Murrina: differenze tra le versioni

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Il termine “'''Murrino'''” è stato coniato in epoca moderna nel [[1878]] dall'abate [[Vincenzo Zanetti]], che tanto contribuì alla rinascita della [[vetro|vetraria]] [[Murano|muranese]] dopo un lungo periodo di crisi. Zanetti adottò questo termine per definire vasi e ciotole in vetro mosaico che i [[Romani]] facevano usando sezioni di canna<ref>A Murano viene definita canna sia una bacchetta piena sia una forata, cioè una canna vera e propria. In questo caso si tratta di bacchetta.</ref> che presentavano al loro interno, per tutta la lunghezza, disegni astratti o anche figurativi come volti, fiori e animali. Li chiamò così perché in qualche modo potevano ricordare gli oggetti che gli stessi Romani eseguivano usando la variopinta pietra murrina, che peraltro nessuno ha mai conosciuto. Da allora il termine murrino è rimasto e serve ad identificare sia le singole sezioni di canna sia l'oggetto ottenuto dalla loro composizione.
Alla tecnica del vetro murrino si dedicarono principalmente i vetrai alessandrini.Nel 61 a.C. [[Pompeo]] portò a [[Roma]] dei vasi in ''murrha'' che furono esposti nel tempio di [[Giove]]. Questi vasi, composti da una varietà di [[fluorite]], avevano la caratteristica diemanare un odore particolare, fosse per le resine usate come legante durante la lavorazione o più probabilmente perchè usati per contenere profumi, per cui il termine ''murrha'' sarebbe da collegare a ''myrra''= [[mirra]], profumo. Nel I secolo a. C. i Romani cominciarono a produrre vasi in vetro che riproducevano i vasi portati da [[Pompeo]].
Durante il Medioevo si perse la tecnica per la produzione del vetro murrino.Nel secolo XVI i maestri vetrai veneziani realizzarono prodotti che imitavano i murrini romani(vetri pseudomurrini). La tecnica venne poi ripresa verso la fine del XIX secolo presso la vetreria [[Salviati]] ad opera di [[Vincenzo Moretti]].Da allora il termine murrino è rimasto e serve ad identificare sia le singole sezioni di canna sia l'oggetto ottenuto dalla loro composizione.
 
Per formare una semplice murrina a strati concentrici sovrapposti è necessario che nella [[fornace]] ci siano dei [[crogiolo|crogioli]] con vetro allo stato molle di colori diversi. Un operaio preleva quindi sulla punta di un'asta di ferro una piccola quantità di vetro dal primo crogiolo, passando subito dopo a ricoprirlo con dell'altro vetro prelevato da un secondo crogiolo. Può procedere così sovrapponendo più strati di colori diversi. L'insieme di questi strati di vetro verranno a formare un cilindro del peso di cinque, sei chilogrammi. Una volta reso regolare facendolo rotolare sopra una spessa piastra di [[ferro]] o di [[bronzo]] (bronzìn), viene applicata alla parte libera una seconda asta di ferro. Il tutto passa quindi nelle mani di due altri operai, i "tiracanna", che stireranno il pastone per portarlo al [[diametro]] programmato. In questo caso si otterrà una murrina con disegni a cerchi concentrici. Se però in alcune fari della lavorazione il pastone di vetro molle verrà infilato in uno stampo con delle costolature verticali a forma di fiore, di stella, di cuore, si otterrà una murrina con disegno floreale, a stella o a cuore.