Carlo Giuseppe Londonio: differenze tra le versioni

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E' da considerare come l'opera letteraria più originale di Carlo Giuseppe Londonio.
E' una silloge di aforismi mutuati, nello stile, da [[François de La Rochefoucauld]], la cui prima stesura risale al 1810, quando l'Autore aveva appena trent'anni. Avendo in seguito acquisito notevoli esperienze nel campo scolastico e istituzionale, il Londonio non ritenne più quella stesura aderente al suo sentire e mise mano a una revisione del libro, epurandolo degli eccessi giovanili e riportandolo su toni più misurati, consoni al suo presente ruolo. Quest'opera di revisione portò nel 1821 alla seconda edizione dei "''Pensieri di un uomo di senso comune''", che rappresenta la redazione definitiva.
Il Londonio conosce bene l'opera di [[de La Rochefoucauld]], e sebbene alcuni aforismi sembrano da lui esemplati, nel complesso si tratta di un'opera originale. Si riscontra nell'opera un intenso ricorso alle figure retoriche: l'antitesi, il paradosso, la proporzione. Molto presenti i temi dell'amicizia, i vizi e le virtù, le umane passioni, la gelosia ma anche la religione, la politica e l'economia. La scrittura dei "''Pensieri''" risulta fluida, senza brusche interruzioni. Quasi esclusivo è l'uso del presente indicativo, vario l'uso della punteggiatura.
Si può dire che i "''Pensieri di un uomo di senso comune''" sia un'opera matura e perfettamente in linea, nella struttura e nei contenuti, con la migliore produzione aforistica ottocentesca e non solo. Non è un'opera magniloquente; spesso, al contrario, si presenta dimessa nel tono ee essenziale nella scrittura. Ma la sua validità è da ricercarsi precipuamente nel suo invito alla riflessione, alla moderazione, al gusto delle piccole cose.