Monologion: differenze tra le versioni

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In effetti solo una piccola parte del ''Monologion'' (dal capitolo 1 al 4) è dedicata alla vera e propria dimostrazione dell'esistenza di Dio, mentre la maggior parte (dal capitolo 5 al 65) è consacrata all'analisi degli attributi divini.<ref name=shell>{{cita web|url=http://shell.cas.usf.edu/~thomasw/Introduction%20to%20M&P.pdf |titolo=Introduction to the Monologion and Proslogion |opera=[http://www.cas.usf.edu/ University of South Florida] |autore=Thomas Williams |accesso=9 settembre 2012 |lingua=en }}</ref>
 
Alla luce della dimostrazione del carattere creativo di Dio, dal quale dipende tutto quello che esiste, Anselmo propone una rielaborazione della dottrina del ''[[Lògos]]'' ([[Verbo (Cristianesimo)|Verbo]]),<ref name=iep>{{cita web|url=http://www.iep.utm.edu/anselm/ |titolo=St. Anselm of Canterbury |autore=Thomas Williams |opera=[http://www.iep.utm.edu/ Internet Encyclopedia of Philosophy] |accesso=15 agosto 2012 |lingua=en}}</ref> tradizionalmente inteso come corrispondente alla seconda persona della [[Trinità (cristianesimo)|trinità]] (il Figlio) e come intermediario tra Dio e il [[Mondo (filosofia)|mondo]], così come nella filosofia neoplatonica era intermediario tra l'[[Uno (filosofia)|Uno]] e il mondo.<ref>Tale interpretazione nacque dalla sintesi di neoplatonico-cristiana operata da Agostino. Si veda {{cita|Simonetta|p. 440.}}</ref> Dopo un'approfondita analisi logica e linguistica (caratteristica del metodo di indagine razionale adottato nel ''Monologion'')<ref name=shell/> di quello che si intende per "[[Nulla (filosofia)|nulla]]" quando nel testo sacro si parla di [[creazione dal nulla]], Anselmo giunge alla conclusione che tutto quello che è stato creato dal nulla esisteva, prima di essere creato, nella mente di Dio.<ref name=iep/> Pertanto, Anselmo sostiene che nella mente di Dio esistono i modelli ideali su cui sono costruiti tutti gli enti finiti che risultano dalla creazione e che la creazione consiste nell'atto con cui Dio pronuncia fra sé e sé il Verbo che è fondamento di tutte le creature.<ref name=simonetta_476/>
 
Anselmo, discutendo dell'analogia che sussiste tra il Verbo divino e il pensiero (o ''Lògos'') umano, sostiene che gli uomini conoscono le cose per mezzo di immagini delle cose stesse, tali immagini essendo tanto più veritiere quanto più aderiscono alla cosa; simmetricamente, in Dio esiste il Verbo, che costituisce l'essenza delle cose, e le cose sono modellate su di esso.<ref name=iep/> La terza persona della trinità, lo [[Spirito santo]], viene identificata con la facoltà umana dell'[[amore]]. In Dio, afferma Anselmo, sussistono tre distinte persone che formano una sola essenza e una sola divinità;<ref name=iep/> questo può essere reso più comprensibile alla ragione (secondo il solito schema di ''intellectus fidei'') per mezzo di un'analogia di origine agostiniana: come l'[[anima]] umana, pur essendo assolutamente unitaria, si compone di tre facoltà (memoria, intelligenza e volontà) così Dio, pur essendo assolutamente unitario, si compone di tre persone (Padre, Figlio e Spirito santo).<ref>{{cita|Simonetta|pp. 442 e 476.}}</ref>