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==Biografia==
Mostrando sin da bambino predisposizione verso la pittura, il padre medico chirurgo lo incoraggiò affidandolo alla supervisione di un pittore locale. Dopo aver terminato gli studi al liceo artistico di [[Rostov sul Don|Rostov]], nel [[1916]] venne chiamato alle armi e inviato al fronte sud. Ferito e fatto prigioniero prima dagli austriaci e poi dagli inglesi, riparò in [[Bulgaria]], a [[Sofia (città)| Sofia]] dove cominciò a studiare all'Accademia di Belle Arti. Nel 1925 vince una borsa di studio americana che gli consente di partire alla volta dell'Italia. Giunto a [[Milano]] nel [[1925]], si diploma brillantemente all'[[Accademia di Belle Arti di Brera|Accademia di Belle Arti]] dopo aver seguito il corso di pittura di [[Ambrogio Alciati]]. Durante gli anni all'Accademia conosce la pittrice [[Julia Ivanovna Lund]] (1905-1974), di origini norvegesi ma nata in Russia, che diventerà sua moglie nel 1930 e da cui nasceranno tre figli. Nonostante la [[Seconda guerra mondiale]] causò un periodo di stasi nell'attività espositiva milanese del pittore, artista estremamente fecondo, si distingue subito nell'ambiente milanese e il suo stile particolare attira l'attenzione di numerosi critici d'arte che apprezzano la sua capacità di saper unire una sensibilità caratteristica dell'arte slava a temi che richiamano paesaggi tipicamente italiani (nella fattispecie, lombardi). I soggetti presentano infatti elementi che ricordano paesaggi russi e che tradiscono la nostalgia del pittore nei confronti della madrepatria, alla quale non farà mai ritorno<ref>{{cita|d'Amelia; Diddi; Capaldo|p.138|cidd'Amelia}}</ref>: {{Quote|Questo russo può dirsi oggi italiano, e quindi anche la sua arte mostra molti accenti italiani, ed anzi ostenta velleità di pittoricismo lombardo<ref>«L'Ambrosiano», 9 marzo 1940</ref>}}{{Quote|Il pittore russo Ivan Karpoff, in Italia da oltre quindici anni, si è abbandonato volentieri alle influenza dell'arte del nostro Paese, mostrando di amare in particolar modo l'impressionismo lombardo<ref>{{cita web|url= http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=484|titolo=«Il Corriere della Sera», 9 marzo 1940|accesso=23 novembre 2012}}</ref>}}
 
==Note==