Francesco De Gregori: differenze tra le versioni
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Nato da [[Giorgio De Gregori]], bibliotecario (come già il nonno [[Luigi De Gregori (bibliotecario)|Luigi De Gregori]])<ref>''Giorgio De Gregori'', voce sul sito dell'AIB ''Associazione Italiana Biblioteche'': [http://www.aib.it/aib/stor/bio/degregorig.htm http://www.aib.it/aib/stor/bio/degregorig.htm]</ref>, e Rita Grechi, insegnante di lettere, gli è stato dato il nome Francesco in memoria dello [[Francesco De Gregori (partigiano)|zio]], [[partigiano]] vicecomandante delle [[Brigate Osoppo|brigata Osoppo]] con il nome di battaglia ''Bolla'', trucidato a [[Eccidio di Porzûs|Porzûs]] ([[Udine|UD]]) il [[7 febbraio]] [[1945]] insieme ad altri partigiani (fra cui Guido Pasolini, fratello di [[Pier Paolo Pasolini|Pier Paolo]]) da una formazione partigiana [[comunismo|comunista]]<ref>Cfr. ''De Gregori, Francesco'' in ''Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza'', II, Milano, La pietra, 1968, p. 47.</ref>.
Trascorre alcuni anni della sua infanzia a [[Pescara]] per poi tornare a [[Roma]] sul finire degli [[Anni 1950|anni cinquanta]]; frequenta il liceo classico al ''Virgilio'', e tra i suoi compagni di classe vi è la figlia di [[Amintore Fanfani]]<ref>
Nel [[1966]], insieme al padre e al fratello [[Luigi Grechi|Luigi]], maggiore di sette anni, si reca a [[Firenze]] per prestare soccorso alla popolazione colpita dall'[[Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966|alluvione]]. Come ha raccontato egli stesso<ref>[[Michelangelo Romano]], [[Paolo Giaccio]] e [[Riccardo Piferi]] (a cura di), Francesco De Gregori: un mito. Intervista a De Gregori, edizioni Lato Side, Roma, 1980, pag. 5)</ref>, nel 1966 impara a suonare alla chitarra la sua prima canzone, che è ''Il ragazzo della via Gluck'' di [[Adriano Celentano]]; il primo brano scritto interamente da lui è invece la storia di un disoccupato che sale sul Colosseo per avere un lavoro, ma scivola e muore.<ref>Michelangelo Romano, Paolo Giaccio e [[Riccardo Piferi]] (a cura di), Francesco De Gregori: un mito. Intervista a De Gregori, cit., pag. 6)</ref>
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