Labicum: differenze tra le versioni

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==Origine==
Secondo una leggenda la città di Labicum sarebbe stata fondata da [[Glauco (Minosse)|Glauco]], figlio del re [[Creta|cretese]] [[Minosse]]. La tradizione la considerava tuttavia [[colonia (insediamento)|colonia]] [[Alba Longa|albana]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]]., ''Ρωμαικης[[Antichità Αρχαιολογιαςromane (RhomaikesDionigi Archaiologias,di Alicarnasso)|Antichità romane]],'' V, 61 e VIII, 19.</ref>. [[Virgilio]] cita i Labici, definiti come guerrieri che portavano "gli scudi dipinti", tra i popoli alleati di [[Turno]] contro [[Enea]]<ref>''L<nowiki>'</nowiki>[[Eneide|Eneide di Virgilio]], volgarizzata dal commendatore [[Annibal Caro]], col testo a piedi e con l'ornamento di ritratti e vignette'', libro VII v. 795, Firenze : D. Passigli, 1836, Vol. II, p. 77 [http://books.google.it/books?id=8WIDAAAAYAAJ&pg=RA2-PA31&dq=virgilio+scuta+labici].</ref>.
 
==Storia==
Labicum faceva parte della [[Lega Latina]]{{citazione necessaria}}. Come le altre città latine che si erano opposte a [[Repubblica romana|Roma]] al principio del [[V secolo a.C.]], anche Labicum nel [[493 a.C.]] firmò il ''[[Foedus Cassianum]]'', una "alleanza equa" tra le città che l'avevano sottoscritta.

Nel [[488 a.C.]] fu una delle città attaccate dai [[Volsci]] condotti da [[Gneo Marcio Coriolano]], che riuscirono a prenderla solo in virtù della propria superiorità numerica. Sconfitti, gli abitanti furono fatti schiavi dai Volsci<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 19.</ref>.

Successivamente, tuttavia, Labicum si ribellò, alleandosi a [[Equi]] e [[Volsci]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]'', IV, 44).</ref>. Fu pertanto espugnata dal dittatore [[Quinto Servilio Prisco]] ([[418 a.C.]]), rasa al suolo e il suo territorio (''Ager Labicanus'') fu probabilmente incorporato nel territorio romano. Gli abitanti di Labicum in parte furono deportati a Roma, in parte furono trasferiti in un'altra località a valle, chiamata ''ad Quintanas'' dove, secondo Livio<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', IV, 47.</ref>, era stata fondata una [[colonia (insediamento)|colonia]] romana di tipo militare, con la distribuzione a 1500 cittadini romani di un appezzamento di terreno di due [[iugeri]]<ref>Ciascun iugero aveva una estensione di 2.519,9 [[metro quadro|m²]]. Due iugeri corrispondevano pertanto a mezzo [[ettaro]].</ref> a testa<ref>Ritiene tuttavia il [[Theodor Mommsen|Mommsen]] che ''Labicum'' non poteva esser divenuta né una ''colonia cittadina'', poiché ''Labicum'' non era situata sulla costa e perché più tardi ''Labicum'' sarà un municipio autonomo, né una ''colonia latina'' di cui non si ebbero esempio nel Latium. Secondo il grande storico tedesco pertanto Livio avrebbe scambiato il comune assegnamento cittadino con l'assegnamento coloniale. (''Cfr.'' T. Mommsen, ''Storia di Roma'', Libro I, Cap. V, "Sottomissione dei Latini e dei Campani alla signoria di Roma").</ref>. Quest'ultima località divenne successivamente [[municipio (storia romana)|municipio]] con il nome di ''Labicum Quintanense''<ref>Ettore De Ruggiero. ''Dizionario epigrafico di antichità romane''. Roma: L. Pasqualucci, 1942</ref>.
 
L<nowiki>'</nowiki>''Ager Labicanus'' fu saccheggiato anche da [[Annibale]] nel [[211 a.C.]] Alla fine dell'[[Repubblica romana|età repubblicana]] ''Labicum'' era una città in declino. [[Marco Tullio Cicerone]] ricorda che, ai suoi tempi, le città di [[Gabii]], [[Bovillae]] e Labicum, tutte insieme, non avessero abbastanza magistrati da inviare al santuario di [[Giove Laziale]] in occasione delle [[Feriae latinae]]<ref>Marco Tullio Cicerone, ''Pro Cn. Plancio'' IX, 23.</ref>.
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*[[Via Labicana]]
*[[Diocesi di Labico]]
 
{{portale|Antica Roma|archeologia}}
 
[[Categoria:Città latine]]