Giuseppe D'Abundo: differenze tra le versioni

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Nacque a [[Barletta]] il [[21 febbraio]][[1860]], da Emmanuele, maestro di cappella, e da Maria Michele Di Nunno.
Compì gli studi liceali presso il Collegio di [[Altamura]]. Nel [[1878]] si iscrisse alla Facoltà di [[Medicina]] dell'Università di [[Napoli]], dove conseguì la laurea nel [[1884]].
 
Suo maestro fu [[Leonardo Bianchi]], uno dei padri della neuropsichiatria in Italia, di cui aveva seguito già nel [[1883]] un corso privato. Frequentò l' ospedale San Francesco di Sales e quello di Gesù e Maria, all'epoca sede di un primo nucleo di una clinica psichiatrica. Fu dapprima assistente del professore [[Giuseppe Buonomo]], incaricato dell’insegnamento di [[psichiatria]], e lavorò assiduamente con ili professoreprofessori [[Luciano Armanni]] e con il professoreLeonardo Bianchi, dedicandosi soprattutto allo studio dell’[[istologia]] e [[patologia]] e della clinica delle malattie nervose.<ref>AA. VV., ''100 Anni della Società italiana di Neurologia'' in ''Collana Quaderni di Neurologia'' Volume 1, Siena, Tipografia Senese, gennaio 2011, pag. 109.</ref> Pubblicò il suo primo articolostudio ''Ricerche cliniche sui disturbi visivi dell'epilessia'' sulla rivista ''"La psichiatria, la neuropatologia e le scienze affini"'', diretta dal professore Buonomo e redatta da Leonardo Bianchi, e, nel 1885, fece parte del comitato di redazione della stessa rivista.
 
Gli anni trascorsi a Napoli furono decisivi per la sua formazione. Sotto la guida degli insigni maestri Leonardo Bianchi, Giuseppe Buonomo, Luciano Armanni, [[Francesco Vizioli]], che sono stati i fondatori della scuola neuropsichiatrica napoletana, dell' [[anatomopatologo]] [[Otto von Schron]] e del [[fisiologia|fisiologo]] e istologo [[Giovanni Paladino]], D'Abundo completò la sua specifica preparazione e sviluppò la sua inclinazione verso la pratica clinica e la ricerca di laboratorio.<ref> G. Lutzenkirchen, ''D’Abundo Giuseppe'', in [http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-d-abundo_%28Dizionario_Biografico%29/ dizionario biografico Treccani].</ref>
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===La carriera accademica===
Nel [[1887]] D'Abundo si trasferì all' [[Università di Pisa]], su consiglio dei professori Armanni e Bianchi. <ref> G. Lutzenkirchen, op. cit.</ref>
Fu dapprima aiuto del professore [[Beniamino Sadun]], titolare della cattedra di [[Medicina legale]] e di [[Psichiatria]],<ref> ibidem.</ref> e pubblicò numerose memorie su riviste scientifiche italiane e straniere, grazie alle qualipoi conseguì la libera docenza in psichiatria, ed ebbeottenendo l’incarico dell' insegnamento di questa disciplina. Durante il periodo pisano pubblicò numerose memorie su riviste scientifiche italiane e straniere.
 
Nel [[1894]] partecipò al concorso per la cattedra di Psichiatria dell’[[Università di Palermo]].<ref>''Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia'', n° 59, sezione Concorsi , 10 marzo 1984, in www.augusto.digitpa.gov.it/gazzette, pag.1031.</ref> D’Abundo non risultò vincitore, ma ottenne una relazione favorevole e l’«eleggibilità con voti favorevoli unanimi».<ref>ivi, pag. 1033.</ref> La Commissione lo propose per la nomina di Professore straordinario di Psichiatria presso l' [[Università di Cagliari]],<ref> Corrado Dollo, ''Il positivismo in Sicilia'', Rubbettino, 2004, pag. 442.</ref> nomina che egli ottenne nello stesso anno.
D’Abundo non risultò vincitore, ma ottenne una relazione favorevole e l’«eleggibilità con voti favorevoli unanimi».<ref>ivi, pag. 1033.</ref> La Commissione lo propose per la nomina di Professore straordinario di Psichiatria presso l' [[Università di Cagliari]],<ref> Corrado Dollo, ''Il positivismo in Sicilia'', Rubbettino, 2004, pag. 442.</ref> nomina che ottenne nello stesso anno.
Nonostante sia rimasto in Sardegna soltanto per un anno, D'Abundo riuscì, con notevole capacità organizzativa, a promuovere la fondazione di un istituto e di una clinica psichiatrica.<ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 565.</ref>
 
