Geografia (Strabone): differenze tra le versioni
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La '''''Geografia''''' (in [[Lingua greca|greco antico]]: {{polytonic|Γεωγραφικά}} - ''Gheographikà'')<ref>Indicata anche, fino al [[V secolo]], con il titolo di ''Geographoùmena''.</ref> è una trattazione di argomento storico-geografico, scritta in [[lingua greca]] e redatta in diciassette libri, opera dell'erudito greco [[Strabone]] (circa [[64 a.C.]] - [[19|19 d.C.]]),<ref name = Lesky1083>[[Albin Lesky]]. ''Storia della letteratura greca''. Milano, Il Saggiatore, 1984, Vol. III, p. 1083.</ref> la cui [[floruit|fioritura]] si colloca in [[età augustea]].
Tramandataci nella quasi totale interezza - con la sola eccezione di qualche lacuna nella parte finale del settimo libro - la ''Geografia'' è anche l'unica opera di questo autore che ci sia pervenuta. Si conosce, infatti, l'esistenza di una sua precedente trattazione di argomento storico, la cui stesura intendeva colmare le lacune temporali precedenti e, soprattutto, successive all'arco temporale coperto dall'opera di [[Polibio]]; ma di questa estesa composizione, i ''Commentari storici'' ({{polytonic|Ἰστορικὰ ὑπομνήματα}}), articolata probabilmente<ref>Albin Lesky. ''Op. cit.'', Vol. III, p. 958.</ref> in ben 47 libri,<ref>I primi quattro libri coprivano gli eventi fino al [[144 a.C.]], già trattati da [[Polibio]] e costituivano i [[prolegomeni]] alla parte successiva (probabilmente in 43 libri) nella quale si realizzava l'intenzione, dichiarata già nel sottotitolo «storia dell'età posteriore a Polibio» ({{polytonic|Τά μετά Πολύβιον}}), di coprire estesamente il periodo successivo all'opera di Polibio, dal 144 a.C. all'[[età augustea]]; cfr. Albin Lesky. ''Op. cit.'', Vol III, p. 958.</ref> non ci è pervenuto altro che il frammento papiraceo [[Achille Vogliano|Vogliano]] 46, conservato presso l'[[Università di Milano]],<ref>Per le edizioni di questo frammento si veda [http://members.aol.com/spothecary/papyri.html Strabo: Papyri] di Sarah Pothecary, citato tra le fonti.</ref> a cui sono da aggiungere brevi e frammentarie citazioni riportate da lui stesso o da altri autori, in particolar modo da [[Flavio Giuseppe]].<ref>Va segnalato che le frequenti citazioni di Strabone fatte da questo autore, sono sempre prive del titolo dell'opera cui si riferiscono. Si veda: Sir William Ridgeway, ''[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/secondary/journals/CR/2/3/Notes_on_Strabo*.html#2 Contributions to Strabo's Biography]'', citato in bibliografia.</ref>
Per la vastità dei materiali offerti al lettore, per i frequenti ''excursus'' storici, per la precisione dei riferimenti toponomastici, l'opera di Strabone è uno strumento imprescindibile per lo studio di molti aspetti
== Fonti ==
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Gli autori a cui attinge sono di varia estrazione: si va da poeti come [[Omero]], da lui definito, in un altro passo, il ''padre della geografia'',<ref>[[Strabone]]. ''Geografia''. i 1, 2.</ref> a filosofi, matematici e scienziati come [[Anassimandro]], [[Ecateo di Mileto|Ecateo]], [[Eraclito di Efeso|Eraclito]], [[Democrito]], [[Eudosso di Cnido|Eudosso]], [[Dicearco]], [[Eforo di Cuma]], [[Eratostene]], [[Ipparco di Nicea|Ipparco]], oltre ovviamente a geografi e storici come [[Polibio]], [[Posidonio]], [[Artemidoro di Efeso]], [[Eforo di Cuma]], [[Apollodoro di Artemita]].
