Cinzia Banelli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Keegan69 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Keegan69 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 11:
|Attività = ex terrorista
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità =, componente dell'[[Organizzazioni armate di sinistra in Italia|organizzazione armata di sinistra]] denominata [[Nuove Brigate Rosse]].
|PostNazionalità = .
 
Componente dell'[[Organizzazioni armate di sinistra in Italia|organizzazione armata di sinistra]] denominata [[Nuove Brigate Rosse]], venne arrestataArrestata il [[24 ottobre]] [[2003]] e condannata per l'[[omicidio di Massimo D'Antona]] e per quello di [[Omicidio di Marco Biagi|Marco Biagi]]. Nel [[2004]] si è pentita ottenendo lo sconto e la commutazione della pena nel regime di libertà condizionata prima, e di arresti domiciliari poiin seguito
}}
 
Riga 20:
 
==Il pentimento==
Nel [[2004]] decise di pentirsi e di iniziare un percorso collaborativo che, per i giudici del Tribunale di sorveglianza, "attiene alla sua sfera interiore" ed è maturata dopo la nascita di un figlio, partorito mentre era ancora detenuta. Secondo i magistrati "La Banelli ha dimostrato di possedere uno spirito lucido e riflessivo, di essere pienamente consapevole del danno umano e sociale prodotto, di essere definitivamente distaccata dalle scelte eversive. Va riconosciuto il suo fondamentale apporto, che ha significativamente contribuito a smantellare la struttura organizzativa delle br. Si può dire raggiunto l’obiettivo del recupero alla società di una persona che si è dimostrata estremamente pericolosa [...] La Banelli non dichiara, come altri hanno fatto, che sono mutate le condizioni storiche che hanno reso necessaria la lotta armata; al contrario, afferma di essere cambiata lei e di aver capito di aver imperdonabilmente sbagliato."<ref name="mamma">[http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/2009/04/15/165162-cinzia_banelli_brigatista.shtml ''Cinzia Banelli, da brigatista a mamma a tempo pieno'', 2 marzo 2005] su [[il Resto del Carlino]]</ref>
 
{{quote|Prima di qualsiasi altra considerazione, ci tengo a farne una del tutto personale sull’etica dei “pentiti” .Non ho mai saputo di un pentito che si sia recato di sua volontà presso un rappresentante della giustizia, per confessare in prima persona i suoi crimini. Ho sempre visto e verificato che i pentiti lo diventano soltanto dopo che sono stati catturati, o scoperti e le cui responsabilità sono così evidenti da non poterle più negare. Quando si pentono poi denunciano i loro compagni di mascalzonate, ma sempre, dico sempre, si auto assegnano un ruolo minore, dichiarando per esempio: io non ho sparato, non ho premuto il grilletto, non ho schiacciato il detonatore, mi sono limitato a fare la staffetta, portare qualche informazione o ho partecipato come fiancheggiatore. Mai dico, mai hanno detto: io sono l’ideologo io ho convinto gli altri e io ho sparato, il sono il più responsabile di tutti…mai…mai…mai…. Per una persona come me, che disprezza l’omertà ed è convinta che ogni cittadino dovrebbe avere il coraggio di denunciare i crimini, che vede commettere, prendendo parte attiva alla vita sociale rispettandone perciò diritti e doveri, resto comunque perplessa di fronte a questi pentimenti di comodo, perché sono intrisi di falsità talmente macroscopiche che bisogna essere ciechi o peggio dementi a non volerle vedere. Non riesco a provare nessun tipo di comprensione per una persona come la Banelli, al contrario, il mio disprezzo nei suoi confronti aumenta.<ref>[http://www.lisistrata.com/controcorrente2004/06Banellisipente.htm ''Cinzia Banelli "si pente" e si confessa'', 10 Ottobre 2004] su Lisistrata.com</ref>}}
Riga 26:
==La condanna==
Il [[1º marzo]] [[2005]], nel processo di primo grado per l'[[omicidio di Massimo D'Antona]], giudicata con il rito abbreviato, venne condannata all'ergastolo. Pena ridotta dalla seconda [[Corte d'assise d'appello]] di [[Roma]] che, il [[28 giugno]] [[2006]], trasforma il carcere a vita in dodici anni di reclusione, resi poi definitivi in Cassazione, nell'ultimo grado di giudizio il [[28 giugno]] [[2007]].<ref name="mamma"/>
 
Nella sua testimonianza, la Banelli, raccontò di come i brigatisti vennero agevolati dal fatto che Biagi girava senza protezione dopo che, qualche mese prima, gli era stata revocata la scorta: "Se Marco Biagi avesse avuto la scorta non saremmo riusciti ad ucciderlo. Per noi due persone armate costituivano già un problema. Non eravamo abituati ai veri conflitti a fuoco. Avremmo dovuto fare più attenzione, osservare possibili cambiamenti nella situazione del professore. Dovevamo controllare che non fosse solo. Invece arrivò alla stazione di Bologna da solo."<ref>[http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/cronaca/brigaterosse5/pentifiglio/pentifiglio.html ''Se Biagi avesse avuto una scorta sarebbe ancora vivo'', 21 febbraio 2005] su [[La Repubblica]]</ref>
 
Nel processo per l'omicidio del giurista [[Omicidio di Marco Biagi|Marco Biagi]], ucciso che la sera del [[19 marzo]] [[2002]], e in cui la Banelli partecipò facendo da staffetta, venne condannata a quindici anni e 4 mesi di reclusione, sentenza annullata dalla Cassazione perché non le era stata riconosciuta l’attenuante della collaborazione. Nel marzo del [[2008]], nel nuovo processo d’appello, venne quindi condannata definitivamente a dieci anni e 5 mesi.
 
Nella sua testimonianza, la Banelli, raccontò di come i brigatisti vennero agevolati dal fatto che Biagi girava senza protezione dopo che, qualche mese prima, gli era stata revocata la scorta: "Se Marco Biagi avesse avuto la scorta non saremmo riusciti ad ucciderlo. Per noi due persone armate costituivano già un problema. Non eravamo abituati ai veri conflitti a fuoco. Avremmo dovuto fare più attenzione, osservare possibili cambiamenti nella situazione del professore. Dovevamo controllare che non fosse solo. Invece arrivò alla stazione di Bologna da solo."<ref>[http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/cronaca/brigaterosse5/pentifiglio/pentifiglio.html ''Se Biagi avesse avuto una scorta sarebbe ancora vivo'', 21 febbraio 2005] su [[La Repubblica]]</ref>
La sua decisione di pentirsi maturata dopo la nascita di un figlio, partorito mentre era ancora detenuta, le ha permesso di ottenere la libertà condizionata nel [[2006]]. Il [[15 aprile]] del [[2009]], il Tribunale di sorveglianza di [[Roma]], le ha concesso gli arresti domiciliari: secondo il programma di protezione riservato dal Viminale ai collaboratori di giustizia, le è stata quindi assegnata una nuova identità, trasferita in una località segreta e riconosciuto un sussidio.<ref name="mamma"/>
 
La sua decisione di pentirsi maturata dopo la nascita di un figlio, partorito mentre era ancora detenuta, le ha permesso di ottenere la libertà condizionata nel [[2006]]. Il [[15 aprile]] del [[2009]], il Tribunale di sorveglianza di [[Roma]], le ha concesso gli arresti domiciliari: secondo il programma di protezione riservato dal Viminale ai collaboratori di giustizia, le è stata quindi assegnata una nuova identità, trasferita in una località segreta e riconosciuto un sussidio.<ref name="mamma"/>
 
==Note==