Giovan Battista Marino: differenze tra le versioni
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[[Francesco de Sanctis]] criticò pesantemente Marino, definendolo un letterato che dava tutta la sua attenzione alla forma ma non al sentimento<ref>"Giovan Battista Marino è una delle 'vittime' illustri della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis". Enciclopedia Encarta 2009</ref>, per quanto si riveli in grado di dare uno sguardo meno superficiale allo "studiolo" del Marino quando descrive la sua tecnica "col rampino", e identifica l'origine della sua ispirazione nel catalogismo erudito e voluttuoso. Ma per quanto riguarda la critica romantica, più notevole è la severa, ma estesa ed intelligente lettura che nelle ''Lezioni di letteratura italiana'' (1872-'75) diede [[Luigi Settembrini]]. Immune da campanilismi (il Settembrini tace, per esempio, di [[Giovan Battista Basile]]), ripercorre il poema grande, antologizzando alcuni luoghi, e, negando recisamente un'assenza di struttura, riconosce numerosi luoghi mirabili e la sostanziale novità del Marino. Secondo la sua prospettiva storiografica - che è quella di chi deve dar conto di una storia della ''civiltà'' letteraria italiana - il Marino è il sintomo di una fase di forte decadenza, caratterizzata dall'occupazione straniera e dallo strapotere della chiesa, e l' ''Adone'', definito opera "voluttuosa", sarebbe una sorta di reazione alla crudeltà dei tempi (tesi non troppo distante da quella sostenuta a suo tempo anche da Pieri in ''Per Marino''), e contemporaneamente loro ambigua espressione. Con questo, trascendendo la figura in sé dell'autore (comunque nobilitato da certi accostamenti: "Vedrete delirare Bruno e Marino", annuncia aprendo la trattazione del secolo "fangoso": ma questa di "delirio" non è in tutto una definizione negativa), secondo il Settembrini il marinismo è, tout court, il gesuitesimo applicato alla letteratura. Peraltro il Settembrini rifiuta seccamente la valutazione dell'[[Arcadia]] come un movimento di restaurazione del buon gusto; e paragona il Barocco ad un pazzo furioso, il cui organismo cerca ancòra di difendersi dall'avanzata del male, mentre l'Arcadia sarebbe uno stato tranquillo, sì, ma come l'ebetudine che precede di poco la morte. Di quanto ci fu intorno al Marino rifiuta di parlare, facendo i nomi di Achillini e Preti e liquidandoli con tutti gli altri come "gesuitanti dello stile".
Il primo studio approfondito sulla poetica mariniana e i suoi procedimenti è ''Sopra la poesia del cavalier Marino'' ([[1899]]) opera di [[Guglielmo Felice Damiani]], che seguiva ''La vita e le opere di Giambattista Marino" di [[Mario Menghini]] ([[1888]]). Ma il fondamentale esordio di una critica approfondita dell'opera mariniana è un testo a tutt'oggi di riferimento, ''Storia della vita e delle opere del cavalier Marino'', di [[Angelo Borzelli]], dato alle stampe in una prima versione nel [[1898]], e poi ristampato, con la cassazione di alcuni errori, nel [[1927]]. Il lavoro, d'impostazione storica più che filologica, dava per la prima volta conto di tutta una serie di notizie sulla vita e sull'opera del Marino, curando anche il contesto e la biblioteca su cui si era formato, riportando anche una quantità d'inediti e primizie d'archivio. Nonostante alcuni errori, rimane a tutt'oggi un punto di riferimento sicuro. La seguente ''Storia dell'età barocca in Italia'' di [[Benedetto Croce]], del [[1929]], è più significativa della ricezione della temperie da parte dell'intellettualità durante il [[fascismo]] che come studio in sé (anche perché del Marino si tratta pochissimo, e con sensibile nausea).
Ma ''L'Adone'', così come gran parte della letteratura barocca, è stato ormai approfonditamente studiato e ampiamente rivalutato a partire da [[Giovanni Getto]] negli anni [[1960|'60]] e in seguito, nel [[1975]], dal [[Marzio Pieri]] e nel [[1976]] da [[Giovanni Pozzi]] (rist. Adelphi [[1988]]), già editore delle ''Dicerie sacre'' ([[1960]]) e pioniere di un nuovo corso di studii sul Marino. A partire dai due studiosi, legati rispettivamente alle università di Parma e di Friburgo, si sono creati due filoni d'indagine, di ispirazione esegetica molto diversa e talora anche in contrasto tra loro. Pieri ha impostato la propria analisi dell' ''Adone'', seguendo i criterii di edizione dei classici Laterza, dapprima in senso prettamente filologico, per poi accentuare, in un grande numero di testi a seguire, la centralità della figura del Marino come autore "moderno", capofila di una "letteratura minore" o addirittura "minima", non interessata ad affrontare tematiche centrali ma sensibile alle più recondite suggestioni, agli effetti più sottili e sfuggenti, al mondo delle relazioni. Raggiungendo esiti anche di grande astrazione non ha esitato a trovare tra anche singoli versi del Marino e svariati contemporanei le 'rime interne' più impreviste e inaspettate, come accumulando motivi per lèggere il Marino.
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