Nel [[1895]] fu nominato professore straordinario di Psichiatria presso l’[[Università di Catania]], dove rimase per circa un trentennio. Nel [[1896]] e nel [[1897]], nella città siciliana tenne anche corsi liberi di [[Antropologia culturale]] che furono molto seguiti. Per l'inaugurazione dell'anno accademico 1897-98, sotto il Rettorato del cavalier Capparelli, tenne una relazione molto interessante sul tema: "''Evoluzione psicologica ed evoluzione sociologica alla fine del secolo diciannovesimo''".<ref>C. Dollo, op. cit., pag. 442.</ref> Da gennaio [[1898]] divenne Ordinario di Psichiatria e Clinica psichiatrica e dal [[1903]] Ordinario di Clinica delle malattie nervose e mentali. Fu incaricato dell'insegnamento di [[Medicina legale]] negli anni accademici [[1901]]-[[1902]] e 1911-[[1912]]. Fu anche Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia nell'[[anno accademico]] 1903-[[1904]]. <ref> ibidem.</ref> A [[Catania]] si prodigò per la realizzazione e, poi, per l'ampliamento di una clinica psichiatrica che fu considerata dai contemporanei una delle più attrezzate e moderne d'Italia.<ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 565.</ref>
 
Nel [[1907]] fondò la ''"Rivista italiana di neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia"''. Fu tra i fondatori della ''"Società italiana di neurologia"'' (''SIN''), il cui primo Congresso si svolse a Napoli l'[[8 aprile 1908]], nel Salone Principe, con discorso d'inaugurazione del professore Bianchi.<ref>AA. VV.''100 Anni della Società italiana di Neurologia'', op. cit., pagg.30-31.</ref> Durante la permanenza in Sicilia videronumerose lae luce irilevanti piùfurono significativile contributiricerche dello studioso in campo neurofisiologico e neuropatologico.<ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 565.</ref>D'Abundo ebbe infatti l'opportunità di raccogliere un vasto numero di storie cliniche nel [[1908]], durante il [[terremoto di Messina]], e, tre anni dopo, durante la [[guerra italo-turca]].
Durante [[la prima guerra mondiale]] diresse, poi, il Centro neuropsichiatrico del XII corpo d'armata e delle truppe d'oltremare che fu istituito nella clinica di Catania per il ricovero di quattrocento soldati.<ref>ivi, pag.566</ref> L'esperienza fatta nel centro e soprattutto l'opera di controllo medico-legale per l'assegnazione delle pensioni di guerra gli fornirono dati e materiali per numerose pubblicazioni sui traumi cranici e della colonna vertebrale e gli valseropermisero di ottenere, in seguito, la nomina adi Grande Ufficiale dell'[[Ordine della Corona d'Italia]].<ref>ibidem.</ref>
 
===Il ritorno a Napoli===
 
Nel [[1923]] si trasferì presso l'[[Università degli studi di Napoli]], dove occupò la cattedra di clinica delle malattie nervose e mentali che Leonardo Bianchi aveva dovuto lasciare, per raggiunti limiti di età. Durante il sesto Congresso della ''"Società italiana di Neurologia",'', organizzato proprio a Napoli, D'Abundo, dopo aver rivolto unil saluto die simpatiai eringraziamenti per l'opera ammirazionesvolta a Leonardo Bianchi che si era ritirato dall'insegnamento, affermò che le nuove conquiste della scienza avevano imposto una revisione del patrimonio scientifico neurologico e che revisione significava processo di acuta selezione e non annientamento di un passato di indagini, perché nella scienza non si doveva essere né ultraconservatori né anarchici; dichiarò, poi, che dal connubio armonico ed equilibrato tra clinica e indagini di laboratorio la neuropatologia avrebbe ottenuto brillanti risultati.<ref>AA. VV.''100 Anni della Società italiana di Neurologia'', op. cit., pag.42</ref> D'Abundo, all'apice della carriera, portòcontinuò a svolgere con grande entusiasmo a [[Napoli]] lo stesso entusiasmol'attività di studioso e di ricercatore. che aveva contraddistinto la sua attività negli anni precedenti. Nonostante le difficoltà del periodo postbellico e la crisi economica, riuscì a stipulareottenere con ldall'Amministrazione comunale e conda quella provinciale dueun convenzioniconsistente contributo annuale che gli consentironoconsentì di continuare le attività di ricerca, che erano state quasi interrotte a causa della crisi economica, e anche di provvedere ai bisogni e alle necessità della clinica neuropsichiatrica,neuropsichiatria. grazie all'erogazione di un consistente contributo annuale.<ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 566.</ref>
 
