Processo di Verona: differenze tra le versioni

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Gli imputati furono sottoposti alla consueta sorveglianza ad eccezione di Ciano davanti alla cella del quale, la N° 27, stavano due [[SS]] tedesche.<ref>Vincenzo Cersosimo, Dall'istruttoria alla fucilazione, Edizioni Garzanti, Milano, 1961, pag.51</ref>
 
Lo stesso giudice istruttore [[Vincenzo Cersosimo]], recatosi agli Scalzi il [[14 dicembre]] fu ostacolato dai militari tedeschi quando volle raccogliere da Ciano la propria testimonianza nella fase istruttoria del processo. Questione che fu poi risolta quando le proteste di Cersosimo arrivarono al comando SS di Verona.<ref>Vincenzo Cersosimo, Dall'istruttoria alla fucilazione, Edizioni Garzanti, Milano, 1961, pag.60: "Dopo circa una decina di minuti arrivò in motocicletta un tenente delle SS; accompagnò personalmente Ciano nell'ufficio ove io aspettavo mettendolo a mia disposizione per tutta la fase istruttoria."</ref>
===L'attività di Cersosimo===
Lo stessoIl giudice istruttore Vincenzo Cersosimo si occupò di raccogliere la documentazione sulla base della quale imbastire il processo. Cercò innanzitutto i verbali del Gran Consiglio ma non riuscì a trovare nulla pertanto si decise a ricostruire le asi salienti dei fatti basandosi sulle dichiarazioni rilasciate dagli imputati.<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.31</ref>. [[Vincenzo Cersosimo]], recatosi agli Scalzi il [[14 dicembre]] fu ostacolato dai militari tedeschi quando volle raccogliere da Ciano la propria testimonianza nella fase istruttoria del processo. Questione che fu poi risolta quando le proteste di Cersosimo arrivarono al comando SS di Verona.<ref>Vincenzo Cersosimo, Dall'istruttoria alla fucilazione, Edizioni Garzanti, Milano, 1961, pag.60: "Dopo circa una decina di minuti arrivò in motocicletta un tenente delle SS; accompagnò personalmente Ciano nell'ufficio ove io aspettavo mettendolo a mia disposizione per tutta la fase istruttoria."</ref>
 
===Il neo ministro Pisenti===
Il nuovo ministro della Giustizia [[Piero Pisenti]] succeduto a [[Antonino Tringali Casanova]] il [[4 novembre]] a metà dicembre si recò a Castelvecchio ove si fece consegnare la documentazione fino a quel momento raccolta. Li studiò per ore poi partì per Gargnano dove si fece ricevere da Mussolini. Qui supportato dal senatore [[Vittorio Rolandi Ricci]], sostenne che il processo eseguito in questi termini non avrebbe avuto base legale<ref>Giuseppe Silvestri, Ventanni fa il processo di Verona, su Storia Illustrata n°1 del gennaio 1964, pag.99</ref>. Infatti, mancavano le prove di collusione tra i firmatari dell'[[Ordine del giorno Grandi]] e la [[casa Savoia|casa reale]] e l'accusa di tradimento non era dimostrabile, perché il Duce era a conoscenza dell'Ordine del giorno Grandi. Secondo Mussolini questi erano aspetti esclusivamente giuridici ma politicamente la questione era diversa e non ci si poteva fermare<ref>Giuseppe Silvestri, Ventanni fa il processo di Verona, su Storia Illustrata n°1 del gennaio 1964, pag.99</ref>. "''Voi, Pisenti, vedete nel processo solo il lato giuridico. Giudicate, in altri termini, questa faccenda da giurista. Io devo vederla sotto il profilo politico! Le ragioni di Stato sommergono ogni altra contraria considerazione. E ormai bisogna andare fino in fondo''"<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.30</ref>.
 
Gli avvocati difensori furono:
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A presiedere il tribunale furono chiamati: Presidente del tribunale, [[Aldo Vecchini]] (avvocato, Console della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] (MVSN) ed ufficiale superiore dell'esercito); come Pubblico Accusatore, [[Andrea Fortunato (Esponente fascista)|Andrea Fortunato]] (docente di diritto) e come Magistrato Inquirente, [[Vincenzo Cersosimo]]. I giudici furono: il generale [[Renzo Montagna]], l'avvocato [[Enrico Vezzalini]]; l'operaio [[Celso Riva]] ex [[Sansepolcrismo|sansepolcrista]], il generale [[Domenico Mittica]], il seniore della Milizia [[Otello Gaddi]], il console della Milizia [[Vito Casalinuovo]], il console della milizia [[Riggio Giovan Battista]], il console della milizia [[Ferdinando Collu]] e il professore [[Franz Pagliani]].
 
Mussolini, stretto tra i nazisti e i fascisti più estremisti è convinto che se vi sono dei reali colpevoli sicuramente questi non si trovino tra gli arrestati<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.26</ref> e commentò: "''non risolverà nulla''"<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.26</ref>.
 
===Il neo ministro Pisenti===
Il nuovo ministro della Giustizia [[Piero Pisenti]] succeduto a [[Antonino Tringali Casanova]] il [[4 novembre]] a metà dicembre si recò a Castelvecchio ove si fece consegnare la documentazione fino a quel momento raccolta. Li studiò per ore poi partì per Gargnano dove si fece ricevere da Mussolini. Qui supportato dal senatore [[Vittorio Rolandi Ricci]], sostenne che il processo eseguito in questi termini non avrebbe avuto base legale<ref>Giuseppe Silvestri, Ventanni fa il processo di Verona, su Storia Illustrata n°1 del gennaio 1964, pag.99</ref>. Infatti, mancavano le prove di collusione tra i firmatari dell'[[Ordine del giorno Grandi]] e la [[casa Savoia|casa reale]] e l'accusa di tradimento non era dimostrabile, perché il Duce era a conoscenza dell'Ordine del giorno Grandi. Secondo Mussolini questi erano aspetti esclusivamente giuridici ma politicamente la questione era diversa e non ci si poteva fermare<ref>Giuseppe Silvestri, Ventanni fa il processo di Verona, su Storia Illustrata n°1 del gennaio 1964, pag.99</ref>. "''Voi, Pisenti, vedete nel processo solo il lato giuridico. Giudicate, in altri termini, questa faccenda da giurista. Io devo vederla sotto il profilo politico! Le ragioni di Stato sommergono ogni altra contraria considerazione. E ormai bisogna andare fino in fondo''"<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.30</ref>.
 
===L'attività di Cersosimo===
Il giudice istruttore Vincenzo Cersosimo si occupò di raccogliere la documentazione sulla base della quale imbastire il processo. Cercò innanzitutto i verbali del Gran Consiglio ma non riuscì a trovare nulla pertanto si decise a ricostruire le asi salienti dei fatti basandosi sulle dichiarazioni rilasciate dagli imputati.<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.31</ref>.
 
== 8 gennaio - Prima udienza ==