Cristina Trivulzio di Belgiojoso: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 69:
A questo punto Torresani diede ordine di intensificare la sorveglianza e di non lasciarla uscire per nessun motivo dalla città. Cristina corse ai ripari, comprendendo la criticità della situazione. Dopo aver tentato senza successo di procurarsi un visto per raggiungere [[Nizza]], fu l'entrata in scena di Barnaba Borlasca a risolvere im maniera positiva e rocambolesca il difficile momento. Il notaio si recò dalla principessa il [[17 novembre]], e insieme a lei lasciò l'abitazione da un'uscita secondaria, non presidiata dalla polizia. I due guadagnarono la casa di [[Bianca Milesi]], dopo di che Borlasca fece perdere le proprie tracce. La sera, la Trivulzio fu scortata in carrozza fino a Nizza.<ref>B. Archer Brombert, cit., pp. 64-65</ref> Giunta due giorni dopo sulla riva piemontese del [[Varo (fiume)|Varo]], riuscì a completare la fuga grazie alla complicità di un parente di Borlasca, in un episodio narrato da alcuni biografi con toni melodrammatici.<ref>Secondo alcuni, dopo aver eluso la sorveglianza che era stata posta davanti alla sua abitazione, sarebbe fuggita di notte e avrebbe poi attraversato il [[Varo (fiume)|Varo]] a guado per raggiungere la Francia</ref>
È sicuro in ogni caso, che lei si sia poi trovata in Provenza sola e senza
Si ritrovò sola ed ospite di amici nel paesino di [[Carqueiranne]]. Qui entrò in scena un nuovo amico, tale Pietro Bolognini detto "il Bianchi", ex notaio di [[Reggio Emilia]], a cui le spie austriache assegnarono subito il ruolo di amante.
In Provenza conobbe [[Augustin Thierry]], uno storico divenuto da poco tempo cieco, che le rimarrà amico fino alla morte.
Intanto Cristina comiciava a dedicarsi più da vicino alla causa italiana, giocando un ruolo di rilievo nella spedizione in Savoia del febbraio 1831, come emerge da una lettera a Emilio Barbiano, con cui la corrispondenza non cessò mai e si mantenne sempre su toni affettuosi: Parte dei fondi per questa spedizione vennero da me. Il mio nome sta sulle cambiali [...] Ricamai palesemente una bandiera [...] insomma mi condussi come una persona decisa a non riporsi sotto gli artigli austriaci. Dopo alcuni mesi sbarcò a [[Parigi]] e, subito di lì a poco il sequestro dei beni, si trovò un appartamentino vicino alla [[chiesa della Madeleine]].
Si arrangiò con pochi soldi per alcuni mesi. Si cucinò per la prima volta da sola i suoi pasti e si guadagnò da vivere cucendo pizzi e coccarde. Una vita un po' diversa da quella a cui era abituata a Milano; eppure quando aveva iniziato quest'avventura, non aveva riflettuto molto prima di agire, anche se sapeva di dover così affrontare tempi difficili. Sarebbe stato semplice recuperare i suoi soldi e vivere negli agi nei suoi palazzi a [[Locate di Triulzi|Locate]] o a Milano. Le sarebbe bastato star tranquilla e non alzare troppa polvere di fronte al Torresani. Persino il governatore austriaco Hartig ed il [[Klemens von Metternich|Metternich]] in persona si scambiavano lettere riguardo alla principessa e placavano il loro capo della polizia, che l'avrebbe invece volentieri incarcerata.
|