Processo di Verona: differenze tra le versioni

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Il [[4 novembre]] [[1943]], presso il carcere di [[Padova]], furono presi in consegna [[Giovanni Marinelli]], [[Carlo Pareschi]], [[Luciano Gottardi]] e [[Tullio Cianetti]]. I quattro erano stati arrestati nelle proprie abitazioni a fine settembre e dopo essere stati reclusi a [[Regina Coeli]] a [[Roma]] erano sati trasferiti a Padova. Tullio Cianetti, che non si aspettava di essere arrestato, pensò di trovarsi a che fare con errore giudiziario e ribadi ai poliziotti giunti a casa come avesse immediatamente ritrattato il voto con una lettera scritta a Mussolini stesso<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.23</ref>. Gli imputati furono trasferiti tutti nel carcere degli Scalzi e alloggiati in singole celle. [[Emilio De Bono]] invece per tutta la durata dell'istruttoria, per disposizione di Mussolini<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.24</ref>, fu lasciato nella propria casa a [[Cassano d'Adda]], e solo all'inizio del processo fu trasferito a Verona in una camera a pagamento del locale ospedale. Nessun altro dei firmatari fu rintracciato. Il [[24 novembre]] il consiglio dei ministri approvò ufficialmente l'istituzione del Tribunale speciale<ref>A cura di Metello Casati, "1944: il processo di Verona" da I documenti terribili, Mondadori, 1973, Milano, pag.27</ref>.
 
Gli imputati furono sottoposti alla consueta sorveglianza ad eccezione di Ciano davanti alla cella del quale, la N° 27, stavano due [[SSSchutzstaffel]] tedesche.<ref>Vincenzo Cersosimo, Dall'istruttoria alla fucilazione, Edizioni Garzanti, Milano, 1961, pag.51</ref>
 
===L'attività di Cersosimo===