Carmine Crocco: differenze tra le versioni
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Il [[22 novembre]], i briganti giunsero a [[Bella]] e conquistarono [[Ruvo del Monte]], [[Balvano]], [[Ricigliano]] e [[Pescopagano]]. Con l'arrivo dell'ennesimo rinforzo militare piemontese, Crocco esaurì le risorse per sostenere altre battaglie e ordinò ai suoi uomini la ritirata verso i boschi di [[Monticchio (Rionero in Vulture)|Monticchio]]. Appena tornato, Crocco decise di rompere i rapporti con il generale Borjes, perché era insicuro di vincere e non credeva più alla promessa del governo borbonico di un contingente maggiore.<ref>{{cita|Del Zio|p. 149}}.</ref> Il generale catalano, sconcertato dal suo cambio di rotta, si recò a [[Roma]] con i suoi uomini per fare rapporto al re. Egli riteneva che se avesse avuto un maggior supporto bellico e una maggiore affinità con Crocco, l'insurrezione avrebbe avuto esito positivo.<ref>{{cita|Monnier|p. 154}}.</ref> Durante il suo tragitto, Borjes fu catturato da alcuni regi soldati capeggiati dal maggiore [[Enrico Franchini]] e venne fucilato assieme ai suoi fedeli a [[Tagliacozzo]]. Crocco rimase con De Langlais, il quale sparì, inspiegabilmente, dalla scena poco dopo. Con la fuoriuscita dei legittimisti stranieri, Crocco iniziò ad incontrare le sue prime difficoltà, poiché alcuni suoi uomini iniziarono ad agire contro i suoi ordini.<ref name="cita|Del Zio|p. 154">{{cita|Del Zio|p. 154}}.</ref> Nei giorni successivi tutti i paesi insorti e occupati furono riconquistati, ristabilendo l'autorità sabauda e, {{chiarire|in base al diritto di [[Rappresaglia (guerra)|rappresaglia]]}}, briganti e civili accusati (o sospettati) di manutengolismo furono arrestati o fucilati con esecuzioni sommarie o persino senza processo.<ref>Tommaso Pedio, ''La Basilicata nel Risorgimento politico italiano (1700-1870)'', Potenza, 1962, p.136</ref>
===Da legittimista a bandito===
[[File:Ricompensa cattura.jpg|right|thumb|190px|[[Wanted poster|Taglia]] sulla cattura di Crocco, Ninco Nanco e [[Angelantonio Masini]]]]
Terminata la collaborazione con Borjes, il brigante [[Rionero in Vulture|rionerese]] ritornò ad azioni di mero banditismo, compiendo e ordinando depredazioni, ricatti, sequestri e omicidi di personalità importanti delle zone, al fine di estorcere migliaia di ducati.<ref name="cita|Del Zio|p. 154"/> Il brigante iniziò a privilegiare la [[guerriglia]] allo scontro in campo aperto, suddividendo la sua armata in piccole bande distribuite nel territorio, che si sarebbero riunite in caso di scontri con un contingente più grande. La tattica adottata causò molti problemi ai reparti del Regio Esercito. Benché i tentativi di restaurazione erano ormai vani, i realisti borbonici non abbandonarono Crocco e continuarono a sostenerlo.<ref>{{cita|Del Zio|pp. 157}}.</ref>
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