Seconda Repubblica (Spagna): differenze tra le versioni

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In Catalonia lo sciopero ebbe maggior successo, nonostante l'assenza dei sindacati anarchici della [[CNT]]<ref>Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 85</ref>. [[Lluis Companys]] che era succeduto a [[Francesc Macià]] ne approfittò per proclamare l'indipendenza dello stato Catalano.
{{quote|Gli ambienti monarchici e fascisti che hanno da qualche tempo tentato di tradire la repubblica sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo. In quest'ora solenne, in nome del popolo e del parlamento, il governo che presiedo si assume tutte le cariche del potere e proclama lo stato catalano della repubblica federale spagnola e, serrando i ranghi di coloro che sono uniti nella comune protesta contro il fascismo, li invita a sostenere il governo provvisorio della repubblica catalana.|[[Lluis Companys]], all'epoca presidente della [[Generalitat de Catalunya]]<ref>A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 68</ref>}}
Ci fu qualche scontro tra le milizie catalane e le forze dell'esercito che procò una ventina di morti<ref>Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Edizioni Einaudi, Torino, 1963, pag 81</ref>, poi il nuovo primo ministro Lerroux ordinò lo stato di guerra e diede disposizioni al generale [[Domingo Batet]] e di far terminare la sommossa. Batet fece schierare alcuni cannoni caricati a salve e, quando il mattino del [[7 ottobre]] [[Lluis Companys]] gli propose di schierarsi dalla parte dei ribelli, alla sua rispostarispose "''Io sono per la Spagna''"<ref>Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Edizioni Einaudi, Torino, 1963, pag 81</ref>, nee ottenneprocedette la resaall'arresto<ref>Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 43</ref>. Furono arrestati [[Lluis Companys]] e diversi membri del governo. Tra gli arrestati vi fu anche [[Manuel Azaña]] che si trovava a Barcellona casualmente come fu poi appurato<ref>Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 43</ref>.
 
===La rivoluzione delle Asturie ===