Comunità ebraica di Naro: differenze tra le versioni
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La '''Comunità ebraica di Naro'''.
A [[Naro]] la comunità ebraica contava alcune centinaia di persone ed era retta da propri magistrati detti
Ogni comunità infatti aveva i Proti, la sinagoga e il rabbino, pagava la Gesia, cioè la tassa per praticare il proprio culto, come i cristiani l'avevano pagata ai mussulmani durante il dominio di questi in Sicilia. Gli Ebrei erano esperti nei lavori in ferro, avevano in mano i commerci, non potevano coltivare la terra per non trasmettere ad essa la maledizione da cui si credevano colpiti, dovevano contribuire alla difesa delle mura cittadine, prestavano denaro ad interesse: proibito ciò ai cristiani per una interpretazione di un passo del Genesi «Tu mangerai il pane guadagnato col sudore della tua fronte », e far fruttare il denaro dato in prestito era considerato «non lavoro», ma pura e semplice usura.
L'importanza della Giudecca di Naro si evince dalla somma che essa sborsò per concorrere al prestito chiesto nel 1414 dall'infante don Giovanni, allora vicerè di [[Sicilia]]. «La giudecca di Naro sborsò onze trenta, come la consorella di Castrogiovanni, le comunità giudaiche di Palermo e Siracusa concorsero per onze centodieci, Girgenti per onze cento, Catania per ottanta; tutte le altre giudecche contribuirono con somme inferiori, da due a venti onze». (Di Giovanni: L'ebraismo in Sicilia - Parte II)
Nel 1492 si ebbero gravi tumulti in Naro per l'ordinanza di bando degli Ebrei dalla Sicilia emanata da [[Ferdinando II d'Aragona]] il 31 marzo 1492, i senati delle città demaniali, tra cui Naro, e i decurioni delle terre feudali cercarono di opporsi alla disposizione crudele e dannosa del monarca spagnolo.
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