Nedda (novella): differenze tra le versioni
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'''''Nedda''''' è una [[novella]] scritta da [[Giovanni Verga]] che venne pubblicata il [[15 giugno]] del [[1874]] sulla "Rivista Italiana" e nello stesso anno dall'[[editore]] Brignola a [[Milano]].
Secondo il parere della maggior parte della critica Nedda è l'opera che segna il passaggio, nella [[poetica]] di Verga, al [[verismo]] con la rappresentazione oggettiva e reale di una [[società]] in degrado e, anche se, come afferma Sarah Zappulla Muscarà<ref>Sarah Zappulla Muscarà, " ''
''Invito alla lettura di Verga'', Mursia, Milano, 1984, pag. 77</ref>
==Trama==
La storia è incentrata su Nedda, una semplice, innocente e rassegnata raccoglitrice di [[oliva|olive]] di [[Viagrande]], ma che abita a [[San Giovanni la Punta#Santuario della Madonna della Ravanusa|Ravanusa]] (località nei pressi di [[San Giovanni la Punta]]), chiamata la ''varannisa'', che per aiutare la madre ammalata e che in seguito morirà, è costretta a vagare di [[fattoria]] in fattoria in cerca di un lavoro, sostenuta solamente dall'amore per Janu, un contadino che lavora con lei ma che, ammalato di [[malaria|febbre malarica]] e costretto ugualmente a salire sugli alberi per la rimondatura degli ulivi, un giorno cade e muore lasciando Nedda in attesa di una bambina. Ma la bimba, che nasce ''"rachitica e stenta"''<ref>Giovanni Verga, ''Tutte le novelle'', Arnoldo Mondadori editore, Milano, 1979, pag. 30</ref> presto muore. Il racconto si conclude con le parole di Nedda che, dopo aver adagiato sul letto dove aveva dormito sua madre la povera creatura, ''"... cogli occhi asciutti e spalancati fuor di misura. - Oh, benedetta voi, Vergine Santa! esclamò - che mi avete tolto la mia creatura per non farla soffrire come me!"''<ref>op. cit., pag. 31</ref>
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