Tullio Calcagno: differenze tra le versioni
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===La scomunica===
Questo proponimento era troppo radicale per passare inosservato alle gerarchie cattoliche e il [[24 marzo]] [[1945]], con il decisivo contributo dell'[[arcivescovo]] di [[arcidiocesi di Milano|Milano]] [[Ildefonso Schuster]], don Tullio Calcagno fu [[scomunica|scomunicato]]<ref name=giannini/>. A questo punto decise di chiudere il giornale e il [[24 aprile]] [[1945]] di trasferirsi a [[Crema (Italia)|Crema]] in casa di amici disposti ad aiutarlo. Qui fu trovato dai partigiani che tentarono di arrestarlo ma don Calcagno riuscì a fuggire<ref>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 361</ref> e a trovare rifugio presso presso il Vescovo della città [[Francesco Maria Franco]]. Il 27 il Vescovo lo
Condotti a piazzale Susa furono entrambi fucilati<ref name=giannini/>. Don Calcagno, con indosso l'[[abito talare]], ebbe solo il tempo di inginocchiarsi per farsi il segno della croce<ref name=autogenerato1 /> prima di essere raggiunto dalla raffica. Il corpo fu poi trasportato su un carretto per la spazzatura e tumulato nel campo dei fucilati del [[Musocco]], campo 10 e poi fu in seguito traslata nel cimitero della sua città natale<ref name=giannini/>.
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