Nel [[1924]] decise insieme a Leonardo Bianchi di fondere in un'unica rivista ''"La Rivista italiana di neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia"'', diretta da D'Abundo, e ''"Annali di neurologia"'', periodico diretto da Leonardo Bianchi, con l'intento di pubblicare su un'unica rivista gli studi e le ricerche più significative che si facevano in Italia. La nuova rivista assunse il nome di ''"Neurologica"'', ma ebbe una vita «stentata e faticosa».<ref>ivi, pag. 567.</ref> Nell'estate del [[1926]] Giuseppe D'Abundo decise, perciò, d'interrompere la cessazionepubblicazione del periodico e, contemporaneamente, Leonardo Bianchi progettò la rinascita della rivista ''"Annali"''.<ref>ibidem.</ref>
 
Giuseppe D'Abundo fu membro, oltre che della ''Società neurologica italiana'', della ''Società italiana di oto-neuro-oftalmologia'', della ''Accademia delle scienze medico-chirurgiche'' di [[Napoli]], della ''Società fra i cultori di scienze naturali'' di [[Cagliari]], della [[Accademia Gioenia]] di Catania e corrispondente di numerose istituzioni scientifiche straniere.
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Al periodo pisano risalgono le sue ricerche sulla marcata azione battericida e tossica del [[sangue]] dei malati di mente; egli giunse alla conclusione che in questo tipo di malati esisteva una scarsissima predisposizione a contrarre malattie infettive.<ref>ibidem.</ref>
D'Abundo studiò per un lungo periodo la [[tabe dorsale]] (la paralisi progressiva che rappresenta il terzo stadio della [[sifilide]]), nel tentativo di chiarirne l'eziopatogenesi e la clinica e compì ricerche ispirate al localizzazionismo , all'individuazione cioè di lesioni localizzate nel sistema sistema nervoso correlate a precisi sintomi o a costellazioni di questi ([[ sindrome|le sindromi]]).<ref>AA. VV. ''Il medico di folli e traumatizzati'', op.cit.</ref>
Si dedicò anche allo studio dei disturbi oculo-pupillari nelle sindromi neurologiche, allo studio delle vie linfatiche del [[cervello]], della [[fisiologia]] del talamo ottico, delle [[afasia|afasie]] e dei disturbi funzionali del [[linguaggio]], dell'aspetto fisiologico delle turbe psichiche, della rigenerazione del tratto midollare nei gangli vertebrali.<ref>ibidem e C. Dollo, op. cit., pag. 442.</ref>Particolarmente interessanti furono le sue ricerche sulle atrofie cerebrali in animali appena nati; egli dimostrò che la distruzione di un'area corticale apportava disturbi alla normale funzionalità e poteva causare atrofie del cranio e un arresto di sviluppo non solo nell'emisfero dello stessodel lato dell'area stessa ma anche in quello opposto.
Egli può essere considerato un precursore della sieroterapia e della malarioterapia; infatti, cercò di dimostrare come l'iniezione di siero di sangue di persone affette da paralisi progressiva avanzata, in soggetti colpiti dalla stessa patologia ma in forma meno grave, producesse una «sorta di attività riordinatrice dal punto di vista psichico».<ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 566.</ref>
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In psichiatria si occupò in particolar modo di isteria e ipnotismo. Fu sostenitore della teoria della polarizzazione psichica di Leonardo Bianchi, che derivò la sua teoria dalle esperienze del cosiddetto magnetismo animale di [[Alfred Binet]] e [[Charles Feré]],<ref>AA. VV. ''Il medico di folli e traumatizzati'', op. cit.</ref> e studiò anche le conseguenze neurologiche e psichiatriche di fatti traumatici, interessandosi soprattutto delle malattie neuropsichiatriche conseguenti agli incidenti ferroviari ([[railway spine]]) e seguendo le teorie di Jean Martin Charcot e del suo allievo [[Joseph Jules François Félix Babinsky]].<ref>ibidem.</ref>
 
Di particolare interesse sono gli studi del professore D'Abundo sugli stati nevrotici conseguenti al terremoto di [[Messina]] e [[Reggio]] del [[1908]] e sui traumi di guerra.<ref> ibidem.</ref>
Il neuropsichiatra sostenne in più lavori la tesi della responsabilità causale di fatti tossici e infettivi nella genesi delle malattie mentali, teoria errata ma che ha elementi di straordinaria modernità nel rapporto tra [[sistema nervoso]] e [[sistema immunitario|immunitario]].<ref>ibidem.</ref>Il problema psichiatrico fu affrontato dallo studioso anche dal punto di vista sociale, attraverso la lotta ai fattori da cui si riteneva che traessero origine la maggior parte delle [[malattie mentali]].
Il suo impegno si concretizzò nella promozione dell'Associazione dell'igiene mentale e di quella antitubercolare; svolse anche un'efficace azione contro l'[[alcolismo]], le [[malattie veneree]], il gozzismo endemico e la [[pellagra]]. <ref> G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 566.</ref>
 
