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== La lezione del conflitto ==
L'esperienza della Guerra sovietico-polacca ebbe una fondamentale importanza nello sviluppo della dottrine militare sovietica. L'analisi della battaglia rivelò che l'offensiva sovietica era stata condotta con riserve inadeguate, supporto logistico carente ed inefficace controllo delle operazioni.<ref>[[#Worrell|Worrell]], p. 37.</ref> I teorici militari sovietici — Tuchačevskij, Svechin, Triandafillov e Frunze — arrivarono alla conclusione che la complessità della guerra moderna aveva sostanzialmente cambiato il modo in cui la guerra poteva essere condotta e che, fra tattica e strategia, esisteva un livello operativo intermedio.<ref>[[#Worrell|Worrell]], p. 36.</ref> Nel suo libro "La campagna della Vistola", Tuchačevskij scrisse: "... l'impossibilità, data dall'ampiezza dei fronti odierni, di annichilire un esercito nemico con un unico attacco, rende necessario usare una serie di operazioni graduali... [le quali], collegate da un perseguimento continuo del fine, possono soppiantare la battaglia di annientamento, la migliore forma di scontro negli eserciti del passato." Venne quindi introdotto nella dottrina militare sovietica un livello operativo intermedio denominato "operazionale" e definito da Svechin come "... una serie di operazioni divise nel tempo da pause più o meno lunghe, comprendenti differenti settori del teatro di guerra e differenziate nettamente come conseguenza di differenti fini intermedi.".<ref>[[#Worrell|Worrell]], p. 36.</ref> I progressi dell'industria meccanica fra gli anni venti e trenta portarono allo sviluppo di mobili forze corazzate o meccanizzate (così come dell'aviazione tattica), come il mezzo più efficace per condurre la guerra di manovra in aderenza alla dottrina militare. Inoltre, un esame delle procedure logistiche ed amministrative dell'Armata rossa, rivelò che non vi era stata una scarsità di vettovaglie per supportare l'avanzata verso Varsavia: le reti logistiche dell'Armata rossa erano state semplicemente inabili nel rifornire l'esercito. La campagna rivelò l'importanza del trasporto ferroviario del vettovagliamento e dei rinforzi. La dipendenza dai carri ippotrainati e dai veicoli a motore, in mancanza di una rete stradale adeguata, si era rivelata letale.<ref>[[#Worrell|Worrell]], p. 38.</ref> La battaglia di Varsavia mise anche in luce l'importanza della relazione fra spazio e tempo nel comando e nel controllo delle unità in una guerra manovrata condotta su un fronte molto ampio. Siccome Tuchačevskij restò a Minsk,, a 500 km dalla battaglia, occorsero da 18 a 24 ore affinché le informazioni raggiungessero il suo quartier generale, e altrettante perché in risposta i suoi ordini raggiungessero i vari comandi operativi. Gli fu perciò impossibile dirigere le sue forze in relazione allo svilupparsi della battaglia.<ref>[[#Worrell|Worrell]], p. 39.</ref> A parte qualche attenzione da parte di teorici militari tedeschi, la guerra sovietico-polacca venne sostanzialmente ignorata dalle potenze occidentali, le cui dottrine militari restarono ancorate al concetto di "guerra di posizione" della Prima guerra mondiale.
Da ultimo, è interessante analizzare le lezioni militari tratte da Polonia e Russia sovietica dal conflitto.
I comandanti sovietici, con Tuchačevskij in testa, capirono la necessità di disporre di valida [[artiglieria]] pesante e leggera per supportare la fanteria sia in azioni offensive che difensive. Inoltre venne ben compresa la necessità di utilizzare l'[[aviazione]] e i mezzi blindati (ancora non si parlava di "tank") coordinati per sviluppare prolungate offensive "a valanga". Quando venne nominato capo di stato maggiore dell'[[Armata rossa]], nel [[1924]], Tuchačevskij fece di tutto per potenziare l'armamento pesante delle divisioni di fucilieri russe, sviluppò concezioni tattiche sulle offensive di terra coordinate con le forze aeree (simili per concezione a quella che verrà poi chiamata [[Air-land battle]]), e introdusse i concetti di "armata corazzata" e di "armata meccanizzata".
Nonostante la sua competenza, il maresciallo Tuchačevskij divenne il principale obiettivo dell'attacco di Stalin, timoroso di possibili azioni di tipo bonapartistico dei più illustri ufficiali, contro l'apparato militare sovietico. Il maresciallo venne arrestato, processato e rapidamente fucilato.
 
Paradossalmente, chi trasse meno profitto dall'esperienza della guerra fu proprio la Polonia. Poco o nulla fu fatto per ammodernare l'esercito e le teorie sul suo impiego, cosicché, nel settembre del '39, esso si trovò ad affrontare le divisioni corazzate e meccanizzate naziste ancora con le cariche di cavalleria e la fanteria su carri ippotrainati. Inoltre, la folgorante vittoria conseguita, fece nascere la falsa convinzione nell'opinione pubblica, nel governo e nelle forze armate, che la Polonia fosse in grado di tener testa da sola agli eserciti delle potenze confinanti e ciò portò la Polonia a rifiutare recisamente ogni possibilità di accordo politico-militare con l'Unione sovietica allorché, fra il '34 e il '39, Stalin cercò invano di stabilire un'alleanza con le democrazie europee in funzione anti-nazista.
Al contrario dei sovietici, gli alti comandi militari polacchi svilupparono teorie opposte, che vennero brutalmente smentite dalla [[Blitzkrieg]] tedesca del [[1939]]. Innamorato della cavalleria, Piłsudski colse molto tardivamente l'utilità del [[carro armato]] sul campo di battaglia. I finanziamenti per lo sviluppo di quest'arma furono elargiti a sufficienza solo da [[Edward Rydz-Śmigły]] nel 1936: troppo tardi per garantire alla nazione polacca forze corazzate sufficienti a respingere la [[Wehrmacht]].
Inoltre, i polacchi si convinsero dell'utilità dei treni blindati nel contesto di una guerra moderna, e preferirono investire su queste armi e su eccellenti forze di cavalleria. Una delle poche lezioni davvero utili tratte dalla guerra fu la determinazione di disporre di un'aviazione moderna ed efficiente. Ma in questo sarebbero stati ostacolati dallo scarso sviluppo industriale del paese.
 
==Note==