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Nel gennaio 1928 il commissario Dante Giordani porta a termine la fusione tra il Consorzio fascista e il Consorzio Reggiano (preventivamente svuotato di ogni risorsa economica). La sede rimane in via Garibaldi 12, nei locali dell’ex-Consorzio Reggiano.
Nel 1929 la presidenza del [[Consorzio]] è affidata per la prima volta a un dirigente estraneo al territorio, il ragioniere bolognese Arnaldo Galliani, il quale è legato a Giovanni Fabbrici di [[Novellara]], influente personalità nel regime. La gestione di Galliani coincide con una maggiore diversificazione della attività: [[Bonifica dei suoli|bonifica]], movimento terra e grandi lavori edili.
Il territorio della provincia comincia ad essere inadeguato rispetto alle capacità produttive del Consorzio e delle cooperative associate. La scarsità di lavoro porta al ribasso dei prezzi alimentando una pericolosa concorrenza interna tra il Consorzio e le cooperative ad esso afferenti.
Si innesca una contrazione che impedisce di rispettare la paga sindacale minima ed è necessario lasciare il campo alle cooperative associate sul territorio provinciale; il [[Consorzio]] deve ricavare fuori dalla provincia gli utili necessari al mantenimento della propria tecnostruttura e, al tempo stesso, ridurre le tariffe dei servizi alle cooperative associate. Grazie anche al rilievo nazionale del nuovo presidente, il Consorzio si aggiudica diversi lavori: all’[[idroscalo]] di Pontesella di Pola, alla caserma per gli avieri dell’aeroporto di [[Parma]], alla caserma di Cadimare nel [[golfo di La Spezia]] (progetto del CCPLF e realizzazione della Muratori di Gattatico).
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