Ifigonia in Culide: differenze tra le versioni

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Hertz De Benedetti ([[1904]] - † [[1989]]), originario di [[Asti]], aveva scritto il suo poemetto nel [[1928]], quando era un giovane goliardo, studente di [[Medicina]] a [[Torino]]. Il titolo originario era '''Ifigonia. Commedia e tragedia classica in tre atti'''. <ref> Il dattiloscritto originale di ''Ifigonia'' venne esposto a Torino tra i pezzi in visione della mostra ''L’Università di Torino. Vicende e protagonisti di una storia plurisecolare'', che si svolse dall’11 giugno al 24 luglio 2008 presso il Palazzo dell’Università di Torino in via Po 17. </ref>. Hertz De Benedetti partecipò attivamente alla scapigliata vita goliardica torinese, che all'epoca aveva l'esponente più rappresentativo in Ovidio Borgondo (detto "Cavur"), autore e attore in tutte le riviste teatrali studentesche torinesi degli anni '20 e '30, messe in scena con la ''Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia'' <ref> Franco Ressa, ''A conti fatti, beati i matti: i Goliardi letterati'', Viterbo, 1999 </ref>. Nelle sue memorie, scritte dopo la guerra, Cavur non mancò di nominare l'amico Hertz De Benedetti, e di lodare sia lui che la commedia, da Cavur definita «''capolavoro che fece, e continua a fare, il giro di tutte le scuole, i collegi e le Università d'Italia''». <ref> Marco Albera, ''Un ventennio di vita e teatro goliardico torinese: l'autobiografia inedita di Ovidio Borgondo detto Cavur, 1919-1942'' (Tesi di Laurea), Torino, 1991 </ref>. Hertz De Benedetti, conseguita la laurea, si specializzò in [[Urologia]] e si trasferì a [[Vercelli]], ma allo scoppio della [[Seconda Guerra Mondiale]] fu richiamato in servizio come ufficiale medico e inviato in [[Montenegro]]. Dopo la guerra continuò a lavorare presso il reparto di [[Urologia]] dell'Ospedale di [[Vercelli]], e ne divenne il Primario.
Nonostante l'immediato successo, nessun editore osò per oltre quarant'anni pubblicarla a stampa, e ''Ifigonia'' circolò in tutta Italia, scambiata da studente a studente, soltanto in copie uniche semiclandestine vergate a mano o dattiloscritte. <ref>D’altronde sarebbe stato molto rischioso stamparla: il [[Codice Penale Zanardelli]] (risalente al [[1889]] e rimasto in vigore fino al [[1942]]) comminava minaccioso all’art. 339 la reclusione per : ''«Chiunque offenda il pudore con scritture, disegni o altri oggetti osceni, distribuiti o esposti al pubblico…»'' e il successivo [[Codice Rocco]] del [[1942]] all’art. 528 continuava a minacciare la galera per : ''«Chiunque (…) metta in circolazione scritti, disegni, immagini o altri oggetti osceni di qualsiasi specie (…)»''.</ref>
''Ifigonia'' riuscì però nel [[1939]] addirittura ad essere recitata in un teatro prestigioso. Si trattò di un'unica rappresentazione, avvenuta nel [[1939]] al [[Teatro Carignano]] di [[Torino]], che ottenne il visto della censura come spettacolo ad inviti, riservato ad un solo pubblico maggiorenne. Questa rappresentazione potè avere luogo grazie agli sforzi di Giò Lanza, goliardo membro della ''Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia'', che ne compose anche le musiche. <ref> La scelta del [[Teatro Carignano]] non fu un caso: proprio in quel teatro nel [[1939]] la rivista goliardica ''Giovanotti in aula!'', la più famosa e la più fortunata tra quelle allestite dalla ''Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia'', era rimasta in scena ininterrottamente da gennaio ad aprile e con grandissimo successo di pubblico (venendo poi ripresa nuovamente, a grande richiesta, a dicembre, nel periodo natalizio). Gli interpreti di questa ''Ifigonia'' furono gli stessi goliardi-attori che avevano preso parte a ''Giovanotti in aula!'', con Hertz De Benedetti con una parrucca dalle lunghe trecce bionde nella parte della protagonista. Giò Lanza dagli anni '50 lavorò poi nel campo della pubblicità presso [[Armando Testa]], e nel [[1961]] riutilizzò per il [[Carosello]] della [[Carne Simmenthal]] interpretato da [[Walter Chiari]] e [[Sylva Koscina]] la musichetta da lui creata nel [[1939]] per la celebre strofa dell' ''Ifigonia'': ''«Noi siamo felici, noi siamo contenti (...)»''. </ref>
 
Le prime copie stampate di ''Ifigonia'' comparvero in vendita sulle bancarelle soltanto nel [[1969]] , quando la rivoluzione sessuale degli anni sessanta aveva ormai operato un sostanziale mutamento nella morale comune (anche se le prime edizioni, prudentemente, non indicavano nè il nome dell'Editore, nè la città di edizione).