Luigi Natoli (arcivescovo): differenze tra le versioni

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Proprio in questo periodo potrebbe porsi il ''floruit'' della sua attività e della sua produzione; una volta nominato [[vescovo]], forse, l'attività pastorale ridusse questi impegni culturali a vantaggio di quelli specifici di ministero.
 
Progettava e sperava appunto di dedicarsi alla direzione degli studi, all'insegnamento, all'oratoria e alla cura delle anime nell'amata [[Patti]] quando, su proposta di [[Ferdinando II delle Due Sicilie]], fu eletto da [[papa Pio IX]] vescovo di [[Diocesi di Caltagirone|Caltagirone]] il [[15 febbraio]], e consacrato a [[Roma]], dal cardinale [[Girolamo D'Andrea]] nella [[chiesa di [[San Gregorio al Celio]], il [[22 marzo]] del [[1858]]; prese possesso della diocesi nell'aprile successivo, facendosi precedere da un'epistola in bel latino, inviata alla sua chiesa da Roma il giorno stesso della consacrazione.
 
Buone doti di equilibrio ha certamente mostrato nel governo della diocesi se, nel [[1867]], fu chiamato a guidare quella di [[arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela|Messina]], che usciva da un periodo davvero critico, retta prima da mons. Giuseppe Maria Papardo come amministratore sede plena, e vacante da sei anni circa per la morte (13 giugno [[1861]]) del cardinale [[Francesco di Paola Villadecani]]; questi motivi interni di crisi non erano certo positivamente favoriti dalla situazione esterna e dalle turbolenze seguite all'[[unità d'Italia]], che avevano coinvolto e lacerato l'alto e il basso clero; è anche probabile che a questa promozione abbia contribuito la posizione del Natoli, comune ad alcuni altri vescovi siciliani, meno soggetti al monarca [[borbone]] e dichiaratamente fedeli al [[Papa]]. Nel [[1870]], quasi ottantenne, lo troviamo al [[Concilio Vaticano I]] dove, in diversi suoi interventi, caldeggiò la definizione del dogma dell'[[infallibilità papale|infallibilità del papa]].