Lapide di Polla: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Denghiù (discussione | contributi)
inserisco fonte per l'attribuzione ad Annio. Elimino affermazione non pertinente all'argomento e, comunque, priva di fonte
Riga 4:
Il testo dell'iscrizione può essere diviso in diverse parti:
# la prima presenta la struttura di un'iscrizione relativa ad opera pubblica: menziona la costruzione della via, l'edificazione dei suoi ponti e l'apposizione dei ''miliarii'' e ''tabellarii'' lungo il percorso;
# la seconda parte informa sulle distanze che separano il punto in cui era collocata dalle città di [[Nuceria Alfaterna|Nuceria]] e Capua verso nord, [[Morano Calabro|Muranum]], [[Cosenza]], [[Vibo Valentia]], lo [[Stretto di Messina|Stretto]] (vi si menzionano le ''[[mansiones]]''<ref>Le ''mansiones'' erano stazioni di sosta, adibite al ristoro dei viaggiatori e al riposo dei cavalli, dislocate lungo il corso delle [[Strade romane|vie consolari]]</ref> ''"[[Colonna Reggina|Ad Statuam Ad Fretum]]"'' <ref name=colonnareggina>presso la [[Colonna Reggina]] (Ad Columnam) che reggeva appunto la "Statuam" di Poseidone, nei pressi di [[Cannitello]] o [[Catona]]</ref>) e [[Reggio Calabria|Reggio]] verso sud. Infine viene indicata la distanza totale da Capua a Reggio (321 miglia);
# la terza parte contiene un autoelogio in cui l'autore si attribuisce il merito, da governatore della [[Sicilia]], della riconsegna di 917 schiavi sfuggiti ai legittimi proprietari e della prima distribuzione, agli agricoltori, di quote di agro demaniale sottratto ai pastori;
# la quarta ed ultima aggiunge inoltre la notizia della fondazione, in quel luogo e ad opera dello stesso magistrato, di un foro e di edifici pubblici.
Riga 47:
# Il riferimento alla riconsegna degli schiavi potrebbe collegarsi alla prima rivolta servile siciliana del [[135 a.C.|135]]-[[132 a.C.]], mentre le concessioni demaniali agli agricoltori potrebbero riferirsi alle distribuzioni di quote di ''ager publicus'', di cui si ha notizia certa nella regione, avvenute in quell'epoca a seguito della riforma agraria di [[Tiberio Gracco]]. Questi elementi sono alla base dell'ipotesi avanzata dal [[Theodor Mommsen|Mommsen]], la più autorevole, che individua il magistrato in [[Publio Popilio Lenate]], console del [[132 a.C.]], che avrebbe fondato quel ''Forum Popilii'', segnato sulla Tabula Peutingeriana;
# l'analisi dei caratteri [[Paleografia|paleografici]] e linguistici induce altri studiosi a retrodatarla alla prima metà del [[II secolo a.C.]] e quindi ad identificare il costruttore in [[Marco Popilio]], console nel [[173 a.C.]];
# il rinvenimento presso [[Vibo Valentia]] di un milliario con il testo ''"CCLX / T(itus) Annius T(iti) f(ilius) pr(aetor)"'' <ref>(Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, I, 454a)</ref> e l'esistenza di un ''forum Anni'', fa propendere altri studiosi, tra cui [[Vittorio Bracco]]<ref>[[Vittorio Bracco]], ''Della Via Popilia (che non fu mai Popilia)'', «Studi lucani e meridionali», Galatina, 1977</ref>, verso una diversa ipotesi: l'artefice dell'opera viaria sarebbe stato il [[Console (storia romana)|console]] [[Tito Annio Lusco]], in carica nel [[153 a.C.]], o [[Tito Annio Rufo]], in carica nel [[131 a.C.]]
# il tentativo di superare la discrasia tra le due iscrizioni ha suggerito infine la possibilità che Publio Popilio Lenate, promotore dell'opera, non sia tuttavia riuscito a completarla prima della scadenza del suo consolato del [[132 a.C.]] A terminarla sarebbe stato [[Tito Annio Rufo]], uno dei [[Pretore (storia romana)|pretori]] del [[131 a.C.]] Ciò però sembra molto improbabile, dato che la via sarebbe stata iniziata da Reggio, e l'iniziatore, come si evince dal citato cippo miliare, fu un Tito Annio, figlio di Tito, con la carica di pretore.