Cicerone denuncia Catilina: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
NewLibertine (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
NewLibertine (discussione | contributi)
Riga 25:
 
== Storia ==
 
{{Quote|Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora cotesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire? Né il presidio notturno sul Palatino né le ronde per la città né il panico del popolo né l'opposizione unanime di tutti i cittadini onesti né il fatto che la seduta si tenga in questo edificio, il più sicuro, ti hanno sgomentato e neppure i volti, il contegno dei presenti?|[[Cicerone]], incipit di ''Catilinariae orationes''}}
 
Nel [[62 a.C.]], dopo essergli stato più volte vietato di diventare [[Console (storia romana)|console]], Catilina decise di ordire una congiura per rovesciare la Repubblica. Ma il console in carica, [[Marco Tullio Cicerone]], riuscì a sventare la congiura e a ripristinare (anche se per poco tempo) l'ordine a Roma.<ref>[[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 5</ref>.
Riga 32 ⟶ 30:
Catilina contava soprattutto sulla [[plebe]], a cui prometteva radicali riforme, e sugli altri nobili decaduti, ai quali prospettava un vantaggioso sovvertimento dell'ordine costituito, che lo avrebbe probabilmente portato ad assumere un potere monarchico o quasi<ref> [[Plutarco]], ''Cicerone'', 10,3-4</ref>. Venuto a conoscenza del pericolo che lo stato correva grazie alla soffiata di Fulvia, amante del congiurato Quinto Curio<ref> [[Plutarco]], ''Cicerone'', 16,2</ref>, Cicerone fece promulgare dal Senato un ''[[senatusconsultum ultimum|senatus consultum ultimum de re publica defendenda]]'', cioè un provvedimento con cui si attribuivano, come era previsto in situazioni di particolare gravità, poteri speciali ai consoli<ref>[[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 29,2</ref><ref> [[Plutarco]], ''Cicerone'', 15,5</ref>.
 
Sfuggito poi ad un attentato da parte dei congiurati di Catilina<ref> [[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 28,1-3</ref>, che si erano presentati a casa sua con la scusa di salutarlo, Cicerone convocò il Senato nel [[Tempio di Giove Statore (VIII sec a.C.)|tempio di Giove Statore]], dove pronunciò una violenta accusa a Catilina, con il discorso noto come ''[[Catilinarie|Prima Catilinaria]]''<ref> [[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 31,6</ref><ref> [[Plutarco]], ''Cicerone'', 16,4-5</ref>. :
 
{{Quote|Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora cotesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire? Né il presidio notturno sul Palatino né le ronde per la città né il panico del popolo né l'opposizione unanime di tutti i cittadini onesti né il fatto che la seduta si tenga in questo edificio, il più sicuro, ti hanno sgomentato e neppure i volti, il contegno dei presenti?|[[Cicerone]], incipit di ''Catilinariae orationes''}}
 
Catilina, visti i suoi piani svelati, fu costretto a lasciare Roma per ritirarsi in [[Etruria]] presso il suo sostenitore [[Gaio Manlio]], lasciando la guida della sua congiura ad alcuni uomini di fiducia, [[Publio Cornelio Lentulo Sura]] e [[Gaio Cornelio Cetego (congiurato)|Gaio Cornelio Cetego]]<ref> [[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 32,1</ref><ref> [[Plutarco]], ''Cicerone'', 16,6</ref>.
 
Grazie alla collaborazione con una delegazione di ambasciatori inviati a Roma dai Galli [[Allobrogi]], Cicerone poté però trascinare anche Lentulo e Cetego davanti al senato: gli ambasciatori, incontratisi con i congiurati, che avevano dato loro documenti scritti in cui promettevano grandi benefici se avessero appoggiato Catilina, furono arrestati in modo del tutto fittizio, e i documenti caddero nelle mani di Cicerone. Questi portò Cetego, Lentulo e gli altri davanti al senato, ma nel decidere quale pena dovesse essere applicata, si scatenò un acceso dibattito: dopo che molti avevano sostenuto la pena capitale, [[Gaio Giulio Cesare]] propose di punire i congiurati con il confino e la confisca dei beni. Il discorso di Cesare provocò scalpore, ed avrebbe probabilmente convinto i senatori se [[Marco Porcio Catone Uticense]] non avesse pronunciato un altrettanto acceso discorso in favore della pena di morte. I congiurati furono quindi giustiziati, e Cicerone annunziò la loro morte al popolo con la formula:
{{quote|Vissero|Marco Tullio Cicerone|Vixerunt|lingua=la}}
poiché era considerato di cattivo auspicio pronunciare la parola "morte" (ed espressioni di significato affine come "sono morti") nel foro. Catilina fu poi sconfitto, nel gennaio 62, in battaglia assieme al suo esercito.
 
Cicerone, che non smise mai di vantare il proprio ruolo determinante per la salvezza dello stato (si ricordi il famoso verso di Cicerone sul suo consolato: ''Cedant arma togae'', trad: "che le armi lascino il posto alla toga [del magistrato]"), grazie al ruolo svolto nel reprimere la congiura, ottenne un prestigio incredibile, che gli valse addirittura l'appellativo di ''pater patriae''. Nonostante ciò, la scelta di autorizzare la condanna a morte dei congiurati senza concedere loro la ''[[provocatio ad populum]]'' (ovvero l'appello al popolo, che poteva decretare la commutazione della pena capitale in una pena detentiva) gli sarebbe costata cara soltanto pochi anni dopo.
 
== Critiche ==