Conoscenza: differenze tra le versioni
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Aristotele distinse così vari gradi del conoscere: al livello più basso c'è la [[sensazione]], che ha per oggetto entità particolari, mentre a quello più alto c'è l'[[intuizione]] intellettuale, capace di "astrarre" l'[[universale]] dalle realtà empiriche.<ref>Di seguito alcuni passi da cui emerge come i princìpi primi su cui Aristotele intende fondare la conoscenza non sono ricavabili dall'esperienza, né da un ragionamento dimostrativo; l'[[induzione]] originata dai sensi non ha per lui alcun carattere di universalità:
{{quote|[...] principio di tutto è l'[[essenza (filosofia)|essenza]]: dall'essenza, infatti, partono i [[sillogismo|sillogismi]]|Aristotele - ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'' VII, 9, 1034a, 30-31}}
{{quote|Colui che definisce, allora, come potrà dunque provare [...] l'essenza? [...] non si può dire che il definire qualcosa consista nello sviluppare un'[[induzione]] attraverso i singoli casi manifesti, stabilendo cioè che l'oggetto nella sua totalità deve comportarsi in un certo modo [...] Chi sviluppa un'
Aristotele fu anche il padre della [[logica]] formale, che egli teorizzò nella forma [[deduzione|deduttiva]] del [[sillogismo]]. Va precisato però che l'[[intuizione]] restava per lui superiore anche a quest'ultimo, perché in grado di fornire quei princìpi di partenza da cui il sillogismo trarrà soltanto delle conclusioni coerenti con le premesse. Essa si trova dunque al vertice della conoscenza, culminando alla fine in un’esperienza [[contemplazione|contemplativa]], tipica di un sapere fine a sé stesso, che per Aristotele rappresentava l'essenza della [[saggezza]].<ref>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=1732 Articolo di Paolo Scroccaro], Arianna editrice, 2006</ref> Ritorna così anche in lui il valore [[etica|etico]] della conoscenza.
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