Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 46:
=== Stendhal ===
[[File:8879 - Milano - P.za Belgioioso - Foto Giovanni Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|thumb|left|190px|Milano, piazza Belgioioso: in fondo a sinistra è la casa di Metilde]]
Si stabilì al secondo piano di una casa di proprietà del fratello Ercole, in piazza Belgioioso.<ref>Ora [http://milano.blogosfere.it/images/14%29%20palazzo%20Dei%20Besana%20P.zza%20Belgioioso_IMG_4474.jpg palazzo Besana], in piazza Belgioioso 1.</ref> Nella «saletta azzurra», il salotto che si affaccia sul palazzo dei principi Belgioioso, riceveva nel pomeriggio gli amici, che avevano in comune i sentimenti liberali, l'insofferenza per la [[Restaurazione]] austriaca, la passione per la nuova letteratura romantica. Vi si trovavano tutta una serie di personaggi che aderirono alla ''Società dei Federati'' e parteciperanno ai [[moti del 1821]], conclusisi per alcuni di loro con la condanna allo Spielberg: i coniugi Confalonieri, [[Federico Confalonieri|Federico]] e [[Teresa Casati]], il letterato [[Ludovico di Breme]], l'intellettuale [[Pietro Borsieri]], la contessa [[Maria Frecavalli]], [[Camilla Besana Fè]] (la cui figlia Carmelita sposerà [[Luciano Manara]]), la cugina Bianca Milesi, il barone [[Sigismodo Trechi]], il conte [[Giuseppe Pecchio]], collaboratore del «[[Il Conciliatore|Conciliatore]]»,
[[File:Stendhal fr.jpg|thumb|right|140px|Stendhal]]
Stendhal s'innomorò immediatamente di lei. La descrisse come «una figura lombarda, di quelle che Leonardo da Vinci ha riprodotto con tanto fascino nelle sue ''Erodiadi'' [...], il naso leggermente aquilino, un ovale perfetto, le labbra sottili e delicate, grandi occhi bruni melanconici e timidi e la più bella fronte, dal cui mezzo si dividono i più bei capelli castano-scuri».<ref>Stendhal, ''Promenades dans Rome'', II, 1866, p. 145.</ref> Le sue profferte furono sempre respinte, ma per tre anni s'illuse di poterla conquistare.
Credendo che lei lo respingesse ritenendolo un comune seduttore, s'impose di non approfittare dei favori che alcune note donne galanti era ben disposte ad accordargli, come la contessa Luigia Cassera o la celebre cantante [[Elena Viganò]].<ref>Stendhal, ''Ricordi d'egotismo'', 1997, p. 442.</ref> Dal [[3 giugno|3]] al [[10 giugno]] [[1819]] Stendhal fu a Volterra, dove «Métilde» si era recata per vedere i figli, che studiavano nel collegio San Michele. Venne invitato ad andarsene, perché la sua presenza poteva comprometterla.<ref>H. Martineau, Petit Dictionnaire Stendhalien, Paris 1947, p. 176</ref> Le strappò la promessa di vederla a Firenze e qui l'attese inutilmente. Passato a Bologna, Stendhal, avuta notizia della morte del padre, era stato costretto a raggiungere la Francia, e ritornò a Milano il [[22 ottobre]], ricevendo una fredda accoglienza da Metilde. Nacque allora in lui l'idea di scrivere ''De l'amour''.
Egli riteneva che la freddezza di Metilde fosse dovuta all'influenza della cugina Francesca Milesi, responsabile, a suo dire, di averlo messo in cattiva luce, e si vendicherà di lei raffigurandola nella ''[[La Certosa di Parma (romanzo)|Certosa di Parma]]'' nel personaggio dell'intrigante marchesa Roversi, mentre a Metilde dedicherà le figure delle due protagoniste de ''[[Il rosso e il nero]]'': l'orgogliosa marchesa de La Mole porta il nome di Mathilde, e la dolce e infelice Madame de Rênal ha il carattere della Viscontini. Stendhal la vide per l'ultima volta il [[7 giugno]] [[1821]], e il [[13 giugno]] lasciò Milano per la Svizzera, diretto in Francia, dove l'anno successivo pubblicò ''De l'amour''.
=== «Maestra giardiniera» ===
|