Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni
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Stendhal s'innamorò immediatamente di lei, e fu - scriverà - «l'inizio di una grande frase musicale». La descrisse come «una figura lombarda, di quelle che Leonardo da Vinci ha riprodotto con tanto fascino nelle sue ''Erodiadi'' [...], il naso leggermente aquilino, un ovale perfetto, le labbra sottili e delicate, grandi occhi bruni melanconici e timidi e la più bella fronte, dal cui mezzo si dividono i più bei capelli castano-scuri».<ref>Stendhal, ''Promenades dans Rome'', II, 1866, p. 145.</ref> Stendhal trova Metilde somigliante in particolare alla Salomé del quadro ''La figlia di Erodiade riceve la testa del Battista'', agli [[Uffizi]], che era comunemente ritenuto opera leonardesca, mentre oggi è attribuito a [[Bernardino Luini]].
Le sue profferte furono sempre respinte, ma per tre anni s'illuse di poterla conquistare. Credendo che lei lo respingesse ritenendolo un comune seduttore, s'impose di non approfittare dei favori che alcune note donne galanti
Egli riteneva che la freddezza di Metilde fosse dovuta all'influenza della cugina Francesca Milesi, responsabile, a suo dire, di averlo messo in cattiva luce, e si vendicherà di lei raffigurandola nella ''[[La Certosa di Parma (romanzo)|Certosa di Parma]]'' nel personaggio dell'intrigante marchesa Roversi, mentre a Metilde dedicherà le figure delle due protagoniste de ''[[Il rosso e il nero]]'': l'orgogliosa marchesa de La Mole porta il nome di Mathilde, e la dolce e infelice Madame de Rênal ha il carattere della Viscontini. Stendhal la vide per l'ultima volta il [[7 giugno]] [[1821]], e il [[13 giugno]] lasciò Milano per la Svizzera, diretto in Francia, dove l'anno successivo pubblicò ''De l'amour''.
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