Si tratta, a ben vedere, di un repertorio che rinvia costantemente a un ambiente e una tradizione scientifico-letteraria di cultura e lingua greca. Strabone non mostra, infatti, di tenere in gran conto geografi e [[storiografia romana|storici di cultura latina]] o comunque di estrazione culturale diversa da quella greca:
{{Quote|Ma come per tutte le nazioni lontane o barbariche, tanto quanto piccole e frammentate, i loro resoconti [''dei geografi'', NdR] non sono né numerosi né così affidabili da poterli accettare; e come per tutte le nazioni che sono lontane dalla [[Grecia]], la nostra ignoranza è ancora maggiore. Ora, sebbene gli storici romani siano imitatori dei greci, l'inclinazione alla conoscenza che essi mettono nelle loro storie è trascurabile; per cui, quando gli storici greci lasciano lacune, ogni tentativo di colmarle da parte di autori di diversa provenienza è privo di consistenza.|[[Strabone]]. ''Geografia''. iii 4, 19.}}
Dati questi presupposti, non stupisce se, perfino nella descrizione della [[Gallia]], Strabone riesce a limitarsi a una sola e fugace menzione dei ''[[De bello Gallico|Commentari]]'' che [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] redasse nel corso delle sue [[Conquista della Gallia|campagne galliche]]
=== Utilizzo delle fonti ===
Quello di Strabone è,
Ne risulta, in maniera quasi obbligata, una disomogeneità della trattazione. C'è da aggiungere comunque che in Strabone, proprio in vista del carattere unitario della sua concezione geografica, è evidente la tendenza a far uso di un approccio di volta in volta diverso, a seconda dei luoghi descritti; infatti se, com'è nella sua ottica unitaria, la sfera geografica non può prescindere dai differenti aspetti umani, economici, ambientali, allora l'approccio ad aree geografiche diverse deve essere ogni volta declinato in funzione delle particolarità dei suoi abitanti.
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Un altro importante elemento contribuisce disomogeneità alla trattazione e incostanza nell'approfondimento, finendo per essere un limite dell'opera: si tratta dell'accoglimento della testimonianza poetica di Omero quale fonte privilegiata della Geografia. Si è già ricordato il passo programmatico dei ''prolegomeni'' in cui l'autore dell'[[Iliade]] e dell'[[Odissea]] viene definito ''padre della geografia''.<ref name = Omero/> A questo va ad aggiungersi, nell'VIII libro (il ''[[Peloponneso]]'') una enunciazione di metodo critico:
{{Quote|Ora, mentre è facile dare un giudizio su quel che hanno scritto gli altri, le notizie date da Omero hanno invece bisogno di un'attenta indagine critica, dal momento che egli parla da poeta e, inoltre, non di argomenti attuali, ma molto antichi, che il tempo ha in gran parte offuscato|[[Strabone]]. ''Geografia''. viii, 1, 1}}
Nonostante le premesse, Strabone avverte spesso il bisogno di non dare per scontata
Procedendo da queste assunzioni programmatiche, il ruolo attribuito alla tradizione omerica e l'analisi critica che ogni volta ne consegue, comportano un notevole appesantimento dell'esposizione proprio per quei luoghi, come il Peloponneso, nei quali il confronto diretto con la narrazione epica si fa più serrato.<ref>Anna Maria Biraschi. ''Introduzione'' e note all'VIII libro, p. 23, BUR, 1992.</ref> Il solo fatto di aver attribuito al poeta epico il ruolo di autorità in campo geografico, secondo [[Albin Lesky]], che vede in questo un influsso della [[Stoicismo|Stoa]],<ref>Nella formazione di Strabone, improntata a un certo [[eclettismo]], ha un peso considerevole il filone culturale e dottrinario dello [[stoicismo]], come da lui affermato in vari passi, che si affianca alla sua
== Finalità dell'opera e destinatari ==
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*[[Storia della Grecia]]
*[[Storiografia greca]]
*[[Storiografia romana]]
*[[Geopolitica]]
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