Antonio Debenedetti: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Debenedetti.jpg|thumb|alt=Antonio Debenedetti|Antonio Debenedetti (foto di Massimiliano Malerba)]]Risiede dalla primissima infanzia a Roma, dove tuttora vive. Avvia il suo impegno come critico letterario sulle pagine del «Punto» e l’«Avanti!» alla fine degli anni Cinquanta. Dal 1963 collabora con il «Corriere della sera», in cui svolge tutta la sua carriera di giornalista divenendo inviato speciale per la cultura, ad eccezione di una breve interruzione in cui passa a «La Stampa». Ha collaborato con numerosi programmi radiofonici e televisivi (Rai Tre, Rai Educational) dedicati ai libri. Sotto nessuna bandiera, con nessun governo, ha mai ricoperto incarichi ufficiali.
La cifra critica di Debenedetti muove non già dalla puntualità di una solida formazione nozionistica – comunque presente – in grado di raccontare con perizia accademica forme e stili letterari, ma dall’intenso vissuto delle amicizie che ruotavano attorno alla sua casa paterna. Le frequentazioni con Caproni, Moravia, Gadda, Siciliano, solo per citarne alcune, permettono al Debenedetti critico di creare un avvicinamento tra lettore e letteratura tramite la dolcezza di un incontro con un vecchio amico. È forse questo il segreto di ''Giacomino'', densissimo ritratto del padre [[Giacomo Debenedetti|Giacomo]] (uno tra i maggiori critici letterari del Novecento).
 
L’opera narrativa di Debenedetti vede l’affiancarsi di romanzi – ''In assenza del signor Plot'' (1976); ''La fine di un addio'' (1985); ''Se la vita non è vita'' (1991, Premio Viareggio); ''Un giovedì, dopo le cinque'' (2000, finalista Premio Strega) – e raccolte di racconti, tra le quali ricordiamo: ''Ancora un bacio'' (1981); ''Spavaldi e strambi'' (1987); ''Racconti naturali e straordinari'' (1993, Premio Selezione Campiello); ''Amarsi male'' (1998); ''E fu settembre'' (2005); ''In due'' (2008); ''Il tempo degli angeli e degli assassini'' (2011). Nella misura breve la scrittura di Debenedetti raggiunge il massimo dell’intensità attraverso lo sforzo di sottrarre il superfluo. La precisazione di concetti e stati d’animo avviene riducendo le parole, lasciando solo quelle necessarie a raccontare figure in costante confronto con il malessere che le tormenta<ref>Antonio Debenedetti, ''E nessuno si accorse che mancava una stella'', a cura di Paolo Di Paolo, Milano, Rizzoli, 2010</ref>.
Scrive Moravia sui personaggi debenedettiani: «La sua è un’osservazione più da entomologo che da ritrattista, più pronto ad infilzare con uno spillo l’insetto che talvolta convive con l’uomo, che a ritrovare tratti umani in situazioni e comportamenti da insetti»<ref>Alberto Moravia, ''Diario europeo'', Milano, Bompiani, 1993</ref>.