Lyndon B. Johnson: differenze tra le versioni

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Nel [[1953]] divenne il leader del [[Partito Democratico (Stati Uniti)|partito democratico]]. Mantenne questo incarico finché fu candidato per la vicepresidenza quando Kennedy si candidò alla [[Casa Bianca]]. Secondo molti la sua presenza fu determinante per attirare su [[John Kennedy]] molti voti del sud.
[[File:Lyndon B. Johnson taking the oath of office, November 1963.jpg|thumbnail|left|[[Lyndon B. Johnson]] presta giuramento nell'ufficio dell'aereo presidenziale. Accanto [[Jacqueline Kennedy Onassis|Jacqueline]] con gli abiti macchiati di sangue]]
 
== Presidenza ==
{{quote|Ho chiesto al generale [[William Westmoreland|Westmoreland]] che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi soddisferemo le sue richieste. Non possiamo essere sconfitti con la forza delle armi. Rimarremo in [[Guerra del Vietnam|Vietnam]].|Lyndon Johnson in un discorso televisivo alla Nazione il 28 luglio 1965<ref>S. Karnow, ''Storia della guerra del Viet Nam'', p. 276, Milano, Rizzoli 1985.</ref>.}}
Fu nominato, nonostante l'avversione di [[Robert Kennedy]] nei suoi confronti, vicepresidente da John Kennedy, per poter avere i cospicui voti di Johnson, sconfitto alle primarie.
Salì alla massima carica in quel drammatico [[22 novembre]] [[1963]], subito dopo l'[[assassinio di John F. Kennedy]]. Aveva una notevole abilità nelle grandi manovre parlamentari e conosceva i meccanismi della democrazia, tanto che riuscì a superare molti problemi economici e legislativi che avevano frenato il predecessore. Johnson giurò fedeltà alla [[Costituzione degli Stati Uniti]], secondo la cerimonia prevista, cioè con la mano sinistra sulla [[Bibbia]] e la mano destra alzata, ma in maniera dimessa, sullo stesso aereo presidenziale che riportava a [[Washington]] il corpo di Kennedy, alla presenza della vedova [[Jackie Kennedy]] e del giudice distrettuale [[Sarah Hughes]].
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Nel [[1964]], scaduto il mandato, si ricandidò battendo nettamente il candidato [[partito Repubblicano (Stati Uniti)|repubblicano]] [[Barry Goldwater]]. Vinse col 61,1% dei voti, conquistando 44 stati su 50. La campagna elettorale fu curata dall'agenzia pubblicitaria [[DDB]] di [[William Bernbach|Bill Bernbach]].<ref>{{en}}[http://www.livingroomcandidate.org/commercials/1964/peace-little-girl-daisy ''«Peace Little Girl (Daisy)»'', Democratic National Committee, 1964] - Museum of the Moving Image.</ref><ref>{{en}}[http://adage.com/century/campaigns.html ''«Daisy»''] - classifica delle 100 migliori campagne pubblicitarie del Novecento stilata da [[Advertising Age]] (posizione n° 100).</ref>
Legittimato dalla vittoria personale, cominciò la sua politica, varando criticate spese sociale.
 
{{quote|Io spero e prego ogni giorno che il mondo possa imparare. Quegli incendi che noi non causiamo saranno più grandi. Dobbiamo salvare la libertà ora ad ogni costo. Oppure ogni giorno della nostra libertà sarà perduto.|Lyndon Johnson comunica alla Nazione la dichiarazione di guerra al [[Vietnam del Nord]].}}
Da presidente varò una serie di riforme (la cosiddetta "Great Society"): si impegnò per completare la legge sui [[diritti civili]] (''[[Civil Rights Act of 1964]]''), che fece segnare un passo avanti sull'integrazione degli [[afroamericani|africani immigrati]] nella società statunitense, e migliorò il sistema scolastico, introducendo le borse di studio e un sistema sanitario. Sotto la sua amministrazione gli [[Stati Uniti d'America|USA]] attraversarono un periodo di prosperità economica, soprattutto dovuta al forte aumento della spesa pubblica causato dalle riforme e dalla [[guerra del Vietnam]]. Sul piano sociale fu un periodo molto turbolento, a causa dell'estremizzazione del movimento per i diritti civili e delle proteste studentesche contro la [[guerra del Vietnam]].
 
== Politica estera ==
{{quote|Io spero e prego ogni giorno che il mondo possa imparare. Quegli incendi che noi non causiamo saranno più grandi. Dobbiamo salvare la libertà ora ad ogni costo. Oppure ogni giorno della nostra libertà sarà perduto.|Lyndon Johnson comunica alla Nazione la dichiarazione di guerra al [[Vietnam del Nord]].}}
In politica estera l'amministrazione Johnson fu considerata artefice del disastro in [[Vietnam]]. Il problema era ereditato dalle amministrazioni precedenti, soprattutto da Kennedy, ma fu lui (malgrado la sua attitudine a mantenere una certa prudenza rispetto ad ulteriori coinvolgimenti, influenzato largamente dai suoi consiglieri, in buona parte già membri dello staff di JFK) a dare la spinta decisiva che nel [[1964]] avrebbe portato all'ostilità aperta contro il Vietnam del Nord.
 
