Luigi Natoli (arcivescovo): differenze tra le versioni
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Proprio in questo periodo potrebbe porsi il ''floruit'' della sua attività e della sua produzione; una volta nominato [[vescovo]], forse, l'attività pastorale ridusse questi impegni culturali a vantaggio di quelli specifici di ministero.
Progettava e sperava appunto di dedicarsi alla direzione degli studi, all'insegnamento, all'oratoria e alla cura delle anime nell'amata [[Patti]] quando, su proposta di [[Ferdinando II delle Due Sicilie]], fu eletto da [[papa Pio IX]] vescovo di [[Diocesi di Caltagirone|Caltagirone]] il [[15 febbraio]], e consacrato a [[Roma]], dal cardinale [[Girolamo D'Andrea]] nella [[chiesa di
Buone doti di equilibrio ha certamente mostrato nel governo della diocesi se, nel [[1867]], fu chiamato a guidare quella di [[arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela|Messina]], che usciva da un periodo davvero critico, retta prima da mons. Giuseppe Maria Papardo come amministratore sede plena, e vacante da sei anni circa per la morte (13 giugno [[1861]]) del cardinale [[Francesco di Paola Villadecani]]; questi motivi interni di crisi non erano certo positivamente favoriti dalla situazione esterna e dalle turbolenze seguite all'[[unità d'Italia]], che avevano coinvolto e lacerato l'alto e il basso clero; è anche probabile che a questa promozione abbia contribuito la posizione del Natoli, comune ad alcuni altri vescovi siciliani, meno soggetti al monarca [[borbone]] e dichiaratamente fedeli al [[Papa]]. Nel [[1870]], quasi ottantenne, lo troviamo al [[Concilio Vaticano I]] dove, in diversi suoi interventi, caldeggiò la definizione del dogma dell'[[infallibilità papale|infallibilità del papa]].
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