Eccidio di Porzûs: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ritocco |
|||
Riga 23:
Tutte le terre ad oriente del fiume [[Isonzo]] – e comunque ovunque vivesse una componente etnica slovena, compresa quindi la Slavia veneta – vennero rivendicate fin dalla fine del 1941 dalla nascente Jugoslavia di Tito<ref>{{cita|Karlsen 2008|p. 13||harv=s}}.</ref>, che le dichiarò ufficialmente annesse nel settembre del 1943<ref>Nei giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre, le strutture direttive dei movimenti di liberazione sloveni e croati promulgarono due distinte dichiarazioni, con le quali proclamarono annesse alla Jugoslavia l'Istria (suddivisa fra Slovenia e Croazia) e la Venezia Giulia (alla Slovenia). Le dichiarazioni vennero confermate il 30 novembre 1943 a [[Jajce]] dal massimo organo federale, la Presidenza del Consiglio Antifascista di Liberazione popolare della Jugoslavia ([[AVNOJ]]). Sul punto si veda Egidio Ivetic (cur.), ''Istria nel tempo. Manuale di storia regionale dell'Istria con riferimenti alla città di Fiume'', Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Unione Italiana di Fiume, Università Popolare di Trieste, Rovigno 2006, p. 566.</ref>. All'interno di questi territori gli jugoslavi pretesero di avere il comando di tutte le operazioni militari sottoponendo al controllo del NOVJ le altre formazioni combattenti, in accordo con quanto aveva stabilito a seguito di precisa richiesta di Tito il segretario del [[Komintern]] [[Georgi Dimitrov]] in una lettera del 3 agosto 1942: questi aveva disposto per tutta la [[Venezia Giulia]] la dipendenza delle strutture del PCI al [[Partito Comunista Sloveno]] (PCS), e di tutte le formazioni combattenti nell'area al Fronte di Liberazione Sloveno<ref>{{cita|Karlsen 2008|pp. 16-17||harv=s}}.</ref>.
L'obiettivo dei partigiani jugoslavi era triplice: liberare le zone occupate dagli eserciti dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], creare una serie di fatti compiuti per sostanziare le proprie rivendicazioni territoriali eliminando ancora nel corso delle operazioni belliche ogni opposizione – reale o potenziale – a tale disegno e procedere nel contempo ad una [[rivoluzione (politica)|rivoluzione sociale]] di tipo [[marxismo|marxista]]<ref>Orietta Moscarda, ''Violenza politica e presa del potere in Jugoslavia'', in {{cita|Piffer 2012|pp. 37-47}}</ref>. Lo sloveno [[Edvard Kardelj]] – uno dei più importanti collaboratori di Tito – in questo senso fu categorico: in una lettera del 9 settembre 1944 a [[Vincenzo Bianco]] – prescelto personalmente da [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] come delegato del PCI presso il Fronte di Liberazione Sloveno – scrisse che all'interno delle formazioni partigiane italiane occorreva "fare un repulisti di tutti gli elementi imperialisti e fascisti". Con riferimento alle zone di operazioni del IX Korpus, così proseguì: "Non possiamo lasciare su questi territori nemmeno un'unità nella quale lo spirito imperialistico italiano potrebbe essere camuffato da falsi democratici"<ref>{{cita|Aga Rossi e Carioti 2008|pp. 84-85||harv=s}}.</ref>, auspicando il passaggio dell'intera regione alla nuova Jugoslavia: "Gli italiani saranno incomparabilmente più favoriti nei loro diritti e nelle condizioni di progresso di quel che sarebbero in un'Italia rappresentata da [[Carlo Sforza|Sforza]]"<ref>{{cita|Gervasutti 1997|p. 138||harv=s}}.</ref>. Rispetto alla Osoppo, rilevò che fosse "sotto una forte influenza di diversi ufficiali [[partigiani badogliani|badogliani]] e politicamente guidata dai seguaci del [[Partito d'Azione]]"<ref>La citazione letterale in {{cita|Karlsen 2008|p. 32||harv=s}}.</ref>.
===La posizione del PCI===
|