In seguito ad un [[casus belli|presunto attacco]] ad una nave americana nel [[Golfo del Tonchino]], Johnson convinse il Congresso ad approvare la [[Incidente del Golfo del Tonchino|Risoluzione del Golfo del Tonchino]], con la quale si davano pieni poteri al governo per gestire il conflitto. Il pessimo andamento della guerra del Vietnam portò ad una crescente sfiducia dell'opinione pubblica nei suoi confronti, e nel [[1968]], in seguito all'[[offensiva del Têt]], l'amministrazione fu accusata di aver mentito al popolo americano sull'andamento della guerra. Johnson dichiarò nel 1965:
{{quote|Ho chiesto al generale [[William Westmoreland|Westmoreland]] che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi soddisferemo le sue richieste. Non possiamo essere sconfitti con la forza delle armi. Rimarremo in [[Guerra del Vietnam|Vietnam]].|Lyndon Johnson in un discorso televisivo alla Nazione il 28 luglio 1965<ref>S. Karnow, ''Storia della guerra del Viet Nam'', p. 276, Milano, Rizzoli 1985.</ref>.}}
==Declino e ritiro==
Cercò quindi di tornare sui suoi passi e favorire delle trattative di pace con il Vietnam del Nord. Tali trattative fallirono miseramente in quanto i rappresentanti del Vietnam del Sud non furono convocati e quindi non si presentarono ai colloqui di Parigi. A sorpresa Johnson, ormai stanco, deciseanche diper ritirarsii dalla corsa alle elezioni presidenzialiproblemi di quell'anno.saluti [[Richardche Nixon]]lo divenneaffliggevano nelda [[1969]]parecchi ilanni, nuovodecise Presidentedi eritirarsi continuòdalla convintamentecorsa laalle guerra,elezioni fino alla sconfitta e al [[trattatopresidenziali di Parigi]].quell'anno:
{{quote|Sono giunto alla conclusione che non ammetterò che la presidenza si lasci coinvolgere nelle divisioni di partito che si annunciano in questa annata politica...Di conseguenza non accetterò la candidatura del mio partito per un altro mandato come vostro Presidente|Lyndon Johnson in un discorso televisivo alla Nazione il 31 marzo 1968<ref>S. Karnow, ''Storia della guerra del Vietnam'', p. 386, Milano, Rizzoli 1985.</ref>.}}
Il [[Partito Repubblicano (Stati Uniti)|repubblicano]] [[Richard Nixon]], delfino di [[Eisenhower]] sconfitto da Kennedy nel [[1960]], e strenuo avversario della politica socialedi Johnson divenne nel [[1969]] il nuovo Presidente e continuò convintamente la guerra, fino alla sconfitta e al [[trattato di Parigi]], che sancì la riunificazione del Vietnam sotto il governo comunista.
In politica estera l'amministrazione Johnson fu considerata artefice del disastro in [[Vietnam]]. Il problema era ereditato dalle amministrazioni precedenti, ma fu lui (malgrado la sua attitudine a mantenere una certa prudenza rispetto ad ulteriori coinvolgimenti, influenzato largamente dai suoi consiglieri, in buona parte già membri dello staff di JFK) a dare la spinta decisiva che nel [[1964]] avrebbe portato all'ostilità aperta contro il Vietnam del Nord.
Johnson si ritirò nel [[ranch]] che aveva a [[San Antonio (Stati Uniti)|San Antonio]], nel natìo [[Texas]], dove si occupò della conduzione delle sue terre e dell'amministrazione delle sue proprietà, intervenendo a però una convention democratica, e in poche altre occasioni.
 
In seguito ad un [[casus belli|presunto attacco]] ad una nave americana nel [[Golfo del Tonchino]], Johnson convinse il Congresso ad approvare la [[Incidente del Golfo del Tonchino|Risoluzione del Golfo del Tonchino]], con la quale si davano pieni poteri al governo per gestire il conflitto. Il pessimo andamento della guerra del Vietnam portò ad una crescente sfiducia dell'opinione pubblica nei suoi confronti, e nel [[1968]], in seguito all'[[offensiva del Têt]], l'amministrazione fu accusata di aver mentito al popolo americano sull'andamento della guerra.
 
Cercò quindi di tornare sui suoi passi e favorire delle trattative di pace con il Vietnam del Nord. Tali trattative fallirono miseramente in quanto i rappresentanti del Vietnam del Sud non furono convocati e quindi non si presentarono ai colloqui di Parigi. A sorpresa Johnson, ormai stanco, decise di ritirarsi dalla corsa alle elezioni presidenziali di quell'anno. [[Richard Nixon]] divenne nel [[1969]] il nuovo Presidente e continuò convintamente la guerra, fino alla sconfitta e al [[trattato di Parigi]].
 
== Morte e sepoltura ==
JohnsonA si ritirò nel ranch che aveva a [[San Antonio (Stati Uniti)|San Antonio]], nela natìoquattro [[Texas]],anni dovedi sidistanza occupòda dellaquando conduzionelasciò dellela sueCasa terre e dell'amministrazione delle sue proprietàBianca, intervenendo a una convention democratico. A San AntonioJohnson morì il [[22 gennaio]] [[1973]], aall'età di 65 anni, per un [[attacco cardiaco]]. FuOnorato sepoltocon [[funerali di stato]], la sua tomba è nei pressi dello stesso ranch, in una zona di sepoltura privata.
 
[[File:Lyndon B. Johnson, photo portrait, leaning on chair, color.jpg|right|310|thumb|Foto ufficiale]]
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[[Categoria:Vicepresidenti statunitensi]]
[[Categoria:Decorati con la Medaglia presidenziale della libertà]]
[[Categoria:Personalità commemorate con funerali di Stato]]
[[Categoria:Morti per infarto]]