Rivolta di Shimabara: differenze tra le versioni

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Gli insorti capirono che senza [[artiglieria]] e armi d'assedio non sarebbero stati in grado di attaccare altre fortezze, per questo motivo, Amakusa, decise di prendere possesso del castello di Hara che, sebbene fosse in rovina, garantiva una buona protezione. Il castello era situato su un promontorio che dava sul mare, tre lati del castello, infatti, terminavano con un dirupo; e per attaccarlo si doveva usare l'unico passaggio disponibile che era protetto da due profondi [[Fossato (architettura)|fossati]]. Nel castello gli insorti portarono con sé anche le loro donne e i loro bambini e gli storici ritengono che il numero di persone presenti, tra soldati donne e bambini, vada dai 27.000 ai 37.000. Nel castello tutti lavorarono per rafforzare le difese e sui [[Merlo (architettura)|merli]] esposero [[Croce cristiana|croci]] di legno e [[vessillo|vessilli]] crociati.<ref name=a/>
 
Durante l'assedio, il [[14 febbraio]] gli insorti invieranno un lettera agli assedianti attaccata su una [[freccia]], in cui riassumono le loro motivazioni:
Durante l'assedio, il [[14 febbraio]] gli insorti invieranno un lettera agli assedianti attaccata su una [[freccia]], in cui riassumono le loro motivazioni: «{{quote|Per amore del nostro popolo abbiamo ora fatto ricorso a questo castello. Senza dubbio penserete che lo abbiamo fatto nella speranza di ottenere terre e cavalli. Ma non è questo il motivo. È semplicemente perché il cristianesimo non è tollerato, come ben sapete. Frequenti divieti sono stati pubblicati dallo Shogun, che ci hanno notevolmente angosciato. Alcuni di noi che sono qui, considerano la speranza di vita futura la cosa più importante. Per questo non ci sarà alcuna fuga. Dato che non rinnegheranno la loro religione, andranno incontro a tutte le severe punizioni, saranno oggetto di molte sofferenze inumate e vergognose, fino all'ultimo, per la loro devozione al Signore del Cielo, saranno torturati a morte. Altri, ugualmente uomini risoluti, mossi dalla sensibilità del corpo e dalla paura delle torture, celando il dispiacere, hanno rispettato la volontà dello Shogun e hanno ritrattato. Stando così le cose, tutto il popolo si unì in una rivolta, in un modo inspiegabile e miracoloso. Dovremmo continuare a vivere come abbiamo fatto finora e fuori dalle leggi che non saranno abrogate, dobbiamo subire ogni sorta di dura punizione per sopravvivere; dobbiamo, con i nostri corpi deboli e sensibili al dolore, peccare contro il Signore del Cielo e per l'attenzione alle nostre brevi vite perderemmo tutto quello che per noi ha il più alto valore. Queste cose ci riempiono di un dolore insopportabile. Per questo siamo adesso in questa situazione. Non è il risultato di una dottrina corrotta.<ref>James Murdoch, ''A History of Japan'', vol. 2, p. 660</ref>}}
[[File:Siege of Hara castle Dutch ships detail.jpg|Mappa dell'assedio del castello di Hara. Dettaglio delle navi olandesi|250px|thumb]]
L'esercito che assediò il castello fu composto dalle truppe di vari feudi locali, tra gli altri era presente anche il famoso spadaccino [[Musashi Miyamoto]]; lo Shogun diede il comando di tutto l'esercito al daimyo [[Shigemasa Itakura]] e chiese l'aiuto degli alleati [[olandesi]] che presero parte all'assedio con [[Nicolaes Couckebacker]], il capo di una compagnia commerciale, che rifornì l'esercito a terra di [[cannoni]] e [[polvere da sparo]], e inviò sul luogo dello scontro tre [[vascelli]], uno dei quali comandato dallo stesso Couckebacker, il ''de Ryp''.<ref name="b">David Murray, ''Japan'', pp. 262-264</ref> Il castello per una quindicina di giorni subì un pesante cannoneggiamento sia dalle truppe a terra sia dalle navi a mare, si è stimato che furono sparati 426 colpi di cannone, ma nonostante tutto gli insorti resistettero rifugiandosi in delle gallerie sotterranee che avevano creato per proteggersi dalla cannonate.<ref name=b/>