Caso di Sciacca: differenze tra le versioni

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Gli odi tra le due famiglie non si erano sopiti, e quando vennero uccisi sette componenti della banda di Marco Lucchesi, accanito nemico del Perollo, riesplosero le rivalità.
 
Nel [[1529]], giungeva a Sciacca una squadra di galere barbaresche, al comando del corsaro Sinan Bassà, detto "il Giudeo", il quale si presentò innalzando il segnale che indicava la presenza a bordo di un prigioneroprigioniero di riguardo da riscattare, il barone di Solunto. [[Sigismondo II de Luna]], conte di Caltabellotta, Bivona e Sclafani, figlio di [[Gianvincenzo de Luna]], offrì per il riscatto una forte somma d'oro, che venne rifiutata. [[Giacomo Perollo]], portolano di Sciacca, si recò invece in visita sulla galea corsara, facendosi precedere da ricchi doni e comportandosi forse con maggiore diplomazia, e ottenne la liberazione senza riscatto del barone e di altri dieci schiavi, e la promessa del corsaro di non compiere altre incursioni contro la città<ref>{{cita|Antonino Marrone, 1987|143}}.</ref>.
 
===L'assedio al castello dei Perollo===