=== Gli studi sulle proiezioni cinematografiche e sulle impronte digitali===
D'Abundo nei suoi studi s'interessò anche dell'uso clinico del [[cinematografo]] e nel [[1911]], in un articolo pubblicato sulla rivista da lui diretta<ref>G. D'Abundo, ''Sovra alcuni particolari effetti delle proiezioni cinematografiche nei nevrotici'', in ''"Rivista italiana di Neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia"'', 5 <sup>o</sup>, 10, 1911, pp. 433-42.</ref> e recensito dai maggiori periodici stranieri, propose l'abolizione delle scene terrificanti dalle proiezioni cinematografiche, ritenendo che esse avrebbero potuto causare, in soggetti dalla debole personalità, l'insorgenza di particolari [[Psicosi|forme psicotiche]].<ref>G. Lutzenkirchen, op. cit., pag. 566.</ref>Lo studioso sosteneva, infatti, che le proiezioni cinematografiche con «bozzetti fantastici o tragici» avrebbero potuto determinare in soggetti nevrotici particolari «turbe intellettuali».
 
La proiezione cinematografica «che sviluppa un'azione tragico-criminosa e fantastico-magica», secondo la teoria dello studioso, non agisce determinando uno [[shock]] nel sistema centrale, come accade per una forte causa emotiva, ma esplica silenziosamente la sua influenza. La sintomatologia psicopatica si sviluppa in seguito velocemente come una vera esplosione. Il meccanismo di azione del cinematografo non era noto a molti spettatori e «l'incomprensibile, psicologicamente, risveglia il sentimento del meraviglioso e dell'occulto che, nel silenzio della notte, assume proporzioni colossali, specialmente nei fanciulli predisposti ereditariamente e intimoriti precedentemente da racconti di magia».<ref> G. D'Abundo, op. cit.</ref>
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==Opere principali==
 
* ''Le lesioni della vescica e della prostata nella paralisi generale progressiva. Studio clinico ed anatomopatologico'', in ''"La Psichiatria, la neuropatologia e le scienze affini"'', 4, 1886, pp. 1-21
* ''Nuove ricerche nell'ipnotismo'', in ''"La psichiatria"'', [[1886]]
* ''Die in's Gehirn und Ruckenmark herabsteigenden experimentalen Degenerationem als Beitrag zur Lehre von den cerebralen Localisirungen'', in ''"Neurologisches Centrabaltt"'', 5, 1886
* ''Sulle nevriti periferiche infettive sperimentali. Nevriti determinate da inoculazioni del bacillo del tifo e dello pneumococco di Fried Under'', in ''"La Riforma medica"'', 3, 1887, pp. 1142-44
* ''Sulla colorazione dei terreni di cultura dei microorganismi e sui nuovi caratteri biologici che possono rilevarvisi - Ricerche batteriologiche'', Pisa, Istituto psichiatrico e di medicina legale della Università di Pisa, Tipografia Nistri, 1887
* ''Contributo alla studio delle impronte digitali, Nota preventiva'', Istituto psichiatrico e di medicina legale della Università di Pisa diretto dal professore Sadun, Tipografia Nistri, Pisa, [[1891]]
* ''Sulle distrofie muscolari progressive'', Catania, 1897
* ''Atrofie cerebrali sperimentali'', Catania, 1902
* ''Stati nevropatici consecutivi al terremoto del 28 dicembre 1908 in Sicilia, in "''Rivista italiana di Neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia"'', 2 <sup>o</sup>, [[1909]], pagg. 49-60
* ''Sovra alcuni particolari effetti delle proiezioni cinematografiche nei nevrotici, in "''Rivista italiana di Neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia''", 5 <sup>o</sup>, 10, 1911
* ''Turbe neuropsichiche consecutive alle commozioni della Guerra italo-turca'', Tipografia Galatola, 1913
* ''Alterazioni nel Sistema nervoso centrale, consecutive a particolari commozioni traumatiche'', Tipografia Galatola, [[1916]]
* ''Sui traumi di guerra alla colonna vertebrale'', Tipografia Giannotta, [[1918]]
* ''Il momento attuale della clinica neuropatologica e psichiatrica'', in "''La Riforma medica"'', 11<sup>o</sup>, 1924, pagg. 73-76
* ''Sopra alcune particolarità anatomiche evolutive del nevrasse e loro importanza in neuro-psicopatologia'', in "''La Riforma medica"'', 62<sup>o</sup>, 1926, pagg. 73-75
 
==Note==