Barlaam e Iosafat: differenze tra le versioni
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La prima redazione del testo, risalente presumibilmente al [[VI secolo]], fu scritta in lingua iranica pahlavica, quindi venne tradotto in [[lingua siriaca|siriaco]] e in [[lingua araba|arabo]] e da queste derivarono molte altre traduzioni, a partire dal [[lingua greca|greco]]. La successiva conversione in [[lingua latina|latino]], aprì le porte alla diffusione in tutta l'[[Europa]] del testo, convertito a sua volta anche in lingue volgari.<ref>"Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.II, pag.55-56</ref>
Il racconto, giunto in
Narra del principe [[india]]no Iosafat al cui padre, pagano, viene predetto che si convertirà al cristianesimo: Iosafat viene quindi tenuto lontano dalle miserie del mondo, in mezzo al lusso ed ai piaceri, ma ciò non gli impedisce di prendere coscienza delle miserie della vita umana (conosce la malattia, la vecchiaia e la morte). Il giovane viene quindi convertito dal santo [[eremita]] Barlaam e, divenuto eremita egli stesso, converte al cristianesimo il padre ed i sudditi.
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