabio Piccolomini poco oltre il [[1630]]. Nel primo altare a sinistra si contempla invece la ''Visione di Santa Caterina del martirio di San Lorenzo'' di [[Dionisio Montorselli]]([[1653]]-[[1712]] c.ca), collocato in Provenzano nel [[1685]] e proveniente dalla demolita chiesa di San Lorenzo. L'altare fu commissionato da Ippolito Borghesi, Vescovo di [[Montalcino]]. Il secondo altare laterale di destra, sul fondo del [[transetto]], conserva una tela raffigurante ''Santa Caterina da Siena e Santa Caterina d'Alessandria'' di [[Francesco Rustici]], con al centro l' ''Annunciazione'' di [[Giandomenico Manenti]]. L'altare era di pertinenza della famiglia Venturi. Il secondo altare di sinistra (altare Petrucci) conserva un prezioso crocifisso ligneo del XVIII secolo, accompagnato dalle statue dei due dolenti risalenti al secolo successivo.
I pennacchi della [[cupola]] furono affrescati a partire dagli inizi del '700 e raffigurano i quattro santi Patroni di [[Siena]]: Ansano, Savino, Crescenzio e Vittore. Fra gli artisti che hanno provveduto a realizzare gli affreschi spicca [[Giuseppe Nicola Nasini]], che nel [[1715]] realizzò il pennacchio di S. Amsano. Interessanti anche lungo le pareti le tele monocrome raffiguranti episodi dell'[[Antico Testamento]], opere secentesche di [[Bernardino Mei]] e Deifebo Burbarini.
Degna di nota è la decorazione in marmi policromi del pavimento sotto la cupola, raffigurante al centro i blasoni dei Granduchi di Toscana, circondati in senso orario dagli stemmi delle città sedi vescovili presenti nel territorio dell'antica [[Repubblica di Siena]]: [[Grosseto]], [[Sovana]], [[Pienza]], [[Montalcino]], [[Massa Marittima]] e [[Chiusi]].